Come il Manchester United. Così c'è il rischio di bruciare gli attaccanti

Non va bene Thiago Motta, non va bene Tudor. Non va bene Vlahovic, non va bene David. Non va bene Koopmeiners. La Juventus assomiglia in tutto e per tutto al Manchester United degli ultimi anni. Non c'è mai nemmeno l'ombra della soddisfazione, di quell'essere arrivati a guadagnare qualcosa sudandoselo. C'è solo lo spazio per la critica, magari non aprioristica ma troppo spesso letale e continuativa. In questo modo è difficile lavorare, per tutti.
Lo United sta vivendo la stessa cosa, seppur ancora peggio. Da sir Alex Ferguson in poi, quasi ci fosse un lutto che non si può proprio più scavalcare, superare. Di allenatori ce ne sono stati tanti - da Mourinho in giù, fino ad Amorim - ma nessuno è riuscito a entrare nel cuore dei tifosi. C'è chi è stato bruciato, come Solskjaer, ma le aspettative del club continuano ad ardere pensando di essere un po' come la Juventus d'Inghilterra nel corso degli ultimi 40 anni.
La stessa cosa sta succedendo con gli attaccanti bianconeri. Prendiamo Hojlund: allo United non segnava praticamente mai, subito messo in discussione. Al Napoli, con un certo tipo di guida tecnica e di struttura di base è tornato a essere un attaccante prolifico: nemmeno con l'Atalanta ha segnato così tanto, per ora è a quota 4 in 6 partite. Se fosse arrivato alla Juventus (e c'erano stati dei contatti) probabilmente non sarebbe stato così convinto di potere fare bene.
Insomma, la Juventus ancora prima dei giocatori deve ritrovare (un bel po') di serenità. Altrimenti i risultati saranno sempre questi, con attaccanti che steccano e vengono oppressi dalle aspettative solo per quanto vengono pagati.
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