LEONI PER...AGNELLI – L'identità frantumata di una Juventus che non esiste più. Era questo il piano dell'area tecnica? Ora la palla passa ad Agnelli prima che la macchina finisca fuori strada...

16.07.2020 18:04 di  Redazione TuttoJuve  Twitter:    vedi letture
LEONI PER...AGNELLI – L'identità frantumata di una Juventus che non esiste più. Era questo il piano dell'area tecnica? Ora la palla passa ad Agnelli prima che la macchina finisca fuori strada...

LEONI PER...AGNELLI – L'identità frantumata di una Juventus che non esiste più. Era questo il piano dell'area tecnica? Ora la palla passa ad Agnelli prima che la macchina finisca fuori strada...

Non sono mai stato bravo con i numeri, ma mi sono spesso affidato alla logica. Quindi non vi racconterò la differenza tra le ultime Juventus vincenti e quella indecifrabile di Sarri con i numeri, non mi avvilirò guardando la differenza di reti incassate rispetto agli scorsi anni, così come non mi farò fuorviare dalla media punti migliore. La filosofia di vita bianconera bonipertiana mi ha insegnato che conta soltanto la vittoria, conta raggiungere il traguardo. Nessuno ha mai detto che se vinci e sei bello le tue vittorie valgono sei punti. Se vinco 1-0 soffrendo ma dimostrando che puoi giocarmi contro per una settimana senza riuscire a segnarmi, ottengo 3 punti. Se vinco facendo un gioco spumeggiante, segnando 5 gol e incassandone 4, ottengo 3 punti. Ma la mia idea di Juve è sempre stata più vicina alla prima. Cioè una squadra quadrata, ordinata, solida, che ti dà il senso della grande squadra. Chi lo dice che l'immagine internazionale la ottieni giocando un gioco propositivo. Si, ok, l'Ajax. Ora dove gioca? Dove sta? Il Bayern Monaco è sempre lì, e ha dimostrato di poter fare a meno di Guardiola, non cambia nulla. Vince più in Germania che in Europa? Pazienza. Prima o poi arriverà anche il successo in Europa senza dover pensare di stravolgere o inventarsi chissà che per convincere se stessi e gli altri che giocando in maniera propositiva si vince la Champions. Solidità, tradizione, campioni e un allenatore capace di sapersi far seguire, ascoltare, apprezzare. Fino all'anno scorso la Juventus ragionava così, e fosse stato per Andrea Agnelli, siatene stra certi, sarebbe anche quest'anno così. Non si tratta di nomi, non è Allegri o Sarri, perché in fondo il tempo di Allegri in bianconero era scaduto, si tratta di filosofia. L'area tecnica della Juventus, capeggiata dal vice presidente Pavel Nedved, dopo l'arrivo di Ronaldo, hanno pensato che per valorizzare il giocatore più forte al mondo sarebbe opportuno un gioco diverso, più propositivo, meno attento. Ma quindi anche più rischioso e dispendioso. Per valorizzare uno o due campioni, ci sarebbero voluti, ci vorrebbero, 8 greari. Una visione che ci può anche stare ma che, francamente, non è da Juventus. Si, in passato ci sono state delle versioni più spettacolari, l'ultima delle quali, quella di Lippi, non a caso vinse la Champions; ma era anche la stessa che poi bucò altre due finali. Due finali. Come quelle raggiunte da Allegri ma che non contano per tanti perché una cosa è arrivare in finale e una cosa è vincere la Champions. Certo, è diverso. Ma io resto dell'opinione che sia più facile arrivare a giocarsi una finale con una squadra quadrata, solida, compatta piuttosto che con un finto “calcio totale” o con uno scimmiottare il tikitaka che con Guardiola ha funzionato soltanto al Barcellona dove c'erano Xavi, Iniesta e Messi.

Siamo a 5 giornate dal termine, poi ci sarà da ribaltare uno 0-1 incassato contro il Lione per vedere cosa accadrà contro Manchester City o Real Madrid. Nel frattempo sono state perse malamente Supercoppa e Coppa Italia, contro Lazio e Napoli. Ma, risultati a parte, altrimenti qualcuno mi dice che sono un inguaribile risultatista, mi dite che diavolo di Juventus è questa? Sapete dirmi con onestà intellettuale che forma e che anima ha (se ne ha una) questa squadra? Vi ha mai dato la sensazione di essere cresciuta, di essere sulla buona strada, di essere imbattibile o insuperabile. A me francamente no. E lo dico senza antipatie e simpatie, ma da giornalista, da osservatore. Che roba è una squadra che a Sassuolo, con tutto il rispetto per loro e per De Zerbi, deve andare a divorsarsi un'avversaria, sulla carta ampiamente alla portata, va avanti 0-2 poi finisce sotto 3-2 e poi deve ringraziare Alex Sandro per il pareggio su calcio d'angolo e Szczęsny per aver evitato una umiliazione? Tutto questo all'indomani di una gara da provinciale fortunata che si salva in casa contro l'Atalanta? Io fatico a chiamarla Juventus. E spero, sinceramente, che Agnelli abbia già in mente cosa fare per tornare sulla retta via perché l'unica sensazione che ho è che alla guida di questa meravigliosa fuori serie ci si sia seduto un pilota che o controlla troppo la macchina o appena sgasa sbanda paurosamente. Perché non tutti possono permettersi di guidare una Ferrari.

Vincenzo Marangio – Radio Bianconera

Twitter - @enzomarangio