Leoni per...Agnelli - La notte di Londra non fa testo, ma accende l'ennesima spia. D'accordo le colpe di Allegri, ma che valore ha la rosa?
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Chiedere la testa di un allenatore per una notte horror come quella di Londra che era, peraltro, prevedibile visto che la Juventus aveva già vinto viaggiando a punteggio pieno il girone, è perlomeno affrettato e significa ragionare per pregiudizi e senza una logica razionale. Le critiche sono sempre legittime, gli errori li commettono tutti, intoccabili non esistono ma neppure è giusto ragionare soltanto con la pancia. Nel bene e nel male. Chi pensava che Allegri avesse la bacchetta magica per far tornare tutto come prima in un amen, era quantomeno sprovveduto. Peggio ancora chi non vede l'ora di sparare a zero al primo errore. Bisogna avere avanti il quadro chiaro della situazione per riuscire a decifrare la realtà.
Senza andare troppo indietro, agli errori del recente passato, pensiamo allo scenario che si è trovato di fronte Allegri, alla eccessiva sicurezza che aveva nel pensare di poter rimettere subito le cose al loro posto e al reale valore della rosa. Partiamo dalla rosa che tutti indicano come la più forte. Mi sbaglierò e andrò contro corrente, ma pur riconoscendo il talento di tanti, io ci vedo una rosa non all'altezza della Juventus, bensì una rosa valida per un quinto posto. E lo spiego.
Tralasciando il portiere polacco che para il parabile e talvolta anche di più, e considerando l'importanza e la centralità di De Ligt, la difesa si appoggia allo stacanovista Bonucci, e su Rugani, potendo contare di tanto in tanto su Chiellini. Sulle fasce Danilo (infortunato), Cuadrado e Alex Sandro (quando ha voglia) sono le uniche alternative di qualità, perché su De Sciglio (sempre out) e Pellegrini non si può fare particolare affidamento. Il centrocampo non se la passa peggio, anzi: Bentancur è passato da eterna scommessa incompiuta a giocatore involuto; Rabiot offre più prestazioni irritanti che di qualità, Ramsey è come se non ci fosse, Bernardeschi s'è infortunato proprio mentre sembrava potesse dare un apporto importante e McKennie è l'unico su cui Allegri sta riusciendo a lavorare in maniera costruttiva. L'unico centrocampista di qualità è Locatelli e si vede, ma non le potrà giocare tutte. Le note dolenti, paradossalmente, arrivano in attacco. Morata è il fantasma di sè stesso da inizio anno, non che quando fosse in carne ed ossa offrisse un grande apporto numerico di gol, anche perché è una buona seconda punta che non potrà mai essere prima punta. Kean è stato preso per riempire la casella lasciata libera da Ronaldo. Da Ronaldo. E benché il ragazzo veda la porta anche più dello spagnolo è fermo a 2 gol. Chiesa è un valore aggiunto che però, ad oggi, di gol ne ha fatti 1. Kulusevski è un oggetto misterioso e sostanzialmente evanescente. L'unico valore è Dybala che non è un attaccante, che porta qualità, potrebbe far gol ma che, almeno da due anni a questa parte, è più fermo ai box che in campo.
In questo scenario, chiedere miracoli ad Allegri è sbagliato. Ma è giusto chiedere ad Allegri di provare ad avere più coraggio in certi momenti, anche se le armi a disposizione sono quelle che sono, ma che bisogna provare ad osare perché, purtroppo, tanti punti sono stati buttati via e non si può sempre e solo gestire. Ma intanto, la sua Juventus, ricostruita sulle macerie, è a 4 punti dal quarto posto (e domenica a Torino arriva proprio l'Atalanta quarta in classifica) e agli Ottavi di Champions. Non male visto il "materiale" a disposizione. Ecco perchè la buia notte di Londra non fa testo.