Tante ragioni, poco cuore: i numeri 10 ti fanno vincere, non si mandano via a zero

22.03.2022 00:00 di Ivan Cardia Twitter:    vedi letture
Tante ragioni, poco cuore: i numeri 10 ti fanno vincere, non si mandano via a zero
TuttoJuve.com

Hanno perso un po’ tutti. E, come in ogni trattativa, sopratutto in quelle finite male, la verità un po’ sta nel mezzo e un po’ rimarrà rinchiusa nelle segrete stanze. Paulo Dybala e la Juventus hanno deciso di dirsi addio. Lo hanno fatto nel peggiore dei modi, da tanti punti di vista. Prima di tutto il resto, tirando per le lunghe una trattativa che a un certo punto è passata per più semplice di quel che non sia mai stata. La Juve ha dubbi su Dybala da almeno tre stagioni. Anche qui, difficile stabilire il confine tra quanto questi dubbi siamo giustificati e quanto invece non abbiano pesato essi stessi sul rendimento recente dell’argentino. Ma comunque, la vera pagina da dimenticare è l’ottimismo sbandierato a novembre, per poi tirarsi indietro solo poche settimane dopo. Mettere in chiaro le cose può complicare tutto, lo vedremo nelle prossime settimane. Ma da un lato la strategia del “pensiamo al campo” non ha pagato; dall’altro, prendere in giro scatena solo maggiore amarezza.

La numero 10 della Juventus torna libera. Ha avuto un padrone per cinque anni, e quando Dybala l’ha indossata per la prima volta c’era la convinzione che sarebbe stato per sempre, o quasi. Attorno ai numeri si fa spesso tanta inutile retorica, la verità è che il nome dietro la maglia passa e rimane soltanto quello davanti. Però un addio a zero fa quasi il paio col misero anno vissuto da Pogba. Se i numeri non sono solo marketing, separarsi così dal proprio numero dieci, di nome e di fatto, ha un significato simbolico più che pesante. Peccato che attorno a Dybala, anche per le non certo biasimabili esigenze commerciali, sia stata costruita negli anni la narrazione del leader, addirittura del futuro capitano. Con certe cose non si dovrebbe giocare.

Chi ci perde di più? Al campo l’ardua sentenza, ma come detto all’inizio ci perdono un po’ tutti. Dybala che dovrà trovare una nuova sfida e non è scontato possa vedere un contratto ricco come giustamente lo vorrebbe. La Juventus che perde a zero quello che, piaccia o meno, è tuttora il suo miglior marcatore stagionale. E che fino a un certo punto era calciatore sia da giocate che da grandi gol: poi è arrivato Ronaldo, sono cambiate le gerarchie. Sull’addio di Dybala si può avere qualsiasi opinione, ma è innegabile che la Juve stessa abbia avuto negli anni un ruolo determinante nello svalutarlo. Anche dal punto di vista del valore di mercato, a voler essere cinici. Oggi porterà a casa zero, e anche questo lo si può guardare da diverse prospettive. Preferire un incasso potenziale (i milioni derivanti da una cessione) o un risparmio certo (gli anni di stipendio) rientra nelle scelte strategiche di una società. Fa scuola il Milan che anche così sta tornando grande in Italia, o il Barcellona che ha detto addio a zero a Messi. C’è da chiedersi, semmai, se la Juve che negli ultimi dieci anni ha vinto nove scudetti abbia le stesse necessità dei rossoneri, o se un ragazzo di ventinove anni abbia le stesse prospettive di uno di trentacinque. Resta, qualsivoglia osservazione si prediliga, un addio che si consumerà da qui a fine stagione con molte ragioni - gli infortuni, il nuovo corso, i costi - e poco cuore. Quello che, in fin dei conti, a Dybala non si può imputare di essersi risparmiato.