LA LANTERNA VERDE - SONO SARRI AMARI PER TUTTI…
Non me ne voglia nessuno ma sono preoccupato… Ho la stessa sensazione di quando, il lunedì mattina, rischiavo l’interrogazione in latino (materia che non ho mai amato e, quindi, evitavo, scrupolosamente, di studiare). E’ come se annusassi il pericolo. Certo, non è detto che sia reale e inevitabile ma, indubbiamente, qualcosa non torna nel fantasmagorico circo dei balocchi bianconeri. La sconfitta, dura da digerire, patita al Bentegodi è stato l’ennesimo campanello d’allarme. La Vecchia Signora sembra meno vigorosa, meno sicura, meno inscalfibile. Gli altri hanno preso coraggio e ora gonfiano il petto. Hanno l’impressione di poter strappare lo scettro ai bianconeri e, perché no, cambiare lo status quo. In effetti, mai come quest’anno, è tangibile il timore che la vittoria sarà più complicata del previsto. Mi sono chiesto almeno un milione di volte il perché di questa strana e fastidiosa sensazione di fragilità collettiva… Praticamente impossibile arrivare ad una risposta certa (se no sarei già stato assunto da Andrea Agnelli e a cifre importanti). Tuttavia, qualche “motivazione” l’ho trovata… A mio modestissimo parere, sono essenzialmente tre i perché di questo stato d’ansia. Il primo è dovuto alla troppa beatitudine degli ultimi anni. Ricordate Conan il Barbaro? Anche lui, come racconta il suo cronista, arriva al punto di annoiarsi di conquistare terre e sottomettere popoli nel nome del suo dio Crom… La Juventus vince da tanto, tantissimo tempo. Ritengo sia comprensibile come la “bava alla bocca” si sia essiccata. Lo champagne della festa ha meno bollicine, il gusto del trionfo dà meno alla testa…
Il secondo “punto del giorno” è il mercato… Paratici è un top (lo conferma l’acquisto di De Ligt) eppure l’azzardo di affidarsi a gente come Rabiot e Ramsey non sta pagando. I forzati addii di Emre Can e Mandzukic faticano ad essere assimilati, così come la ferrea certezza di avere comunque e a prescindere la rosa migliore del mondo. Infine, c’è il terzo perché, quello più delicato ma significativo: Maurizio Sarri. Premessa doverosa: mai stato un suo accanito fan ma sempre rispettato per la sua incredibile dedizione al lavoro.
Dall’esterno, l’impressione è che sia fuori posto. E’ come quando ti vesti da Elvis Presley e scopri che la serata è all’insegna degli Anni 80. Sei comunque il Re ma non ti senti a tuo agio. Sarri è un eccellente allenatore, in grado di disquisire di calcio (quello vero) come pochi altri in circolazione ma, alla Juventus, sembra frenato e impossibilitato ad essere sé stesso. Se alza la voce nello spogliatoio, lo tacciano di essere fuori controllo. Se lascia fuori Dybala e Higuain, lo tratteggiano come un tecnico senza risolutezza. Se si coccola i suoi campioni, ecco che diventa fragile e succube. Insomma, qualsiasi cosa fa o pensa, non è mai la scelta che dovrebbe fare. Non credo sia facile essere Maurizio Sarri e non lo invidio. Fossi in lui non ascolterei più nessuno e andrei All-In. O la va o la spacca. Andrei per il dogma: “Se proprio devo fallire, preferisco cadere per mano mia…”.
Il mio timore, invece, è che saranno le prossime settimane a decidere il suo futuro. La fiducia dell’ambiente è ormai a tempo. Qualche altro passo falso e Maurizio Sarri diventerà il colpevole di tutto! E’ già accaduto e accadrà ancora. Maurizio, non sono il primo dei tuoi ammiratori, eppure ti consiglio di scuoterti. Mandare a quel paese qualcuno potrebbe anche farti bene e, forse, scuotere pure la Juventus…