IL SANTO DELLA DOMENICA - Una domenica da dentro o fuori, ma non sono 90 minuti a giudicare una stagione. Le parole di Pirlo ricordano quelle di Sarri ma...

23.05.2021 00:05 di Alessandro Santarelli   vedi letture
IL SANTO DELLA DOMENICA -  Una domenica da dentro o fuori, ma non sono 90 minuti a giudicare una stagione. Le parole di Pirlo ricordano quelle di Sarri ma...

Con due trofei portati a casa, quasi tutte le società e i tifosi parlerebbero di una stagione super, da incorniciare, indimenticabile. Il nostro punto di vista, e decisamente anche di forza, è invece diverso:  pure in un’annata complicata, mettiamo in bacheca due coppe, che però potrebbero non bastare per definire positiva la stagione che questa sera si chiude.

A Reggio Emilia abbiamo visto una Juve che fa aumentare i rimpianti. Un secondo tempo pressochè perfetto, squadra corta, compatta grintosa, unita. Gli stessi uomini che sono scesi in campo a Udine? Gli stessi che si sono fatti umiliare dal Milan? Sembrerebbe impossibile, ma la risposta è si. Si tratta della stessa squadra, con alcuni accorgimenti tattici importanti ma soprattutto con la voglia di lottare e combattere. E allora cosa è successo? Questa domanda ci tormenterà a lungo ripensando al campionato e non solo. Provando a rispondere, ci viene subito sotto gli occhi come Pirlo abbia, forse tardivamente capito, che questa è una squadra poco incline a fare la partita, quanto invece perfetta per aspettare l’avversario e colpirlo in contropiede. Provinciale? Si, forse lo è ma non è un caso che Roma, Lazio, Sassuolo, Inter e Atalanta siano state battute proprio così. Baricentro basso, due linee di quattro strette e Ronaldo riferimento avanzato. In tutto questo aggiungeteci il ruolo fondamentale di Chiesa e Kulusevsky e il gioco è fatto.

Stasera a Bologna servirà ovviamente un altro atteggiamento, dovrà essere la Juve a fare la partita, visto la diversa qualità dell’avversario, ma attenzione, cattiveria agonistica e concentrazione massima non dovranno venire meno. Certo, non siamo padroni del nostro destino, ma battere il Bologna è un dovere in attesa di capire cosa accadrà a Bergamo. Parliamoci chiaro: al netto dei soldi (tanti e importanti) e del prestigio di partecipare alla Champions, quarto o quinto posto rappresentano comunque un traguardo minimo per la Juve, che avrebbe dovuto lottare per ben altri obbiettivi. Ha ragione Andrea Pirlo: la società non deciderà in base al risultato di questa sera, c’è la storia di una stagione a indirizzare ogni tipo di ragionamento. 

Non essere padroni del proprio destino aumenta ogni tipo di rimpianto. Che partita farà l’Atalanta? Difficile prevederlo, ma la Juve deve pensare solo a se stessa, provare a chiudere quanto prima il discorso con i rossoblu ( per i tifosi bolognesi sembra essere la partita della vita) e poi attendere notizie.

Da domani invece inizierà la lunga stagione del mercato. Il primo nodo da sciogliere è ovviamente quello relativo a Pirlo. Il dibattito è ampio, la società però deve avere le idee chiare. Gli ultimi due anni hanno insegnato qualcosa. E le lezioni non debbono mai restare fini a se stesse, anche se le parole di Andrea Pirlo ci hanno fatto tornare in mente le stesse frasi pronunciate quasi un anno fa alla vigilia dell’ultima gara di Champions di Maurizio Sarri….un indizio?  Ancora poche ore e scopriremo il tutto.