Gli Scudetti fanno scalo a Capodichino e a Fiumicino, ma alla fine atterrano sempre a Torino. Solo gli infortuni possono ostacolare il volo Juve, ma Allegri può evitare le turbolenze scegliendo nuove rotte tattiche

 Gli Scudetti fanno scalo a Capodichino e a Fiumicino, ma alla fine atterrano sempre a Torino. Solo gli infortuni possono ostacolare il volo Juve, ma Allegri può evitare le turbolenze scegliendo nuove rotte tattiche TuttoJuve.com
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport
lunedì 15 febbraio 2016, 02:00Il punto
di Luca Rossi

Il gol di Simone Zaza ha fatto impennare le quotazioni Scudetto della Juventus, ma a 13 partite dalla fine del campionato e con il probante ritorno della Champions League, è bene tenere in frigorifero o in cantina le migliori bottiglie. D’altra parte la storia recente insegna: abbiamo visto tifosi festeggiare a Capodichino e a Fiumicino, con 14 o addirittura 29 giornata d’anticipo. E’ accaduto lo scorso weekend, ma come dimenticare anche i 2000 sostenitori giallorossi che il 27 ottobre 2013 celebravano i futuri presunti Campioni d’Italia di ritorno da Udine, reduci dalla nona vittoria consecutiva? I toni erano trionfalistici: “La capolista se ne va”, “Vinceremo il tricolor”, cantavano in coro. Per poi scoprire mesi e mesi dopo che i veri Campioni d’Italia sarebbero atterrati ancora a Torino Caselle. 

La strada che conduce al titolo è sempre lastricata di difficoltà, di pericoli e di imprevisti. E l’insidia maggiore per la Juventus è rappresentata dai continui infortuni che stanno falcidiando la rosa bianconera dall’inizio della stagione. Sarà fondamentale pertanto gestire le risorse umane con estrema attenzione. Se è vero che l’emergenza a centrocampo sembra quasi rientrata, con i ritorni di Khedira, Pereyra, Asamoah e Lemina, resta una certa preoccupazione sulla tenuta della difesa, che ha perso Caceres per il resto della stagione e Chiellini per alcune settimane. Bonucci, fortunatamente, ha rimediato solo una botta nel big match contro il Napoli, ma nel bel mezzo della gara più importante del campionato Allegri si è ritrovato con un solo centrale di ruolo in panchina, quel Daniele Rugani che sta completando all’ombra della BBC il suo processo di maturazione e per questo motivo utilizzato pochissimo. La scelta di abbandonare il collaudato 3-5-2 e di ritornare alla difesa a quattro, è evidentemente dettata dalla carenza di centrali difensivi. Una decisione presa anche a titolo precauzionale, perché schierare tre dei quattro centrali in rosa in tutte le gare potrebbe elevare il rischio di ulteriori defezioni in un settore che rappresenta il vero punto di forza della squadra bianconera. Ecco perché da qui alla fine della stagione, o almeno fino a quando proseguirà il cammino europeo, sarebbe opportuno puntare esclusivamente sulla linea a quattro, cercando di ruotare gli interpreti davanti a Buffon.

Discorso analogo potrebbe essere fatto nel reparto offensivo, dove è venuto a mancare a lungo per problemi fisici Mario Mandzukic e dove la rivelazione Simone Zaza è rimasta spesso l’unica alternativa, seppur di lusso. Possibile quindi che Massimiliano Allegri, in alcune partite di campionato, decida anche di cambiare assetto dalla cintola in su. E attenzione, perché gli ultimi minuti di Juventus-Napoli potrebbero aver fornito delle indicazioni in tal senso: in campionato, quando bisognerà preservare qualche attaccante o far fronte a qualche assenza, potremmo anche vedere due laterali puri come Cuadrado e Alex Sandro (ma il discorso potrebbe essere allargato a Pereyra) nel tridente offensivo, a supporto di un’unica punta.

Un’oculata gestione della rosa può essere la chiave del successo della Juventus in una stagione che sembrava irrimediabilmente compromessa ed invece è stata rimessa nella giusta rotta dal comandante Allegri.