QUI MILAN - Ibrahimovic: "Scudetto 2006? L'ho sempre sentito mio"
Quando lui gioca contro la Juventus, per i tifosi della Vecchia Signora vincere ha sempre un sapore più bello, più intenso, più soddisfacente. Sabato sera all'Olimpico di Torino, gran parte dei riflettori saranno puntati su di lui, Zlatan Ibrahimovic. L'ex più atteso, quello che più fa discutere, quello sportivamente più "odiato". E sì, perché lui ha preferito la gloria personale alla gioia della risalita; perché lui ha lasciato la barca che affondava; perché lui si è accasato ai nemici di una vita. L'approdo all'Inter che "si prese" lo scudetto 2006 della Juve non è stato perdonato dal tifo bianconero. L'orgoglio gobbo è stato ferito; la zebra quando vede il "nasone" di Svezia si infervora. Domani lo svedesone affronterà il suo primo passato italiano, lo farà con addosso la maglia del Milan per la prima volta a Torino, per cercare 3 punti fondamentali per vincere l'ennesimo scudetto italiano. Come accadde con la casacca bianconera. Lo spilungone di Malmoe, a meno uno dal big match, si è confessato in esclusiva a La Gazzetta dello Sport, in un'intervista molto interessante. Innanzitutto il bomber rossonero ha voluto rassicurare i propri beniamini sulla sua presenza nell'attesissimo incontro della 28^ giornata di Serie A: "Contro la Juventus ci sarò, sto bene. Noi giocheremo per il primo posto, mentre loro vogliono avvicinarsi al primo posto. Questa partita significa di più di tre punti". All'andata la Juventus vinse 2-1 (gol rossonero propriodi Ibra perché dimostrò di essere squadra anche con tantissimi infortunati. Un girone dopo Ibra si troverà di fronte tutt'altra squadra; una formazione distrutta nelle motivazioni e che viene da due pesanti ko contro formazioni di bassa classifica. "Credo che a loro sia mancata soprattutto la fortuna, ma non credo abbiano il potenziale per arrivare ai primi tre posti". E' questa la sentenza del numero 11 dei diavoli rossoneri. A dire il vero un parere molto condivisibile, allo stato attule delle cose.
Un tempo, dice Ibrahimovic, non era affatto così in casa Juve: "Se stanno pagando ancora Calciopoli? No, sono passati cinque anni dalla retrocessione e la Juventus ha fatto grandi acquisti. Ai miei tempi c'era la mentalità di vincere tutto. Ora non so il clima che si respira nello spogliatoio". L'attaccante, a proposito dell'argomento, torna sul suo addio alla Juventus svelando interessanti retroscena: "Io non volevo andare in B e comunque Secco mi chiese di prendere in considerazione le offerte che erano arrivate. Deschamps voleva trattenermi ma io avevo fame di partite importanti. Lo scudetto poi consegnato all'Inter? Io me lo sono sentito sempre mio". Sentimento diffuso in quei campioni che stracciarono i campionati del 2004-2005 e del 2005-2006; certo non è stato merito di qualche telefonata se Ibra segnava e faceva segnare, facendo reparto da solo. O se Thuram era un muro invalicabile. O se Camoranesi e Nedved avevano cross, corsa, tecnica, tenacia. O se Del Piero e Buffon sono quei grandi campioni che sappiamo; quelle bandiere che ormai non ci sono più. Ed Ibra rappresenta in pieno quest'ultima categoria. Scelta di vita, come conferma il bomber: "Non mi sarebbe piaciuto essere una bandiera. Meglio cambiare piuttosto che restare perchè così si impara sempre di più. Un grande giocatore deve dimostrare di essere determinante in più di un club. Comunque penso che il Milan sarà la mia ultima squadra. Dopo i 33 anni smetterò. Ora, in ogni caso, mi sento il numero uno, se pensi di essere il secondo è un pò la fine".