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Simone Muratore: "Aspetto l'occasione giusta, idea di allenarsi a Vinovo nata grazie a Cherubini. L'aneddoto su CR7, l'esordio in UCL, Allegri e Sarri..."

08.09.2023 11:00 di  Mirko Di Natale  Twitter:    vedi letture
ESCLUSIVA TJ - Simone Muratore: "Aspetto l'occasione giusta, idea di allenarsi a Vinovo nata grazie a Cherubini. L'aneddoto su CR7, l'esordio in UCL, Allegri e Sarri..."
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

A volte basta davvero poco per stravolgere la vita di una persona. Perché quando si inizia a parlare di salute, come nel caso di Simone Muratore (25), le notizie che vorresti leggere per un calciatore sono altre, come quelle legate al campo e alle prestazioni. In una toccante intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport qualche mese fa, l'ex centrocampista bianconero ha confessato di aver combattuto contro un rarissimo tumore cerebrale (neurocitoma ndr) e di esser rinato anche grazie all'amore della sua ragazza e della sua famiglia che gli sono stati sempre accanto. La nostra redazione lo ha contattato telefonicamente, in esclusiva, per parlare della sua ripresa e non solo:

Sei attualmente senza una squadra e alla ricerca di un progetto che possa nuovamente coinvolgerti. In che modo ti stai tenendo in forma in questo periodo?

"Mi sto allenando tutti i giorni qui a Vinovo, sto seguendo il programma di chi in genere sta recuperando da un infortunio. La mia priorità è rimettermi in forma, poi vedremo quel che accadrà. Sto aspettando il momento giusto".

C'è già qualcosa che sta bollendo in pentola?

"No, assolutamente nulla".

Per chi non ne fosse a conoscenza, la tua citazione di Vinovo non è affatto casuale. E' ormai qualche mese, infatti, che ti stai allenando con la Juventus. Come è nata questa idea?

"E' nata dal legame stretto che c'è con il direttore Cherubini, ha preso molto a cuore la situazione e quando ha saputo quel che mi era successo si è subito messo in contatto per chiedermi di allenarmi a Vinovo. Lo ringrazierò per tutta la vita, è un'occasione che non capita tutti i giorni".

E adesso ti stai interfacciando con quella che è la nuova realtà bianconera.

"E' sicuramente una nuova realtà, ma a me sembra identica a come l'avevo lasciata. Tralasciando qualche cambio che c'è stato al vertice, nel momento in cui entri a Vinovo percepisci subito quel senso di famiglia. Ho ritrovato lo stesso ambiente che c'era anni fa".

C'è qualcuno in particolare con cui stai più interagendo nell'ultimo periodo?

"No, mi sto limitando a seguire quello che è il mio recupero. Ma spesso e volentieri, scambio qualche chiacchiera con fisioterapisti e massaggiatori. Mi fa piacere andar lì, parlare un po', raccontare quel che mi è accaduto e quale è stato il percorso affrontato. E' anche un modo per interagire con gli altri e viver quella che è stata la mia esperienza".

In base a quel che hai vissuto, alla tua esperienza e alle tue attuali sensazioni, c'è un consiglio che ti senti di dare?

"Il consiglio che posso offrire è di ambire sempre al massimo, bisogna vedere sempre la luce in fondo al tunnel anche se la strada è in salita. Se tu vuoi un qualcosa, devi andar lì e cercare di prenderla. Io volevo rientrare in campo, era questo il mio grande obiettivo. Posso dire di esserci riuscito quasi totalmente, ora quel che mi manca è una squadra e di rivivere quelle emozioni. Dovrò soltanto attendere".

Riavvolgiamo il nastro dei ricordi e partiamo dalla tua esperienza in bianconero. Come è stato il tuo percorso?

"Il percorso vissuto nel settore giovanile è stato splendido, ho incontrato tra allenatori e compagni di squadra delle persone davvero fantastiche dal punto di vista umano. L'U23 è stata un'esperienza bellissima, poi c'è stato l'esordio in prima squadra in Champions League e con il Cagliari in campionato. Sinceramente non posso che ringraziare in maniera enorme la Juventus, perché mi ha dato la possibilità di poter fare il calciatore".

Ai tempi del tuo esordio con la prima squadra c'erano davvero tanti grandi campioni. C'è qualche aneddoto che vuoi raccontare?

"C'era la creme de la creme in quella squadra, ho vissuto davvero tutti i campioni in quel periodo. Osservavo molto i centrocampisti: da Pjanic a Matuidi fino ad arrivare a Khedira, tutti mi hanno sempre dato dei consigli. Poi c'era Cristiano Ronaldo, da me sempre ammirato in tv. Confesso che vederlo allenarsi lì a pochi metri era pazzesco, quasi mancava il fiato. Fu proprio lui, tra l'altro, a dirmi che sarei stato titolare con il Cagliari. Era molto sul pezzo, come si dice in questi casi".

Era venuto lì a dirti come giocare? Forse voleva catechizzarti?

"No, tutto il contrario. Cristiano mi chiese se fossi tranquillo e mi disse di giocare come sempre. Il suo discorso sarà durato una trentina di secondi, ma ricordo quanto accaduto come se fosse ieri. Non accade tutti i giorni che un campione del genere viene da te per dirti certe cose".

Mi hai accennato all'U23, come fu vissuto quell'anno?

"Il primo anno di U23 era un nuovo mondo per tutti, specialmente per il mister (Zironelli ndr) che si è trovato in una situazione che mai aveva vissuto prima di allora. Ci siam dovuti assestare, ma poi abbiamo trovato un nostro equilibrio. E' stata un'annata che mi ha fatto crescere molto, perché il salto di categoria lo abbiam sentito tutti. Nessuno escluso".

E due di loro, che erano tuoi compagni all'epoca, fanno parte della prima squadra.

"Nicolò e Hans, per me, sono sempre stati fortissimi. Sono sempre stato felice per loro, sinceramente non posso che augurargli tutte le fortune di questo mondo".

Istantanea di quel dicembre del 2019, quando il mondo non aveva conosciuto ancora il Covid. Che ricordi hai di quel match col Leverkusen?

"In me c'era tanta voglia di esordire, ma sostanzialmente il ricordo è che mi allenai come sempre. Khedira si fece male durante la rifinitura, mi accorsi di questo soltanto una volta che sbarcammo a Leverkusen. C'ero solo io come centrocampista di riserva, mister Sarri mi fece giocare solo gli ultimi minuti finali di una partita che oramai indirizzata. Per me fu una emozione grandissima, indimenticabile, un momento magico e unico".

Come è stato lavorare con Allegri e con Sarri, che tra l'altro si sfideranno nel prossimo turno di campionato?

"Sono due allenatori fortissimi, sullo stesso livello, con due filosofie di gioco differenti. Il primo è un po' più scherzoso, l'altro invece è molto serioso. Ho avuto il piacere di allenarmi con Allegri, ma ero giovane e l'ho vissuto meno rispetto all'annata trascorsa con Sarri: lì per metà stagione ero aggregato con la prima squadra e il più delle volte mi allenavo con loro".

Il trasferimento all'Atalanta e il prestito nella stessa stagione alla Reggiana. Che esperienza fu?

"Fu una buona esperienza, a parte il Covid-19 preso da 26 giocatori. Ha un po' influito sulle nostre prestazioni, ma ho vissuto comunque una buona annata - anche se retrocessi a fine campionato -, Mi ha fatto crescere molto dal punto di vista umano e calcistico".

La Juve di oggi invece riparte e ricostruisce ancora una volta, che tipo di stagione farà?

"E' un dispiacere non vederla impegnata in coppa, ma può essere un'annata da sfruttare per ripartire al massimo. Gli obiettivi sono due e raggiungibili, per me la Juve potrà trarre vantaggio da questo rispetto alle avversarie. In un modo o nell'altro, tirerà fuori qualcosa dal cilindro".

Si ringrazia Simone Muratore per la cortesia e la disponibilità dimostrata in occasione di questa intervista.