Ubriachi di Pirlo

22.09.2020 20:00 di Redazione TuttoJuve Twitter:    vedi letture
Fonte: Di Sergio Stanco
Ubriachi di Pirlo
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Il “Pirlo” a Brescia è il classico drink da aperitivo. Uno Spritz un po’ più alcolico, ma senza rinunciare alle classiche bollicine. Quando lo bevi ti piega un po’ le ginocchia e ti dà subito una scarica di adrenalina. Ecco, questa è la sensazione della prima Juve della stagione. Attenzione, non c’è nulla di cui (troppo precocemente) esaltarsi, ma comunque ci sono state tante decisioni “alla Pirlo”, nel solco della sua accennata filosofia, che hanno stupito e, al contempo, convinto. Insomma, un conto è prospettarle certe cose, un altro è metterle “bianco su nero”. Aggressione alta, gioco fluido ed offensivo, fantasia e libertà, sono concetti che potreste leggere in quasi tutte le “tesine” di Coverciano, ma non tutti poi tengono fede alle promesse. Ripetiamo, è presto per trarre conclusioni, ma - come detto - l’aperitivo è stato decisamente soddisfacente. Anche perché, se proprio all’ultimo ti manca uno come Alex Sandro, ci vuole coraggio a far “debuttare” un classe ’99. Uno che, per intenderci, aveva una sola presenza in A prima di ieri sera, per altro in una partita “inutile”. E che, tra parentesi, è stato preferito ad un giocatore decisamente più navigato, che qualche “comparsata” in Champions League l’ha pure fatta. “Non guardo la carta d’identità, se uno merita gioca”, la chiosa di Pirlo nel post-partita. Un po’ la filosofia aziendale, visto che nessuno in società si è impaurito davanti alla sua di carta d’identità quando c’è stato da decidere a chi affidare la squadra.

Ma non solo Frabotta: la scelta di Kulusevski (classe 2000, vale la pena ricordarlo) era quasi obbligata, ma non scontata (soprattutto considerato che in panchina è rimasto seduto uno come Douglas Costa); McKennie a confronto è un esperto mestierante, essendo classe ’98 ed è stato preferito al fiore all’occhiello della campagna acquisti bianconera. La scelta che, però, più di altre ci ha colpito, è stata quella di affidare le chiavi del centrocampo a Rabiot. Intendiamoci, anche Ramsey ci ha impressionato, così come non ci è dispiaciuto Danilo nella doppia veste terzo centrale/laterale destro, e abbiamo visto tante altre novità interessanti, ma il francese in cabina di regia ha dato la sensazione di trovarsi estremamente a suo agio. Mai in difficoltà (forse un solo appoggio sbagliato in tutta la gara), atteggiamento che potrebbe dare l’impressione di essere compassato, ma che ha trasmesso tranquillità alla squadra. Calcio semplice, ma lineare, pulito ed efficace. Chissà che non gli giovi avere un allenatore come Pirlo, uno che - anche marcato da tre, quattro avversari - la palla non la chiedeva, la esigeva. In tal senso, leggendario l’aneddoto raccontato da Ciro Ferrara su Pirlo nelle partitelle di Germania 2006: “Alzo la testa, vedo Pirlo marcato che me la chiama, la calcio lontano. A fine azione viene da me e mi fa: “Ciro, guarda che quando te la chiamo, non è un consiglio. Tu dammela e non ti preoccupare”. Per Rabiot (ma anche McKennie, Arthur, Bentancur, Ramsey, etc etc), essere allenati da uno così, è come vincere alla lotteria. E Rabiot, contro la Samp, si è portato avanti, brindando a champagne. In attesa di ubriacarsi di Pirlo, ovviamente…