La moglie di Carobbio e la macchina del fango

Stiamo assistendo ad una vicenda a tratti sempre più grottesca ma che fa capire quanto la macchina del fango sia ben collaudata.
05.06.2012 23:00 di  Daniele Gamberini   vedi letture
La moglie di Carobbio e la macchina del fango
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© foto di Federico De Luca

Elena Ghilardi ha parlato. Anzi, ha sentenziato. Se qualcuno non sa chi è la signora in questione, ecco che lo si rende immediatamente sapiente: è la moglie di Filippo Carobbio, il giocatore ex Siena che alcuni giorni fa ha patteggiato una condanna a 20 mesi al processo sul calcioscommesse. Insomma uno che ha ammesso le sue responsabilità, un colpevole ma pentito, uno che è stato parte integrante di un sistema che truccava lo sport più amato dagli italiani.


E che, e qui sta la sua grande popolarità che ricade sul resto della famiglia, ha accusato anche Antonio Conte. Per questo motivo è diventato l’uomo più citato in Italia, scalzando dai titoli di giornali e tv personaggi ben più famosi. E’ amato incondizionatamente dagli interisti, che vedono in lui lo spiraglio per chissà quale stravolgimento della classifica, abituati come sono a vincere gli scudetti in tribunale e non sul campo. Viceversa è odiato da tanti, soprattutto da quelli inquisiti che, testuali parole di Locatelli, non hanno “nomi da fare” e a cui non viene quindi ridotta la pena.


Perché, infatti, la vera svolta in questo processo sembra proprio essere quella di fare nomi. Chiedono per te una condanna a tre anni e tu non fai nomi? Ti tieni tre anni. Chiedono per te la radiazione e fai nomi? Hai diritto ad uno sconto e ti becchi un anno e mezzo. E se addirittura ti metti fare nomi di tesserati della Juve, allora hai quasi diritto al premio Madre Teresa di Calcutta. Tutto questo succede con buona pace di chi spera che chi ha fatto più cavolate abbia poi una condanna maggiore di chi ne ha fatte meno. Funziona così, mettiamocelo in testa.


Tornando alla signora Carobbio, registriamo che ciò che dice lei ha valore assoluto, una sorta di verità piovuta dal cielo. Dai soliti quotidiani italiani, che è meglio non citare più a causa dell’orticaria che solo il nome provoca, le sue parole vengono equiparate a quelle dei pm. Nella scaletta del processo, l’arringa di un avvocato ha lo stesso peso delle dichiarazioni della Ghilardi seduta, immaginiamo, nel suo divano. Al settimanale Oggi ha rilasciato un’intervista strappa lacrime in cui ribadisce che Conte, per il suo Filippo, era il mito di una vita, ma ha dovuto accusarlo perché ora è diventato il paladino della giustizia. Bontà sua. Uno che truccava le partite fino all’anno scorso, ora è la fonte della verità rivelata, e questo suo potere straordinario si è trasferito a tutti i parenti.


Intendiamoci: ciò che dice Carobbio e ciò che dice la moglie è legittimo e sempre lo sarà. Facciano quel che credono. Ma il fatto che le dichiarazioni della Ghilardi vengano posizionate all’interno dello stesso articolo che racconta l’intervista all’avvocato di Conte, nella quale spiega ancora che il suo assistito non ha fatto nulla e che aspetta fiducioso il parere del giudice, certo fa venire qualche dubbio. Macchina del fango? Caccia alle streghe? Forse non si esagera, purtroppo, nell’attesa che anche il cane dei Carobbio ci venga a dire la sua su questa vicenda. Non meravigliamoci nel caso succedesse.