Ziliani attacca: "Agricola rimosso dal sarcofago dopo calo atletico Juve a Cardiff. Capello vergognoso, era lo spione di Moggi tramite il figlio avvocato. Spalletti triste, punta ad allenare i bianconeri"

18.06.2017 13:45 di  Redazione TuttoJuve  Twitter:    vedi letture
Ziliani attacca: "Agricola rimosso dal sarcofago dopo calo atletico Juve a Cardiff. Capello vergognoso, era lo spione di Moggi tramite il figlio avvocato. Spalletti triste, punta ad allenare i bianconeri"
© foto di Francesco Cherchi

Paolo Ziliani, giornalista de Il Fatto Quotidiano, ha attaccato Riccardo Agricola e Fabio Capello in un'intervista rilasciata a InterDipendenza.it. Ecco le sue parole:  “Il dottor Agricola, che è stato il medico sociale della Juventus dal 1985 al 2009, cioè per un quarto di secolo, è stato condannato con sentenza definitiva della Cassazione (e Giraudo con lui, quindi anche la Juventus) per il doppio reato di doping e frode sportiva. Poiché nel frattempo era intervenuta la prescrizione, non ha scontato alcuna pena per i gravissimi reati di cui è stato riconosciuto colpevole, e lo stesso dicasi per Giraudo. Per innumerevoli anni, con la benedizione della società, Agricola ha illecitamente somministrato ai giocatori farmaci pericolosi e dannosi non per uso terapeutico (cioè per curare malattie che i giocatori non avevano), ma per alterare, migliorandole, le loro prestazioni atletiche, quindi dopandoli. L’infermeria della Juventus, come disse Guariniello, aveva una dotazione di farmaci paragonabile a quella di un ospedale di una media città. La vergogna del processo, con le penose e balbettanti dichiarazioni di Vialli e Del Piero, Conte e Zidane, Pessotto e Montero (RaiTre le mostrò a puntate a Un Giorno in Pretura, sono tuttora visibili su YouTube), esposero la Juventus a una gogna pubblica impossibile, anche a distanza di anni, da dimenticare. Agricola, che negò tutto, anche di essere nato, mostrandosi più aziendalista della famiglia Agnelli, viene oggi ricompensato con la nomina a responsabile del J MEDICAL, il nuovo centro medico del club; e guarda caso viene rimosso dal sarcofago all’indomani dell’inspiegabile blackout atletico in cui la Juve è caduta, in mondovisione, dopo il misterioso intervallo di Cardiff: 11 atleti vispi e pimpanti erano tornati negli spogliatoi, 11 zombi avevano fatto ritorno in campo.

La Juventus, che come il suo presidente Andrea Agnelli ignora l’esistenza della dimensione morale e etica della vita, quindi anche dello sport, compie questo passo con una sfacciataggine persino superiore a quella con cui esibisce nel suo stadio i 35 scudetti vinti sul campo, che togliendo quelli dell’era Moggi e dell’era Agricola diventerebbero a dir molto la metà, e altri ancora ce ne sarebbero da cancellare.

Nel frattempo, Fabio Capello che quando allenava la Roma definì la Juve di Moggi una gang, aggiungendo che per questioni morali mai avrebbe potuto allenarla, salvo poi fiondarsi alla corte di Moggi e Giraudo pochi mesi dopo, e in piena Calciopoli diventare lo spione di Moggi, cui rivelava (grazie alle soffiate del figlio avvocato) le indagini che le Procure aprivano sul suo conto, sul conto del figlio Alessandro e sulla Gea, Capello, appunto, nel giorno della presentazione in Cina, da nuovo stipendiato Suning (proprietaria dell’Inter) dichiara al pronti-via che col suo collaboratore Zambrotta, ex Juve, ha vinto due scudetti a Torino che sono stati cancellati ma che lui, anzi loro, hanno vinto sul campo.

Lo slogan obbrobrioso che dal 2006 sentiamo ripetere dalla parte più becera del tifo juventino e da tutti i dirigenti del club, da Agnelli a Nedved, nonché dai giocatori superstiti, tipo Buffon. Vergognoso Capello e vergognoso che Suning non l’abbia licenziato su due piedi per giusta causa. Abbiamo già la Federazione che tollera impunemente il bullismo di questo club che è stato e continua ad essere la vergogna del calcio italiano: almeno l’Inter dovrebbe evitare di accodarsi.

Compreso Spalletti, che se ne esce con una frase (“Juventus oggetto di ironie gratuite”) che altro non rivela se non il suo intimo, profondo e intenso desiderio di poter allenare, un giorno, proprio la Juventus. Triste? Sì, molto”