Tacconi a Gazzetta racconta: “Penso spesso all’Heysel, soprattutto di notte quando fatico a prendere sonno”

Stefano Tacconi a Gazzetta racconta la notte dell'Heysel: "Penso spesso all’Heysel, soprattutto di notte quando fatico a prendere sonno. E ricordo ancora tutto, come fosse ieri. Invece la prossima settimana saranno già 40 anni da quella triste serata.Mi torna in mente la paura, anche in campo. Soprattutto quando mi trovai a difendere la porta vicino al settore Z, completamente vuoto. Ma i momenti peggiori sono stati quelli prima della gara. A un certo punto arrivarono nello spogliatoio diversi tifosi: erano feriti e insanguinati. Il nostro medico prestò soccorso a tutti. Noi giocatori eravamo già sotto la doccia, spaventati e tristi, pensando di non giocare. In quel momento sapevamo di una persona finita schiacciata nella calca, mentre dei 39 morti ci hanno detto soltanto dopo la partita, intorno a mezzanotte. In ogni caso nessuno pensava più al calcio e alla finale di Coppa Campioni. Ma poi ci raggiunse un generale delle forze dell’ordine belga, che di fatto ci obbligò a scendere in campo per questioni di ordine pubblico. Così ci ricambiammo e uscimmo sul prato in un clima surreale. Trapattoni era traumatizzato dall’accaduto, come il figlio di Agnelli e tutti noi».Penso sia stata la miglior prestazione della carriera, ma non se ne può parlare perché la serata purtroppo è stata drammatica».Siamo rientrati immediatamente negli spogliatoi, senza Coppa. L’abbiamo sollevata soltanto in un secondo momento. E solamente perché lo stesso generale ci disse che dovevamo tornare in campo e mostrare il trofeo ai tifosi ancora presenti sugli spalti. Sempre per una questione di ordine pubblico».La cosa che mi fa stare meglio è parlarne nei club dei tifosi. Penso che sia il modo migliore per ricordare le 39 vittime. Bisogna ricordarsi di loro tutti i giorni». Sogno spesso anche Gaetano Scirea e mi manca tantissimo. Eravamo due persone completamente diverse, ma avevamo un buonissimo rapporto. Scirea ha preso soltanto una multa negli anni alla Juventus e sapete perché? Perché la colpa non era di Gaetano, ma mia».
Sul problema avuto: Faccio ancora tanta fisioterapia e mi muovo con una stampella. Me la sono vista brutta, ma vado avanti. Guardo molto pallone, anche se con tutti quei passaggi all’indietro spesso mi annoio durante le partite. Sarò sempre grato alla mia famiglia, ai tanti amici del calcio e non. E ovviamente anche ai tifosi che in questi tre anni non mi hanno mai fatto mancare affetto e sostegno».