Savelli: 'La Juventus ha smarrito la sua identità, Tudor sotto esame con Spalletti come un corvo minaccioso"

Oltre 30 anni di carriera nel giornalismo sportivo, conduttore televisivo e radiofonico, da sempre legato alla “sua” Roma. Scommesse.io ha intervistato Iacopo Savelli, affrontando con lui tutte le tematiche relative all’imminente stagione calcistica.
Ciao Jacopo, buongiorno e benvenuto. Tudor ha iniziato bene alla Juventus, tanto da meritare la riconferma. Anche tu l’avresti confermato?
Sì, ma l’avrei fatto prima, non dopo aver cercato un altro allenatore. Così lo metti già sotto esame. La Juve, da anni, ha smarrito la bussola. Tra il caso stipendi e i vari cambi in dirigenza, hanno smarrito la propria identità, soprattutto calcistica. Piacessero o meno, prima Moggi, Bettega e Giraudo, poi Andrea Agnelli e Marotta, erano dirigenti estremamente competenti. La scelta di Motta, ad esempio, mi ricorda quella di Maifredi con Montezemolo: un’idea a metà, senza vero sostegno. Ora si ritrovano con tanti giocatori strapagati, poco utili e dei quali vorrebbero liberarsi. Credo che Tudor sia bravo ma con Spalletti libero, avrà spesso un “corvo minaccioso” sopra la testa.
Che campionato ti aspetti?
Mi aspetto un Napoli inavvicinabile. Per quello che ha fatto sul mercato, per la base solida dell’anno scorso e per l’allenatore: è una squadra decisamente più forte delle altre. Ovviamente siamo solo ad agosto, il mercato non è chiuso, ma ad oggi è difficile vedere qualcuno che possa realmente avvicinarli.
Per il resto…un terno al lotto. Tutte le altre squadre hanno qualche nodo da sciogliere. L’Inter ha un allenatore giovanissimo e non ha fatto un grande mercato. La Juve deve ricostruire la difesa. Il Milan viene da una stagione deludente. L’Atalanta con l’incognita del post-Gasperini. E la Roma che naturalmente punta molto sul nuovo allenatore e sta ripartendo con un progetto giovane, interessante dal punto di vista fisico, ma con l’incertezza legata alla pressione dell’ambiente romano.
Dove può arrivare la Roma?
La Roma è una squadra forte. Non si fanno 46 punti in un girone per casualità. Ora si sta cambiando radicalmente mentalità, crea tante occasioni ma concede molto. Secondo me può lottare per un posto in Champions, magari come quarta, a patto che una tra Milan, Inter e Juventus inciampi durante la stagione.
Ferguson e Wesley sono i colpi di mercato della Roma, aiutaci a scoprire meglio le loro caratteristiche e quale impatto potranno avere in Serie A.
Hanno cambiato strategia: basta prestiti o giocatori con problemi fisici. Puntano su ragazzi di 20-22 anni, adatti al calcio di Gasperini. È dispendioso ma può dare risultati. Ferguson è un attaccante completo, molto fisico, ma viene da un infortunio. Se oggi dovessi dire chi parte titolare contro il Bologna, dico lui. L’impressione è che sia davanti a Dovbyk. Wesley è il classico terzino brasiliano offensivo. Il modulo a 3 (o 5) di Gasperini lo favorisce, in una difesa a 4 faticherebbe.
Bilanci in negativo, conti in rosso, plusvalenze sospette. In passato diverse squadre sono state indagate ma, ad oggi, solo la Lazio ha subito una pena effettiva. Che ne pensi?
Il problema è sistemico, il Fair Play finanziario non ha risolto i problemi che il calcio si porta dietro, specialmente quello italiano, che da anni vive sopra le proprie possibilità. I debiti, gli stadi vecchi, le infrastrutture ferme a 40 anni fa…mentre il resto d’Europa andava avanti. Anche se ora arrivano regole nuove più vicine a quelle europee, servono riforme strutturali vere. Il calcio è un’industria, produce PIL, ma è gestito in modo anacronistico.
Modric, De Bruyne, Dzeko. Grandi campioni, seppur a fine carriera. Chi avrà l’impatto maggiore?
De Bruyne non è stato preso per cambiare il Napoli, ma per dare qualcosa in più a un club già competitivo. Può giocare anche 25 partite e fare la differenza. Il Napoli ha una struttura solida e può sopperire anche alla sua assenza. È un colpo alla Pirlo quando fu preso dalla Juve. Grandi giocatori, sì, ma mi fa un po’ impressione che vengano accolti come una volta si accoglievano i Maradona, gli Zico, i Voller, che erano nel pieno della loro carriera. C’è una discrepanza evidente con il passato. Non so cosa faranno Dzeko e Modric, spero bene ma le squadre che li hanno acquistati sono molto più dipendenti da loro di quanto il Napoli non lo sia da De Bruyne.
Allegri al Milan (probabilmente con Galliani), Chivu all’Inter. A bocce ferme sembra un anno in cui i rossoneri possono finalmente tornare davanti ai nerazzurri. Le milanesi possono ambire allo scudetto?
Lo scudetto è praticamente impossibile. Io non sono contro gli allenatori giovani quindi la scelta Chivu mi sembra anche sensata. Però mi sembra una rivoluzione lasciata a metà. Avrei cambiato anche diversi senatori a fine ciclo: Acerbi, Çalhanoğlu, De Vrij. Così invece sono rimasti a metà del guado: non vincono subito e non costruiscono davvero. La Roma potrebbe approfittarne. Il Milan ha preso un tecnico pragmatico, che conosce bene l’ambiente e saprà valorizzare i giocatori. Però dietro è debole: tanti difensori riciclati o che non hanno mai convinto. Allegri ha sempre puntato tutto su una difesa solida, e oggi questa è l’incognita maggiore.
Sono passati due mesi dalla debacle della nazionale in Norvegia. Hai anche tu l’impressione che, nonostante i fiumi d’inchiostro, a livello pratico non si stia facendo nulla per cambiare rotta?
Siamo in crisi dal 2010. Anche quando ci qualificavamo, ai mondiali facevamo brutte figure. Tanti proclami, pochi fatti. Ricordi quando diedero a Baggio il compito di rivoluzionare Coverciano? Non è cambiato nulla. La Nazionale, comunque, è meglio di quello che si è visto recentemente, ma manca un’anima. Spalletti non ha saputo calarsi nel ruolo. Non basta essere un buon allenatore: in Nazionale non c’è tempo per allenare, devi saper scegliere e valorizzare.
Il vero problema è l’Under 21. Se continuiamo a convocare chi ha già 150-200 presenze da professionista – come Gnonto – che senso ha? L’Under dovrebbe essere un trampolino, non un parcheggio. Gente come Baldanzi ha già giocato più di 100 partite: o è pronto, o non lo sarà mai. L’obiettivo non è vincere l’Europeo Under, ma preparare giocatori per la nazionale maggiore.
E a livello di riforme, ad esempio una quota italiani o una soglia limite per gli stranieri?
Dopo la Corea del ‘66 si fece: niente stranieri fino agli anni ‘80. Ma oggi c’è la legge Bosman. E poi il problema è nei settori giovanili: 12 stranieri su 20 in primavera. Perché? Perché gli italiani costano troppo. Con 35 milioni la Roma ha preso il capocannoniere della Liga, mentre in Italia prendi Lucca. Servirebbero progetti seri, tipo squadre Under 23 in Serie C, ma pensate bene. Non per “scaricare” gli scarti, ma per formare davvero. Serve gente giovane alla guida di queste riforme. Se continuiamo a far decidere i settantenni, non cambierà mai niente.