Juventus.com - Black & White Stories | Umberto Colombo, l'uomo che ha imparato a vincere

26.05.2020 14:00 di  Rosa Doro  Twitter:    vedi letture

Da sempre nella Juventus c'è una consistente schiera di giocatori che hanno imparato a vincere – per poi proseguire a farlo con continuità – riuscendo a emergere dopo anni non facili. E' questa una dimostrazione tutt'altro che scontata di carattere, di capacità nel superare quelli che ad un certo punto sembrano limiti invalicabili. Si prendano le prime fasi delle grandi svolte nella storia della Signora, dal primo anno di Marcello Lippi a quello di Antonio Conte: in quei gruppi, non erano pochi i componenti che non avevano mai assaporato il piacere del successo. Anzi, non era piccola la parte di critica che li riteneva inadatti per dare consistenza alle prospettive di rinascita della squadra. Invece – ma non è una sorpresa per chi sa come nel calcio non ci sia mai nulla di definitivo, tanto meno le bocciature – sono stati proprio loro a costituire quello zoccolo duro rivelatosi necessario nel riuscire a dare quel qualcosa in più nel momento topico della stagione. Trovando energie insperate, regalate evidentemente dal desiderio di affermazione maturato nelle lunghe stagioni difficili.

Risalendo indietro nel tempo, una delle figure più significative in tal senso è Umberto Colombo, che proprio in questi giorni – esattamente il 21 maggio – ha appena compiuto 87 anni. Nato a Como, fa il suo esordio in bianconero nel 1954-55, meritandosi subito uno spazio d'attenzione: non è ancora un titolare fisso, ma i numeri parlano per lui perché non sono pochi 5 gol in 19 apparizioni nel suo primo campionato di Serie A. Gli exploit sono figli delle sue doti d'inserimento. In un calcio non esageratamente dinamico come quello praticato nella sua epoca si fanno notare le sue incursioni da centrocampista, bravo a rimanere freddi quando si presenta davanti al portiere. Sono anni difficili, però, per la squadra. Ma è proprio in questa situazione che Colombo si guadagna la stima necessaria per essere uno dei protagonisti della Juventus che dal 1957 – con l'innesto di John Charles e Omar Sivori – tornerà a trionfare con 3 scudetti in 4 anni, ai quali vanno aggiunte 2 Coppe Italia (e una – davvero storica – la alzerà con la maglia dell'Atalanta).

Nel 1995, quando la sua “seconda vita” è nel campo assicurativo, Hurrà Juventus lo va a incontrare per farsi raccontare la Juventus di ieri e anche quella che si sta apprestando a vivere un grande finale di stagione, impegnata com'è su tre fronti: campionato, Coppa Uefa e Coppa Italia.

LA BELLEZZA DI GIOCARE A CALCIO

C'è una ricetta per essere un calciatore professionista di buon livello, stare 7 anni alla Juventus e mettere in fila 193 presenze? Per Umberto sì: “Ho sempre saputo giocare con passione ed entusiasmo, senza mai pormi un traguardo diverso dal più puro e schietto divertimento”. Oltre alla “vocazione” personale, è fondamentale il contesto nel quale ci si trova: “La società era contraddistinta da un ambiente molto familiare, nel quale regnava una schietta amicizia tra tutti i giocatori, e ciò coinvolgeva anche Sivori, nonostante il suo carattere notoriamente non troppo facile. Eravamo davvero uniti, tant'è che si andava in vacanza insieme e la domenica o il lunedì sera era quasi obbligatoria per tutti i componenti della squadra una capatina alla discoteca "Arlecchino" o al night: venivamo dalla guerra, avevamo tanta voglia di libertà e di divertimento...”. La bellezza dei 20 anni o poco più combinata insieme a una professione bellissima. Volgendo lo sguardo all'indietro, diventa automatico proporre  una riflessione profonda su “un lasso temporale che mi sembra sia durato un secolo, mentre il resto dell'esistenza extracalcistica è volato via in un batter d'occhio...”.

LA JUVE VINCERA'

Umberto Colombo è stato anche un appassionato opinionista televisivo, uno juventino combattivo in tante trasmissioni. Chiamato a rispondere sulle prospettive della formazione bianconera, appena dopo che ha conquistato il titolo d'inverno del campionato 1994-95, esprime ottimismo e convinzione circa l'esito finale sulla base di tre ragioni. La prima parte dall'esperienza diretta: “Conobbi Lippi qualche anno fa a Bergamo, e già allora mi impressionò favorevolmente. Ma ora lo ritengo ulteriormente migliorato, in quanto mi pare faccia tesoro di ogni esperienza aggiornando continuamente il suo bagaglio tecnico, che è assolutamente completo e di primo ordine”. Quindi si concentra su risorse aggiuntive che il mister ha a disposizione: “I vari Kohler, Baggio e Vialli sono veri e propri allenatori in campo, il che rappresenta un 'ulteriore garanzia circa il rendimento della squadra”. Infine, la terza riproduce ciò che ha vissuto lui, a poco meno di 40 anni di distanza: “La “rosa” comprende soltanto ottimi giocatori che hanno una gran voglia di vincere qualcosa di importante, e per riuscirci sono certo che faranno gruppo anche fuori dal campo, come succedeva ai nostri tempi”. Come sia andata a finire, è noto a tutti: la Juve di Lippi, esattamente come quella di Colombo, ha conquistato 3 tricolori in 4 anni, per non fermarsi fino a quando non ha centrato tutti gli obiettivi in Europa e nel mondo.