Il papà di Miretti: "Orgoglioso di Fabio, ci siamo commossi. Allegri lo sprona sempre. Quell'episodio con Marchisio..."

Livio Miretti, papà di Fabio, è stato intervistato dai colleghi di Sportitalia.
Come avete festeggiato questo momento?
"Ci siamo commossi, aspettavano tutti questo e devo dire che lo aspettavamo anche noi. Perché i gol li ha sempre fatti: Dalle giovanili ad oggi non aveva mai passato un anno senza segnare. Mi sembrava strano".
Allegri lo ha chiamato questo gol, nella conferenza della vigilia.
"Sì, il mister lo sprona. Vedendolo negli allenamenti penso che sappia bene che la porta lui la 'veda'. Magari giocare a vent'anni in una squadra come la Juventus è diverso e dunque ci sta che ci abbia messo un po'. Poi sta crescendo in una Juve diversa da quella di 5-6 anni fa. In Italia poi si sa, abbiamo tutti fretta (ride, n.d.r.)".
Da poco Fabio ha tagliato il traguardo delle 50 presenze in prima squadra.
"Provo grande orgoglio per lui. E' arrivato dal settore giovanile dove ha fatto tutta la trafila da quando aveva 8 anni. Ha fatto una grande scalata e c'è grande soddisfazione per questo".
Non è il primo giovane lanciato e valorizzato da Allegri: lo fa crescere nel modo migliore?
"Su Allegri non posso dire niente, anche nella veste di padre sono davvero contento: i giovani li sta lanciando. Fabio sta facendo gavetta e Allegri usa bastone e carota con lui. Lo tratta bene, lo spinge quando deve e lo 'cazzia' quando serve. Crescerà. E aggiungo una cosa".
Prego.
"Come testa è già cresciuto e devo dire grazie alla Juve su questo, più che a noi stessi genitori, perché lo hanno fatto crescere loro di fatto da quando ha lasciato casa".
Ed arriviamo qui ad un aspetto che lo stesso Fabio ha sottolineato: di voi ha detto che non siete stati, come tanti, dei genitori oppressivi. Conferma?
"Sicuro! Mai detto qualcosa o spinto perché facesse una cosa piuttosto che un'altra. Già da quando era piccolo".
Ci spieghi.
"Le faccio un esempio. Non ho mai pensato: "Chissà, magari un domani arriverà ad alto livello". Lo abbiamo sempre trattato come un qualsiasi ragazzino che va a fare sport. Il percorso se lo è creato lui, noi spingevamo sulla scuola, come giusto. Quello che potevamo fare lo abbiano fatto. Una volta incontrai Marchisio fuori da una pizzeria a Torino. Fabio aveva appena finito di giocare con la Primavera. Gli dico: "Buonasera Claudio lui è Fabietto" e gli parlo di lui, che faceva un po' la spola fra Primavera e prima squadra. E lui disse solo: "Continua così abbiamo bisogno di giovani". Però poi nel tempo Fabio non mi ha mai detto nulla del resto (ride, n.d.r.). Ha i piedi per terra, per lui sono cose normali non come per noi tifosi".
Marchisio è uno di quelli cui si è ispirato?
"Ce ne sono tanti. Da piccolo il suo ex allenatore lo chiamava 'Nedved' per la pettinatura e per il modo di correre: si faceva i capelli come Pavel. De Bruyne ed i giocatori come lui gli sono sempre piaciuti. Ma gli piaceva anche il basket".