Gheddafi e l'Italia: la storia degli investimenti libici nel Bel Paese

La giornata appena trascorsa resterà negli annali per la morte del leader libico Muhammar Gheddafi. Un evento che tocca lambisce non solo l'ambito socio-politico-culturale ma anche quello sportivo. Ed il motivo è ben chiaro: gli investimenti della potente famiglia tripolina nel calcio ed in quello italiano in particolare. Scovando nel web è facile trovare richiami alla sfida tra Perugia e Juventus che vide protagonista Saadi Gheddafi nonchè i suoi brevi trascorsi con le maglie di Udinese e Sampdoria.
Gheddafi = Juventus: Il cavallo di troia che ha permesso ai capitali tripolini di entrare nella serie A è costituito dalla Tamoil, compagnia petrolifera a forte partecipazione libica, che dal 1989 al 1995 diventa sponsor ufficiale dell’Atalanta.
Il grande salto, però, arriva qualche anno dopo, nel 2005, quando la stessa Tamoil sottoscrive un contratto di sponsorizzazione con la Juventus. L’accordo ha durata decennale, ma viene rescisso due anni più tardi a causa della vicenda Calciopoli e della retrocessione in B. Ma il legame tra la Libia e la squadra più seguita dagli italiani resta fortissimo-riporta il portale nationalcorner.it. Nel 2002, infatti, la Libyan Arab Foreign Investment Company (Lafico) era entrata ufficialmente nel capitale della Juventus, rilevando una quota pari al 5,31 per cento, con un investimento pari a circa 23 milioni di euro. In seguito il rapporto tra le due parti ha avuto alti e bassi. Qualche tempo fa, Saif Al Islam Gheddafi, figlio di Muammar e fratello maggiore di Saadi, è arrivato a dichiarare di essere intenzionato a cedere le quote all’interno della Juventus, in quanto “non è un investimento strategico né remunerativo, per noi ha più senso investire in Eni e Finmeccanica”. Però, al di là delle dichiarazioni, la partecipazione della famiglia Gheddafi all’interno della società torinese è cresciuta, arrivando al 7,5. Il resto è storia recente...