Fabio Ravezzani: Juve e propaganda di regime

L'acquiescenza con cui sono state accolte le parole di John Elkann rappresenta uno dei mali peggiori del giornalismo sportivo italiano. Intendiamoci, ho riscontrato lo stesso stato di sudditanza di fronte a certe interviste poco credibili di Della Valle, Berlusconi e Moratti. Davanti a certi personaggi la domanda scomoda resta quasi sempre nella penna o nel microfono, e questo mi pare umanamente comprensibile. Meno comprensibile è il motivo per cui resta nella penna o nel microfono anche un'analisi oggettiva sull'attendibilità e condivisibilità di certe affermazioni. O meglio: lo si capisce benissimo. L'informazione sportiva in molti casi si è ridotta a semplice zerbinismo verso i grandi potentati economici (spesso editori delle testate) che dovrebbe giudicare. Non è un caso se in Calciopoli, per esempio, è stato affondato il coltello solo contro i personaggi privi di padrini importanti (Moggi e Giraudo, erano invisi anche a Montezemolo) mentre sono stati risparmiati tutti gli altri, da Carraro in giù o in su.
Ma torniamo alle parole di Elkann.
Il giovane John ha dato il via al peggior progetto possibile, nel 2006, per riscostruire la Juve. Un progetto affidato a due dilettanti e un ragazzo troppo giovane, che non sarebbe mai potuto andare a buon fine. Eppure, nel 2006, disse che in 4 anni la Juve sarebbe tornata a vincere.
Oggi, nel 2011, chiede altri 3-4 anni per emergere definitvamente e rimprovera quasi ai tifosi di non aver fornito un apporto sufficiente a livello economico.
Mi aspettavo qualche distinguo da parte dell'informazione sportiva. Invece ho letto e sentito quasi esclusivamente peana entusiastici di fronte a un progetto fumoso nella forma, nell'enunciazione (sentire parlare John di calcio è una sofferenza) e nella sostanza. Capisco benissimo che, oggi, non esistano alternative credibili al Gruppo Fiat per la Juve. Il massacro fine a sè stesso di un imprenditore nel calcio non mi è mai piaciuto. Conosco bene le logiche di mercato che suggeriscono a tutti di essere forzosamente ottimisti per non deprimere troppo lettori o telespettatori dopo tante amarezze. Ma nella vicenda Juve-Elkann di questi giorni si è davvero passato il segno.
Spero solo che tanto ingiustificato ottimismo tra un paio d'anni si dimostri giusto. Il resto è meglio dimenticarlo in fretta.