Exor, il CFO De Boer: "Acquisizioni? Lusso, sanità o anche altro. No comment su Armani"

“Acquisizioni? Può trattarsi di sanità, può trattarsi di lusso. Questi sono settori nei quali abbiamo una conoscenza approfondita all’interno del team, ma potrebbe anche essere altro, se l’opportunità di investimento è sufficientemente interessante per noi. Non c’è quindi una preferenza a priori tra sanità e lusso”. Lo ha detto Guido De Boer, CFO di Exor, nel corso della conference call con gli analisti sui risultati del primo semestre.
“In termini di dimensioni, abbiamo sostanzialmente detto che stiamo considerando operazioni che siano significative in rapporto al nostro GAV complessivo. E il 5% del nostro GAV (circa 2 miliardi di euro, ndr) è la soglia a partire dalla quale questo diventa significativo. Ma, ancora una volta, valutiamo ogni singola opportunità per decidere se è attraente o meno. Sul fronte delle dismissioni, valutiamo continuamente il portafoglio per decidere se aumentare la nostra partecipazione – come abbiamo fatto con Philips nel periodo – o se sia un buon momento per vendere, nel caso ci fossero aggiornamenti. Ovviamente sarete i primi a saperlo, ma al momento non c’è nulla da aggiungere. Armani? Su Armani non abbiamo davvero nulla da commentare riguardo a singole operazioni, come del resto non facciamo mai”, ha proseguito.
“Per quanto riguarda il portafoglio, se consideriamo investimenti in società già presenti o, ad esempio, in realtà come The Economist, oppure solo in sanità, tecnologia e lusso: direi che, in un certo senso, siamo agnostici. Perché abbiamo indicato sanità, tecnologia e lusso? Perché sono settori in cui vediamo venti favorevoli di lungo periodo e nei quali abbiamo sviluppato una competenza specifica. Conosciamo tutti i principali attori del settore, conosciamo i sottosettori che ci piacciono. In questo modo pensiamo di poter individuare opportunità che magari altri non vedono. Ecco perché il nostro focus è lì. Ma se vediamo un’altra opportunità, sia all’interno del portafoglio – il che ovviamente ha molti vantaggi, perché conosciamo già l’asset – sia all’esterno, siamo molto aperti a valutarla. Non siamo quindi “sposati” esclusivamente con sanità, lusso o tecnologia”.
“Quanto all’utilizzo della liquidità disponibile, siamo piuttosto conservativi. La teniamo in cassa, distribuita tra euro e dollari presso diverse banche, incluse molte di quelle di voi che siete in questa call, quindi banche solide, su più valute, con un rendimento adeguato. Perché non è lì che vogliamo guadagnare. Ecco perché non considereremmo mai cripto o Bitcoin come luoghi dove parcheggiare la liquidità. Il rischio lo vogliamo prendere sugli investimenti di lungo termine, non sullo stoccaggio di liquidità di breve termine. È così che lo vediamo oggi. E non stiamo esprimendo un giudizio su Bitcoin o sulle criptovalute: ci sono molte persone molto più qualificate di me per parlarne”.
“Ipotesi di ulteriori vendite di quote in Ferrari? Investiamo in società di cui siamo convinti e Ferrari è sicuramente una di queste. Il nostro impegno su Ferrari è più saldo che mai, la vendita della quota non è un segno di una diminuzione del nostro interesse nella società ma è stata una decisione strategica per ridurre la concentrazione del portafoglio e creare spazio per nuove opportunita. Siamo estremamente contenti che Ferrari sia ancora una parte significativa del nostro portafoglio e abbiamo fiducia nel fatto che continuerà a dare un forte contributo ai futuri risultati del gruppo”, ha concluso.