De Siervo: "Milan-Como in Australia? Evento per far concoscere il brand. Rabiot dimentica che è pagato milioni..."

Luigi De Siervo, presidente della Lega di Serie A, prima dell'Assemblea a Roma ha rilasciato alcune dichiarazioni alla stampa e ha risposto anche a Rabiot, che si è detto contrario a disputare la partita tra Como e Milan in Australia: "Ha ragione, ma si scorda che come tutti i giocatori è pagato milioni di euro per svolgere un'attività: ovvero quella di giocare a calcio. E come tale dovrebbe avere rispetto dei soldi che guadagna, assecondando il volere del proprio datore di lavoro, in questo caso il Milan, che ha spinto perché si potesse giocare all'estero. La salute dei giocatori è un tema centrale, ma questo è un qualcosa non impossibile, anche perché è un fatto eccezionale".
Milan-Como in Australia può essere un'opportunità per aprire le porte del Mondo al calcio italiano?
"NFL e NBA giocano da anni lontano dagli USA, con il concetto di essere un prodotto globale e che, dunque, può avere tifosi in tutto il mondo. La UEFA si è detta contraria, ma ha accettato l'eccezionalità di questo evento. Crediamo, però, che questo possa essere un modello che il mondo del calcio, seguendo regole ben precise, debba seguire per non perdere posizioni rispetto ad altri sport. Faccio un esempio: da anni il Tour de France, il Giro d'Italia e la Vuelta prendono il via da altri paesi, per competizioni che durano 21 giorni e che per tre di questi si spostano in un altro paese, proprio per esportare il proprio brand e farlo conoscere. Mi auguro che i tifosi capiscano che questo piccolo sacrificio può portare grandi benefici sul medio-lungo periodo". -
Sull'idea di una Serie A a 18 squadre?
"È un tema ricorrente, specie con il nuovo formato delle competizioni internazionali, comprese quelle delle Nazionali. Dal punto di vista industriale noi, LaLiga e Premier League siamo convinti che sia giusto rimanere con un format a 20 squadre. Nel momento in cui si decidesse di calare a 18, si perderebbero circa il 20% degli eventi sportivi, comprimendo il valore dell'intero sistema in pochi rappresentanti".
Cosa si aspetta, invece, dall'assemblea della EFC (ex ECA)?
"Hanno fatto un lavoro straordinario negli ultimi anni. Passando dal rappresentare i diritti di 14 squadre alle attuali 800 e oltre. Ventinove sono i club italiani che ne fanno parte, a riprova di come il nostro movimento partecipi in maniera significativa a questa grande organizzazione, che oramai è un punto di riferimento per UEFA quando si tratta di temi legati all'evoluzione del movimento calcistico. Le Leghe nazionali, in quest'ottica, devono lavorare per far sì che si rifletta bene sul rischio di compressione che i vari campionati possono subire all'interno di un panorama dove la Champions League e anche la FIFA Club World Cup stanno acquisendo sempre più spazio e importanza, con i broadcaster che non investono di più, ma diversificano gli investimenti: ovvero più soldi a queste competizioni e meno a quelle nazionali", le sue parole riprese da TMW.
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