Castellacci: "Non esistono prove scientifiche che confermino un collegamento tra i farmaci usati dagli atleti e i tumori"

27.01.2023 18:10 di  Alessandra Stefanelli   vedi letture
Castellacci: "Non esistono prove scientifiche che confermino un collegamento tra i farmaci usati dagli atleti e i tumori"
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© foto di Federico De Luca

Enrico Castellacci, specializzato in Medicina dello Sport e in Ortopedia e Traumatologia, presidente dell’Associazione Italiana Medici del Calcio, docente presso l’Università Foro Italico di Roma, è stato medico sportivo della Lucchese, dell’Empoli e della Juventus, nonché parte della spedizione della Nazionale campione del Mondo nel 2006. In un'intervista rilasciata a open.online, Castellacci dice la sua su doping e abuso di farmaci nel mondo del calcio.  

 

Dottor Castellacci, le morti di Gianluca Vialli e di Siniša Mihajlović hanno riaperto una ferita profonda nel calcio degli anni passati che ancora non trova risposte. Da medico che idea si è fatto?
"Partiamo dal presupposto che questo è un momento emozionalmente molto forte. La perdita di due personaggi così amati ha inevitabilmente colpito. Questo crea una suggestione non indifferente sul possibile collegamento tra le morti a cui assistiamo e l’utilizzo di farmaci di cui gli ex atleti hanno memoria. Le preoccupazioni in questo senso ci sono da sempre e ciclicamente vengono riproposte: quello che è necessario fare ora è uscire dalla bolla emozionale in cui tutti siamo sprofondati per renderci conto di un fatto oggettivo: non esistono ad oggi prove scientifiche che confermino un reale collegamento tra i farmaci di cui parlano gli atleti e i tumori. Questo dobbiamo ribadirlo per onestà intellettuale. È altrettanto chiaro che l’abuso di qualsiasi farmaco è sempre un grosso rischio in sé e questo non sarebbe giusto sottovalutarlo".

Tra i nomi di farmaci più citati c’è quello del Micoren. Che idea si è fatto sul possibile collegamento con i tumori?
"La questione del Micoren ha sempre fatto impressione: non è facile venire a sapere che uno dei farmaci che hai usato di più da quel momento è considerato sostanza dopante. Da medico posso dire che ho forti dubbi sul fatto che dosi relative di Micoren possano aver avuto un reale effetto nocivo. Il sovradosaggio è un altro discorso e non si può escludere che ci sia stato. Ma soprattutto sul collegamento con i tumori io andrei molto cauto. Rispetto alla Sla, per esempio, c’è molta meno evidenza sul piano oncologico. Questo però non vuol dire che la riflessione non debba essere fatta. Ho apprezzato quello che hanno detto Boranga, Tardelli e gli altri. Hanno posto delle riflessioni essenziali a livello medico: la ricerca oggi ha il dovere di approfondire".

Se arrivassero domani dei fondi per la ricerca sul collegamento tra doping e malattie nel calcio, cosa sarebbe più urgente verificare?
"Sul piano delle priorità direi senza dubbio la questione Sla. Con una percentuale di incidenza molto più allarmante tra gli atleti rispetto ai tumori, che invece non presentano nei giocatori una percentuale di presenza maggiore. Per la Sla sì ed è dimostrato. La riflessione urgente quindi dovrebbe essere fatta sulla frequenza molto più alta di questa malattia neurodegenerativa tra gli ex calciatori. Un’esigenza che riporta alla mente anche quello che è valso per il football americano e i traumi cranici: gli studi hanno provato che continue commozioni cerebrali potevano portare a un’alterazione neurodegenerativa. Dobbiamo anche noi andare in questa direzione e approfondire come non è ancora stato mai fatto".

Sulla Sla l’abuso di antinfiammatori sembra essere una delle ipotesi di collegamento più accreditate.
"È una possibilità. Ma l’abuso di antinfiammatori fa male a qualunque persona, qualsiasi professione faccia. È ancora troppo poco quello che sappiamo. Credo si abbia il dovere di andare avanti".