Carlo Nesti: "Sognando il campionato, con le figurine Panini e "Tutto il calcio""

Il collega Carlo Nesti, sui suoi canali social, fornisce una sua riflessione in vista dell'ormai imminente inizio del campionato di Serie A: "Anche adesso, se provo a guardare indietro, vedo le mie dita di bambino accarezzare quelle favolose pagine fruscianti, che la colla riesce a far lievitare come una bizzarra fisarmonica.
1961-62, raccolta di figurine Panini: espressioni stralunate stampate sulla carta spessa, improbabili tinte a verniciare le maglie, zigomi di trentenni che sembrano cinquantenni di oggi.
E' il mio approccio visivo con il calcio, il più antico ricordo consapevole di una passione travolgente, destinata a sfidare l'usura del tempo, e a resistere alle burrasche.
L'udito, invece, si accosta allo sport grazie a un altro genere di intermediario, e trova nella sontuosa radio-armadio del salotto la sua tentazione irresistibile.
10 gennaio 1960, data di nascita di "Tutto il calcio minuto per minuto": le voci di Carosio, e poi Martellini, e poi Ameri, e poi Ciotti hanno sostituito il suono di ninne-nanna e carillon.
Finito il rito di "Carosello", noi bambini di allora andiamo tutti a letto, pronti ad allearci con l’immaginazione, se una partita in tivù è troppo tardi per essere seguita con i genitori.
Già a 7 anni, decifrando i boati della folla filtrati attraverso le pareti della mia stanza, ricostruisco la sequenza di gol di Benfica-Real Madrid, finale di Coppa dei Campioni: 5-3.
La sintesi fra i 2 grandi amori che sbocciano, il calcio e l'informazione, arriva sotto forma di registratore a bobine, uno dei mitici "Geloso" regalatomi forse a Natale.
Mi chiudo in bagno, impugno il microfono, e incido radiocronache di incontri virtuali, come i 45 minuti di fila di un avvincente Milan-Modena, che in realtà non si è mai giocato.
D'estate, invece, aspetto le gare di biglie degli amici sulla spiaggia di Alassio, e comincio a parlare senza soste, seguendo Merckx e Gimondi, Adorni e Motta sulle nostre Dolomiti di sabbia.
Inoltre ricorro alle radiotrasmittenti, mi piazzo davanti al televisore, in occasione di avvenimenti agonistici importanti, e fornisco ai coetanei un commento alternativo.
La domenica, allo Stadio Comunale della mia città, il babbo mi porta a vedere la Juventus, e lo zio il Torino, alimentando una febbre per lo sport più forte delle ragioni del tifo.
In famiglia, sino a quel momento, nessuno ha fatto il cronista, ma mio padre commercia macchine da scrivere: evidentemente è proprio destino, prima o dopo, che io le debba usare".