Callegari: "La Juve ha ritrovato il DNA, ma deve lavorare sul dominio delle partite"
Sulle pagine di "Calciomercato.com", Massimo Callegari analizza il momento di forma di una Juventus che, a suo dire, sembra aver ritrovato i valori del passato a livello mentale: "La squadra di Tudor ha le caratteristiche più sottili e difficili da costruire: spirito, anima, identità. Non è banale: significa che il gruppo ha imparato a soffrire compatto, a credere fino all’ultimo istante, a rimanere unito nelle tempeste. Chi entra, anche per pochi minuti come Adzic contro l’Inter o Zeghrova contro il Borussia, dà qualcosa in più.
Tre partite su quattro finora sono state decise nei minuti/secondi finali: incrocio dei pali di Masini al 97’ a Marassi, destro di Adzic al 91’ per abbattere l’Inter, goal e assist di Vlahovic al 94’ e 96’ per riagganciare il Borussia. È il DNA ritrovato: determinazione al limite della ferocia (sportiva) e resilienza. Cercare la fortuna, non aspettarla.
Ma se questo spirito è già acquisito, è proprio da qui che deve partire la riflessione più urgente: non può bastare. Perché le grandi stagioni non si costruiscono con l’adrenalina degli ultimi minuti, sull’orlo dell’episodio, di un dettaglio, di un lampo. Si costruiscono con il dominio, con la capacità di imporre il proprio gioco e ridurre al minimo la casualità.
Ed è qui che Tudor sa di poter/dove chiedere di più ai suoi. Prendere l’iniziativa con più frequenza, avere la forza di alzare i giri quando il match lo consente, occupare meglio gli spazi e rendere la fase offensiva meno prevedibile. In altre parole, passare da squadra reattiva a proattiva. La tutela di Koopmeiners, oltre ogni ragionevole dubbio, va (andava?) in quella direzione: aumentare la qualità della manovra, alimentare con più continuità Yildiz e gli attaccanti, compreso Openda, più a suo agio con un altro attaccante di fianco, come al Lipsia con Šeśko.
Al carattere bisogna aggiungere brillantezza, leggerezza nel palleggio. Dopo aver resistito e reagito, è l’ora di comandare. Per combinare lo spirito e la sostanza, l’anima e il gioco.
In fondo, nei sui cicli vincenti, la Juve è sempre stata questo: una squadra che non si accontenta. I tifosi lo sanno, la società lo pretende, la storia lo impone. Per Tudor arriva la sfida più complessa: dare ai suoi non solo la forza di arrivare fino in fondo, ma anche la qualità che poi garantisce la continuità".
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