Beccantini: "Sbraccata Kalulu illegale, ma non mortale. Svenimento Castellanos. La lotteria Champions e le staffette kafkiane di Igor"

Il giornalista Roberto Beccantini analizza il pareggio della Juventus all'Olimpico sulle pagine del suo sito internet, beckisback.it. Le sue parole: "Un altro spareggio era, e un altro pareggio è stato: 1-1 come a Bologna, e ancora una volta Juventus in vantaggio. Ci aveva provato all’inizio, la Lazio, con Isaksen, ma poi la sfida si era data a un equilibrio subdolo e morboso che la squadra dell’ex Tudor avrebbe cavalcato e sbloccato in avvio di ripresa, con un bel gol di Kolo Muani, su azione Locatelli-McKennie.
Era il 51’ e poco dopo, al 60’, con Thuram e c. in pieno controllo, Kalulu rifilava una sbracciata illegale (ma non mortale) a Castellanos. Svenimento, Var, rosso. Se in dieci Madama non era riuscita a superare la metà campo, allo Stadium, con il Monza, figuriamoci all’Olimpico con l’Aquila. Conceiçao, un disastrino, aveva avvicendato Nico, un disastrone. E Adzic, un Kolo allo stremo. Improvvisamente, quando ormai l’area sembrava Fort Alamo, fuori proprio loro, Cisco e Adzic, dentro Gatti e Vlahovic. Mi arrendo.
Dalla panchina, in compenso, Baroni spendeva – tra gli altri – Pedro, Vecino e Dia. Che costringeva Di Gregorio a un mezzo miracolo (complice il palo), in scia a un rigore (portiere-Taty) assegnato da Massa e «ritirato» per fuorigioco.
Al lazzaretto aziendale s’iscriveva anche Alberto Costa, con Veiga tra i più reattivi. Toccava a Douglas Luiz. Non vince in casa dal 9 febbraio, la Lazio. E non ha vinto neppure oggi. Ma al 96’ o su di lì ha evitato lo smacco: cross, cabeza di Castellanos, altro interventone di Of Gregory, tap-in di Vecino.
Morale. L’ennesima rimonta, il sedicesimo pari e un altro espulso, da Yildiz a Kalulu. Storie tese. La zona Champions rimane una lotteria, come le staffette kafkiane di Igor. La Lazio non è più il Settimo Cavalleggeri d’autunno, ma si è aggrappata alla superiorità numerica, come fece la Juventus all’andata (out Romagnoli), sino all’autogol di Gila. Il resto, pigolii e cigolii.