Beccantini: "Povero Spalletti, dalla grande bellezza alla grande bruttezza"

Il giornalista Roberto Beccantini ha commentato la sconfitta della Nazionale azzurra in Norvegia sulle pagine del suo sit internet. Le sue parole: "Chi ha sbagliato, Rovella? Parafrasando il fantozziano Pagliuca di zio Vujadin, il disastro resta. E che disastro. Norvegia tre, Italia zero. A Oslo, sotto il diluvio. Era la prima tappa della marcia verso quel Mondiale che manchiamo dal 2014. Con Ventura e Mancini fuori subito, nei playoff eliminatori. La corona europea del 2021 brilla triste, solitaria y final (molto final).
Povero Spalletti. Dalla grande bellezza del Napoli alla grande bruttezza di questa Nazionale senza capo (e capi) né cuore. Noni nella classifica Fifa, noi. E loro trentottesimi. Eppure sembravano il Brasile. Nusa (classe 2005) in versione Garrincha: che gol, il suo gol (dribbling, ri-dribbling e destro filante). Odegaard in modalità Gerson, a orchestrare. Haaland, non proprio Careca ma neppure il Serginho spagnolo: rete a porta vuota, dopo aver scartato il Gigio, su assist metafisico di Odegaard. Per tacere di Sorloth, l’apriscatole, e del palo di Berg, nella pancia di una ripresa governata senza bisogno di manganelli.
Il trasloco dalla manita di Monaco a ‘sto macello porta alle stesse conclusioni. Una sola squadra in campo: gli avversari. L’azzurro tenebra ha coinvolto e sconvolto tutti: il mister (c’erano una volta Osimhen, Kvara e Lobotka), i giocatori, da Bastoni (distratto sull’episodio che ha spaccato l’equilibrio), a Tonali e Barella, dai terzini a Retegui. Primo tiro in porta, al 92’: «telefonata» aerea di Lucca, tuffo di Nyland a uso e consumo dei flash. Fra i meno peggio, Coppola: un deb. Lo stopper, in assenza del fuggitivo Acerbi, deputato alla guardia del centravanti-ciccia del Pep. Tardivi i cambi: e comunque pura cornice.
Il mio Sinner sarà Chiesa, proclamò in tempi non sospetti (e lontani, lontanissimi) il buon Luciano. Succede. La speranza è che la colpa sia solo del docente, di cui qualcuno ha già chiesto la cattedra. Ho molti dubbi. E me li tengo", conclude Beccantini.