Beccantini: "Da Carboni a Joao Mario, sabato riaperti i mani-comi. Vlahovic subito non vale Vlahovic in corsa. Koop abbandonato al suo destino"

Il giornalista Roberto Beccantini analizza il pari della Juventus a Verona sulle pagine del suo sito interne: "Nel sabato dei mani-comi riaperti (Carboni al Dall’Ara, rigore pro Bologna; Joao Mario al Bentegodi, penalty pro Hellas), e dopo il 4-3 zemaniano all’Inter e il 4-4 surreale con il Borussia, dalla lotteria Tudor esce un trafficato e tribolatissimo 1-1.
I cinque cambi, a beneficio della tenuta, e il fioretto di Conceiçao non sono bastati. Merito di Zanetti e del Verona, flottiglia già capace di mettere in riga la Cremonese del «due su due». L’ordalia è stata ispida, e quell’Orban, nigeriano di 23 anni, implacabile dal dischetto e gran rompiballe (da rischio-rosso su Gatti).
La Juventus ha traccheggiato per un tempo, senza mordere, e rischiato tanto, tantissimo, nel secondo, quando le staffette di Igor hanno spolpato il centrocampo e moltiplicato punte e puntine. I pugni del reattivo Di Gregorio, il 2-1 di Serdar annullato per fuorigioco, i contropiedi di gruppo, con Orban e Giovane calabroni fastidiosi, hanno marchiato una sfida che, d’improvviso, sfuggiva alla logica: ma non alle gambe (di chi le aveva).
Vlahovic subito non vale Vlahovic in corsa; e se pure Yildiz (sgoccioli di capitano) viene ingabbiato e disarmato, addio coppia di fatti. E Koopmeiners? Subentra e si sperde, anche perché abbandonato al suo destino. Per tacere di Openda e David, Adzic e Zhegrova, o fuori ruolo o dagli alluci fuori posto.
Del Verona ho apprezzato la birra delle punte e la corazza di Unai Núñez, oltre alla volontà basica di non mollare mai. A maggior ragione, contro una squadra che, per tutta la ripresa, sembrava una Signora scarmigliata e struccata, in balia dei cicisbei di turno. Per carità, un ceffone lo avrebbe potuto mollare. Ma in quel piccolo Bronx, credetemi, le è andata pure bene".