Amoruso: "Mazzarri è da Juve, punta a vincere lo scudetto. In avanti servirebbe Benzema. Con Moggi accese discussioni, ma era uno dei più competenti"
E' arrivato alla Juventus in silenzio, da perfetto sconosciuto, Nicola Amoruso. E se poi nello stesso anno (1996) approdano nella Torino bianconera due tuoi colleghi del calibro di Boksic e Vieri, allora rischi seriamente di finire nel dimenticatoio, magari ci ripensi. Nick “Piede Caldo” però, non si è mai perso d’animo e fin da subito prepara la sua “Dinamite”, pronta a scoppiare da un momento all’altro, in ogni istante.“Dal trionfo di San Siro, la partita perfetta, alla notte di Amsterdam in Champions, la definitiva consacrazione dei gemelli del gol, io e Bobo. In appena tre giorni mi è cambiata la vita”. Una vita calcistica passata in quattordici squadre diverse, ma “Non avrei mai voluto lasciare la casacca juventina, i miei tifosi. Purtroppo sono stato costretto ad andarmene. Ma non ho nessun rancore, porto questa esperienza sempre nel cuore”. Parole forti, d’amore che allo stesso tempo celano sentimenti di rabbia e un pizzico di nostalgia. Concetti espressi senza peli sulla lingua in esclusiva a Calcio Gp, dove l’ex attaccante della Signora parla a cielo aperto, dalle vicende di campo fino ai segreti dello spogliatoio, passando per i forti contrasti con Moggi, dicendosi inoltre fermamente convinto che il prossimo mister a sedere sulla panchina della “sua” Juve sarà Mazzarri. E se lo dice lui…
SEI arrivato alla Juve insieme ad altri due attaccanti di un certo livello, Boksic e Vieri. Ti sei mai sentito come la classica “ruota di scorta”?
Assolutamente no. Se arrivi in una squadra come la Juve vuol dire che te lo sei meritato. In quell’anno sono arrivati tanti giocatori, tra cui Zidane e Montero, gente che ha scritto la storia di questo sport. Non vedevo l’ora di iniziare, avevo voglia di misurarmi in una realtà calcistica mondiale, il mio sogno fin da bambino. Sapevo che prima o poi avrei messo in mostra le mie qualità, non ho mai avuto dubbi.
QUEL gruppo era un perfetto mix di esperienza e gioventù guidato da un grande motivatore come Lippi. Forse è proprio lui il vero artefice dei vostri memorabili successi, confermi?
Sì. Il mister è il numero uno nella gestione del gruppo, sa motivare tutti e riesce sempre a farti sentire importante anche quando non giochi. Non è un caso se è diventato campione del mondo…Trattava tutti allo stesso modo e se aveva qualcosa da dirti non guardava in faccia nessuno. Questo è il suo stile. Uno stile vincente.
SEI stato protagonista assoluto di vari trionfi, offuscando spesso le gesta di grandi campioni come Del Piero e Zidane. Qual è la vittoria che ti è rimasta più impressa?
In appena tre giorni, da domenica a mercoledì, la mia vita è cambiata. Prima la spettacolare vittoria di San Siro (Milan-Juventus 1-6 06/04/1997) e poi il successo contro l’Ajax in Champions (Ajax-Juventus 1-2 09/04/1997). Non penso capiti spesso una situazione del genere, essere decisivi in gare così importanti.
LASCI la Juve, vai in prestito al Perugia e dopo un anno a Napoli ritorni. Poi nel 2002 vieni nuovamente ceduto. Sembra un film. Cosa è successo, perché ti hanno scaricato più volte?
La prima volta sono stato mandato in prestito al Perugia. Venivo da un infortunio e avevo voglia di giocare con continuità. Il fatto che ci fosse un allenatore come Mazzone a guidare gli umbri ha facilitato la mia scelta. Poi l’anno dopo sono stato ceduto al Napoli e alla fine della stagione Davide Lippi mi dice che suo padre mi rivuole a tutti i costi alla Juve. Non ci ho pensato un attimo. Ma purtroppo non è finita come speravo. Fosse dipeso solo da me, sarei rimasto a lungo. Invece sono stato costretto ad andarmene di nuovo al Perugia, dove nel frattempo si era deciso di puntare sui giovani e non avevo intenzione di ritornarci. Ho avuto discussioni molto accese con Moggi, non condividevo alcune sue scelte nella gestione del gruppo. La situazione era diventata insostenibile… Però non porto rancore, porto questa esperienza sempre nel cuore.
METTENDO un attimo da parte le questioni personali, cosa ha rappresentato per te il Direttore nel mondo del calcio?
Non si può negare l’evidenza, Moggi è stato uno dei più competenti. Non si comprano a caso i campioni a prezzi stracciati e poi si rivendono a peso d’oro...Se in Italia sono arrivati certi giocatori il merito è solo suo.
PARLIAMO ora della Juve attuale. Ogni anno sembra ripetersi sempre la solita storia, grandi aspettative ma scarsi risultati in campo. Perché?
L’organico di questa squadra rispecchia perfettamente la posizione di classifica attuale. Al massimo è una rosa da quinto posto, già il quarto è troppo. L’allenatore non ha grandi colpe, con gli uomini che si ritrova a disposizione fa quel che può. SI rimprovera a Marotta di aver acquistato tanti buoni giocatori ma nessun leader. Quali sono i nomi giusti sul mercato da cui ripartire, per ritornare ad essere competitivi? Si devono acquistare giocatori di livello internazionale se vuoi vincere. Un vero bomber, uno come Benzema ad esempio. Con lui il salto di qualità sarebbe assicurato. E si deve riscattare Aquilani, un elemento indispensabile. Tra Pirlo e Montolivo meglio tenersi lui.
CONFERMERESTI Buffon o pensi sia il momento giusto per cederlo?
In tal senso la scelta è stata fatta quando hanno prolungato il contratto di Storari. Penso siano entrati nell’ottica di cederlo. Ma ci sta, comunque, una decisione del genere. Dopo tanti anni passati in bianconero, è arrivato il momento giusto per prendere altre strade. Sia per il giocatore che per la società. Non ci vedo nulla di strano, anzi rientra nella logica del calcio.
IL giocatore-simbolo di questa società, Alex Del Piero, ha invece prolungato il rapporto con la “sua” Signora. Raccontaci qualche aneddoto curioso che vi ha visto protagonisti.
Con Alex scherzavamo sempre. Quando si è fidanzato con Sonia (Amoruso) tutti erano convinti che fosse mia sorella, dato che porta il mio stesso cognome. Forse qualcuno lo pensa veramente ancora oggi... Allora gli dicevo: Stai attento a non importunare mia sorella, lasciala stare altrimenti ti prendo a legnate.
INSIEME a Bobo Vieri eravate chiamati i “gemelli del gol”. La vostra intesa era molto forte, anche fuori dal rettangolo di gioco. Avreste potuto diventare una delle coppie più forti di tutti i tempi se lui non se ne fosse andato, sei d’accordo?
Sì, senza dubbio. Con Christian eravamo in totale sintonia sia dentro che fuori dal campo. Nei ritiri condividevamo la stessa stanza. Quando ho saputo che era stato ceduto all’Atletico Madrid non ci volevo credere…E’ successo tutto in poche ore, fino al giorno prima pensavamo solo ai successivi allenamenti. Ma ho capito subito che a certe cifre è impossibile dire di no, nessuno è incedibile. La sua cessione ha fatto da apripista al nuovo modo di intendere il calciomercato. Da lì in poi cominciarono a girare cifre sempre più alte.
CHE idea ti sei fatto di Farsopoli?
Lo stesso Vieri ha dichiarato più volte che Moratti e soci avevano predisposto un piano in passato per eliminare le grandi del calcio italiano, ovvero Juve e Milan, a vantaggio dell’Inter. Gli errori sono stati commessi, inutile nasconderlo. Ha pagato di più solo la Juve, questo è vero, però non si può dire che non è successo proprio niente. Gli scudetti tolti, comunque, è giusto che vengano restituiti, perché il team di Capello era uno dei più forti di tutti tempi e non aveva certo bisogno di particolari aiuti. Avrebbe vinto per altri sei, sette anni.
IL tifoso juventino si aspetta molto da Andrea Agnelli. Come giudichi al momento il suo operato?
E’ ancora presto per giudicarlo, però vedo che ci mette molta passione. Andrea ha sempre respirato l’aria vincente dello spogliatoio, lo vedevo spesso agli allenamenti. Sa cosa significa guidare la Juventus, non ha bisogno di consigli. Ha tutte le carte in regola per riportarla ai vertici.
RISPOSTA secca. Chi sarà il prossimo “fortunato” a sedersi sulla panchina bianconera?
Il popolo bianconero sogna un tuo ex compagno, Antonio Conte. Sono convinto che sarà Mazzarri il prossimo allenatore. Lascerà Napoli e ha tanta voglia di lottare per traguardi prestigiosi. Sarebbe il tecnico giusto nel posto giusto. Con il suo entusiasmo e la sua passione andrebbe a rivitalizzare un ambiente che negli ultimi anni ha il morale sotto i tacchi. Per quanto riguarda Antonio so che prima o poi allenerà la Juve perché è sempre stato il suo sogno. Ma per il momento può anche aspettare.
SEI stato messo fuori rosa dall’Atalanta. Che intenzioni hai per il futuro, vorresti continuare a giocare o sei proiettato a fare l’allenatore, il dirigente?
Diciamo che mi sono preso un anno sabbatico. Ovviamente non condivido la scelta dell’Atalanta perché ritengo che avrei potuto dare il mio contributo nella stagione in corso. Non ho ancora deciso cosa fare. Preferirei svolgere il ruolo di dirigente, mi si addice maggiormente rispetto a quello di allenatore.