SOTTOBOSCO - Superlega: quattrini e potere. Siamo solo alla dichiarazione di guerra (e non ci sono "buoni" e "cattivi"). In Italia c'è chi vorrebbe far fare ad Agnelli la fine di Giordano Bruno. John Elkann sostiene il cugino

20.04.2021 00:25 di Andrea Bosco   vedi letture
SOTTOBOSCO - Superlega: quattrini e potere. Siamo solo alla dichiarazione di guerra (e non ci sono "buoni" e "cattivi").  In Italia c'è chi vorrebbe  far fare ad Agnelli la fine di Giordano Bruno. John Elkann sostiene il cugino
© foto di Andrea Bosco

Siamo solo alla dichiarazione del conflitto. Che ci sarà. E che, come sovente è accaduto nei conflitti, potrebbe concludersi senza veri vincitori. Da tempo i club più ricchi (12 per ora) e blasonati del calcio mondiale, quelli che hanno vinto più titoli nazionali, europei e intercontinentali, quelli che hanno più tifosi nel mondo (ma anche quelli che hanno più spese e i cui costi di gestione sono in continuo aumento) alla “guerra“ si stavano preparando. La notizia l'ha sparata il “New York Times“ visto che l'advisor della Superlega di quelli che sono stati definiti “traditori“ è anche la più grande banca d'affari del mondo: J:P Morgan. Che sul piatto ha messo un prestito di 6 miliardi di euro. Il giro di economico complessivamente si aggirerebbe sui 7,5  miliardi. Cifre non comparabili con i due miliardi scarsi che avrebbero messo sul piatto i “fondi“ che  hanno scatenato l'ennesima guerriglia tra Lega e Federazione Italiana. Non paragonabili agli introiti che l'Uefa dal 2024  metterebbe a disposizione (con ampliamento a 36 squadre) dalla nuova Champions...

Contro la “sporca dozzina“ (che sta cercando altri tre partners da inserire in un lotto stabile di partecipanti, assieme ad altre cinque “invitate” ogni anno ) si è scatenato il preventivabile inferno.

A me l'idea non piace. Ma io sono un uomo del paleozoico che rimpiange quella che si chiamava Coppa dei Campioni: sono un sopravvissuto. Questo non significa che le ragioni in campo non siano variegate. Andrebbero esaminate. E non di pancia. Il passo è tale da escludere l'efficacia delle minacce. E appare superficiale ridurre  il tutto ad uno scontro tra gli “egoisti“  (fautori di  un calcio dove a prevalere siano gli interessi mercantili di pochi) e i “puri“ (sacerdoti di un calcio democratico). In questa guerra non ci sono vergini. Hanno torto i club “ricchi“ poco oculati nelle individuali gestioni e piagati da una pandemia che ha scassato i bilanci. Ma hanno torto anche i Palazzi: ciechi e sordi alle istanze di cambiamento .

La questione è di quattrini e di potere. Che tirino in ballo l'etica comuni cittadini e tifosi è sacrosanto. Che lo facciano i Palazzi ( che hanno truccato assegnazioni ed  elezioni è irricevibile. La levata di scudi dei media è stata unanime. Ma quei media – per restare all'orticello di casa nostra – dovrebbero interrogarsi anche sulle proprie responsabilità.  A cominciare da quella di aver tollerato un sinedrio che non ha mai messo mano alle riforme : specie sul tema elettivo delle cariche istituzionali. Che non ha mai elaborato un nuovo format di giustizia sportiva. Che  non ha mai riconsiderato una revisione della “ legge Melandri “ . L'unica riforma l'ha portata a casa Tavecchio : il Var .

Personalmente non mi schiero: osservo. E cerco d spiegare.

La patata è bollente, la posta in gioco è enorme. Ma evocare la “purezza“ di  uno “ sport“ che tale, da decenni più non è, appare risibile. Lo sport professionistico è business. Per alimentare il quale è indispensabile lo spettacolo.  E' così negli States per basket, football, baseball. E' così ormai per il tennis e per il nuoto. E' così nella Formula Uno . E' così nel golf. E' così nel basket continentale per l'Eurolega.  Qui non ci sono “buoni“ e “cattivi“. Anche se piace “venderla“ in questo modo. Alcune presunte anime candide pretenderebbero l'esclusione immediata dal campionato di Inter , Juventus e Milan: i “reprobi“ che fanno parte della cordata scismatica. Le tre sorelle, associate alla creme d'Europa (dal Real, al Barcellona, dallo United al Liverpool) rappresentano il 70 % del “tifo“ in Italia . Sono le società che hanno vinto più scudetti. Quando sento parlare di futura  “tirannia dei ricchi“ non posso dimentico che la tirannia da decenni è in atto. Con l'impensabile  di una società che per 9 anni di fila ha vinto il titolo . Cosa che non sarebbe accaduta in un campionato “allenante“: magari a 16 squadre. Come era. E come non c'è stato verso di ritornare. Il mercato notoriamente non ha anima: non è di destra e neppure di sinistra. E' il “mercato“ . Fingere non sia così è ipocrita.  Sono 12, per ora. Hanno detto no Psg, Bayern e Dortmund. Per ora. Ma lo Spartak di Mosca ha  fatto sapere di essere “disponibile“.  Sono affari. Nei quali, la regola , come scriveva Dickens, è una sola: “Fatela agli altri perché loro la farebbero a voi“. 

Ha scritto Mario Sconcerti che  nel super-campionato il piazzamento della Juventus sarebbe  tra il 6° e il 9° posto“. Concordo. Ma importerebbe davvero? Il titolo della Juventus pur dopo la sconfitta con l'Atalanta e la qualificazione alla Champion's a rischio - effetto Superlega -  si è apprezzato dell'17,85 %.  Andrea Agnelli è diventato inviso al mondo del pallone per la sua iniziativa. In Italia c'è chi vorrebbe bruciare l'eretico presidente della Juve  in piazza come Giordano Bruno. E c'è chi paventa disastri per gli affari della Real Casa. Ma anche gli juventini comprano Audi, Bmw e Mercedes.  Mi chiedo: è verosimile che una iniziativa del genere Andrea Agnelli l'abbia portata avanti senza l'assenso del cugino? L'azionista di maggioranza della Juve è John  Elkann. Qualcuno (facciamo la politica?) lo avesse dimenticato, la Juventus è una società per azioni. I suoi “ristori“ si chiamano “ricapitalizzazioni“ . Benché venga fatta passare per una guerra di “religione“ questa è una cruda  vicenda economica. Dove a contare è il business. Dove, come spiegava il senatore Evangelisti alla sua corrente andreottiana:  “Er più pulito c'ha la rogna“ .