L'IMBOSCATA - A tutto c'è un limite. Un uomo (confuso) solo al timone, inevitabile cambio di rotta a fine stagione. Allenatore, ds e presidente: rivoluzione. Elkann ha già un nome in testa. Calciopoli, Abodi chiarisca

Andrea Bosco ha lavorato al “Guerin Sportivo“, alla “Gazzetta dello Sport“, al “Corriere d'Informazione”, ai Periodici Rizzoli, al “Giornale“, alla Rai e al Corriere della Sera.
28.04.2023 00:25 di Andrea Bosco   vedi letture
L'IMBOSCATA - A tutto c'è un limite. Un uomo (confuso) solo al timone, inevitabile cambio di rotta a fine stagione. Allenatore, ds e presidente: rivoluzione. Elkann ha già un nome in testa. Calciopoli, Abodi chiarisca
© foto di Andrea Bosco

di Andrea Bosco

La stagione è questa: orrenda. La Juventus, massacrata dalla giustizia sportiva (vedremo se anche da quella ordinaria), sputacchiata da media e pubblica opinione (quando la Juventus avvierà cause legali per tutelare il proprio patrimonio? Il  titolo “Eurostangata“ frutto  di elucubrazioni di redazione è valso lo sprofondo di 7 punti del titolo in Borsa  in  solo giorno), messa alla  gogna da Gabriele Gravina, “avvelenata“  da Ceferin  ( contente prefiche del "calcio dei poverelli“ di aver appreso che la finale di Champion's del 2026 si giocherà negli Stati Uniti?), sputtanata da  politici e uomini di (pochissima) cultura, deve fare i conti anche con i millanta errori dei quali è stata costellata la sua annata.

Non vincere ci sta. Imbocchi una strada sbagliata e non riesci a correggerti. Trovi avversari più bravi e soccombi. I tuoi giocatori migliori sono vecchi. I giovani pagano lo scotto dell'inesperienza. Gli infortuni  sono una piaga che ti flagella. Paghi scelte sciagurate in fase di mercato:  sia per gli arrivi che per alcune cessioni. Ma a tutto c'è un limite . E se vai al Meazza e in 90 minuti (più recupero) confezioni un solo tiro in porta, significa che la gestione della squadra è stata sbagliata. Significa che  la tua idea di gioco è sbagliata. Significa che il tuo timoniere è confuso sull'onda da  cavalcare.

Io confermo quanto ho ripetutamente scritto: in una situazione che definire anomala è un eufemismo, Allegri (lasciato solo al timone) ha spremuto forse anche più di quanto era lecito attendersi. Certe situazioni pesano: nelle gambe, ma soprattutto nelle teste.  Ma è fuori di discussione, a mio modesto parere, che  a prescindere dal conseguimento di almeno il quarto posto in campionato  (alla vittoria in Europa League, confesso di non credere, non con questa squadra, non con questi interpreti, non con questo -non- gioco) a fine  stagione si imponga un cambio di rotta.

Allegri  arrivi a fine maggio: cambiare ora, in corsa, sarebbe una (nuova) idiozia, dopo le tante commesse.  Ma dopo si cambi. Si cambi con un altro allenatore. Con un nuovo ds, magari con un altro presidente. Per quanto bravo  il signor Ferrero  non può essere un funzionario il presidente della Juventus. Se Elkann non vuole spendersi in prima persona, deleghi a un uomo che sappia raccogliere il consenso. E il nome francamente è uno solo: Alex Del Piero. Mi risulta che  Elkann ci stia pensando. Ma che Del Piero abbia posto qualche condizione. Difficile che Elkann dia a Del Piero una delega in bianco. La Real Casa è una monarchia. E nelle monarchie comanda solo chi  regna. Ma un società di calcio è oggi un meccanismo complesso, dove  compatibilità economica, strategia di  marketing, ossatura tecnica vanno di pari passo. Domani alla Juventus dopo la tempesta (che probabilmente ancora non è terminata) servirà una  “quiete“  che possa ricompattare l'ambiente . La “quiete“ si chiama Del Piero. 

Non sarà facile trovare gli incastri giusti . Rinnovi e riscatti dei giocatori sono stati al momento bloccati . Comprensibilmente , considerato che non è chiaro, quale sarà la posizione in classifica e dal punto di vista giudiziario della società a fine stagione. 

Alla Juventus serve cambiare. Al calcio italiano, servirebbe un  vero repulisti. Un calcio italiano ancora governato da Gravina, con le sue strategie da sinedrio, incatenato al “carro“ di Ceferin, incapace  di esprimere vere riforme, è un calcio inevitabilmente destinato ad un fallimento più grande  rispetto a quello che sta già vivendo .  Ma  l'idea di potere di Gravina è quella di un satrapo. Che predica bene e razzola malissimo.  La storia d'Italia è zeppa di uomini inadeguati che si sono istallati al potere e non l'hanno più lasciato. Per brama del medesimo o per mero opportunismo.  Gravina potrebbe dirvi che lui “ha una missione da compiere“ . Ma sarebbe una menzogna . L'unica “ missione” alla quale da tempo Gravina si dedica è la conservazione del proprio “ particulare “ . 

Un calcio italiano che non abbia l'attenzione del ministro Abodi dopo le rivelazioni (sboccate , conviene rimarcarlo)  di Massimo Cellino alla trasmissione di Rai3  “Report“  è un calcio che si presta ai sospetti nei quali da decenni si dibatte. Il ministro si convinca: quelle rivelazioni, sono  materia da codice penale. E non c'è (eventuale)  prescrizione  che tenga .. Visto che nessuna procura italiana ha avuto nel merito ancora la decenza di muoversi, si muova il ministro Abodi : è un ministro della Repubblica . E ha il dovere di chiarire  questa  oscura  vicenda ai cittadini .  

Ho scritto, la scorsa settimana,  al presidente Giorgia Meloni. Insisto: Presidente, solleciti il suo ministro ad occuparsene   E' una pagina brutta del calcio italiano .