Lucio-Juve, quando il bianconero ti fa rinascere: ricordate Bonimba e Cannavaro?

03.07.2012 17:25 di  Gaetano Mocciaro   vedi letture
Lucio-Juve, quando il bianconero ti fa rinascere: ricordate Bonimba e Cannavaro?
TuttoJuve.com
© foto di Alberto Lingria/PhotoViews

La notizia di Lucio alla Juventus è l'ultima di una serie non lunghissima di passaggi da Milano, sponda nerazzurra a Torino, parte bianconera. Non lunghissima perché spesso, in questi casi ha detto bene alla Juventus, rivalutando giocatori che sembravano aver preso il sunset boulevard e che invece con la maglia della Juve hanno acquisito una seconda giovinezza. Ma andiamo indietro nel tempo, precisamente nell'estate del 1976: Roberto Boninsegna è il bomber dell'Inter, ha trascinato i nerazzurri a un campionato e ha vinto due titoli dei cannonieri: 113 gol in Serie A nei sette anni con la Beneamata. Poi, a sorpresa, lo scambio con Anastasi: "Pietruzzu 'u turcu" a Milano trapana l'acqua, "Bonimba", al contrario a 33 anni sorprende tutti. Non ci vorrebbe andare alla Juve, lui, nerazzurro dentro. Essere ceduto alla più grande rivale è vissuto dal giocatore come un vero tradimento, una rabbia che verrà trasformata in vendetta dallo stesso Boninsegna che al primo Juve-Inter segna ed esulta. Resterà tre anni a Torino, diventando il beniamino dei tifosi, segnando 22 gol in campionato e vincendo molto di più che in nerazzurro: 2 scudetti, una Coppa Italia e una Coppa Uefa, primo trofeo internazionale per la Vecchia Signora, allora composta da soli italiani.

Passano gli anni, ben dodici, e stavolta il passaggio di un grande nerazzurro alla Juve non porta agli effetti sperati: a 33 anni Spillo Altobelli, una vita spesa quasi solo all'Inter all'indomani dell'Europeo in Germania Ovest accetta l'offerta di Giampiero Boniperti. Ballerà, e neanche più di tanto, una sola stagione: poche presenze, soprattutto per motivi fisici e pochissimi gol, appena 4. Meglio il suo contributo in Coppa Uefa dove è fra i protagonisti nel trascinare la squadra fino ai quarti di finale: "Spillo" è decisivo nell'ottavo di finale contro i belgi del Liegi, segnando le reti decisive sia nella sfida d'andata che nel ritorno. Non basta per meritare la conferma. L'estate successiva torna da dove era partito, Brescia, prima di appendere gli scarpini al chiodo.

Siamo al 2004 e Fabio Cannavaro, dopo due anni così così all'Inter, condizionati dagli infortuni, e senza alcun titolo viene lasciato andar via senza troppi rimpianti in quello che si rivelerà uno dei più clamorosi autogol della storia nerazzurra: cessione alla Juventus in cambio del portiere di riserva dei bianconeri Fabian Carini. A Torino Cannavaro rinasce, ricompone con Thuram e Buffon un muro invalicabile che portò a fine anni '90 il Parma ad essere uno dei club più forti al mondo. Vince, anzi, stravince in Italia: due campionati in altrettante stagioni (prima che arrivi lo "Tsunami" Calciopoli a spazzar via tutto) e a fine anno alzerà la coppa del mondo da capitano e, ciliegina sulla torta, andrà a vincere il pallone d'oro (sebbene con la maglia del Real Madrid).

Ma l'asse Milano-Torino significa anche Aldo Serena, che l'Inter senza crederci troppo cede nel 1985, il giocatore fa in tempo a vincere Coppa Intercontinentale e campionato, salvo poi essere ricomprato dai nerazzurri, con i quali si toglierà la soddisfazione di vincere il campionato dei record del 1988/89, conquistando il titolo dei bianconeri. Atipico il passaggio di Dino Baggio, che la Juve compra dal Toro salvo poi prestare il giocatore ai nerazzurri per arrivare a Giovanni Trapattoni. Infine Cristiano Zanetti, un addio non dei più felici all'Inter e un accordo con i bianconeri già con 6 mesi d'anticipo, senza sapere che in quel lasso di tempo succederà il più grande terremoto calcistico che sconvolse la Vecchia Signora, che a gennaio era dominatrice del campionato e che si ritrovò, a luglio, a iniziare la preparazione per il campionato di Serie B.

Twitter: @gaemocc