LA PRIMA COSA BELLA

19.10.2017 11:45 di Caterina Baffoni   vedi letture
LA PRIMA COSA BELLA
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Sì, è vero: potrebbe essere più che lecito porsi delle domande sul perchè di alcuni giocatori schierati in campo piuttosto che altri, permesso e non concesso che qualcuno sappia perfettamente quale modulo schierare e quali giocatori adattarvi in mezzo al campo come chiara conseguenza. Ma la domanda, a questo punto, sorge spontanea: e le cosiddette "riserve"? Se è vero che lo scorso anno Madama sia stata spesso e volentieri accusata di aver "cileccato" alcuni degli appuntamenti più importanti, tra cui la finale di Cardiff, per una condizione fisica non idonea ma soprattutto per delle riserve non all'altezza della situazione, ecco che verrebbe spiegata la soluzione a determinate scelte sia nella partita di Champions di ieri sera contro lo Sporting, sia in quella di campionato contro la Lazio. Nello sport di squadra, specialmente se ti ritrovi a far parte della JUventus, ma anche in ogni ambito che richiede un team per raggiungere degli obiettivi, non è difficile ammettere l’importanza di avere buoni giocatori di riserva (o sostituti) che siedono in panchina. La Juve lo ha sperimentato troppo tardi lo scorso anno, pagandone dazio nei momenti clou della stagione.

Ogni squadra che vuole eccellere deve avere oltre ai giocatori chiave o per così dire i “catalizzatori”, anche delle buone sostituzioni di essi. 

Certo, contro la Lazio non è stata una goduria per gli occhi rivedere la linea difensiva con Buffon-Lichtsteiner-Barzagli-Chiellini-Asamoah, che sembra averci riproiettato alla Juve di cinque anni: privarsi contemporaneamente di troppa qualità come Pjanic, Dybala e Alex Sandro non ha giovato a Madama come sappiamo, ma se è vero che in una grande squadra chi sostituisce il "titolare" deve essere alla sua altezza, è più che lecito aspettarsi dal subentrato una buona prestazione. È altrettanto onesto, francamente, aspettarsi ciò in un palcoscenico importante come quello della Champions League. Questo è ciò che sta avvenendo tra le fila bianconere, e ieri il tutto si è palesato ulteriormente con lo schieramento di Sturaro da terzino destro, ad esempio. 

In una grande squadra avere determinati tipi di certezze è fondamentale. Nel breve periodo, sicuramente si possono realizzare delle cose meravigliose anche solo con poche persone in gamba, i cosiddetti "titolarissimi", i giocatori inamovibili su cui si modella il tipo di gioco, ma, se si vuole che una squadra faccia bene nel lungo periodo, si deve costruire una buona panchina e avere la certezza che nei momenti di difficoltà possa fare la differenza, e in certe partite è quanto mai opportuno avere delle risposte, che siano positive o negative.

Solo questa verità dovrebbe essere sufficiente a far sì che i membri della "prima" squadra non si preoccupino dei giocatori che subentrino, perchè una grande squadra senza una grande panchina, al momento opportuno, alla fine crolla. E questo lo si è sperimentato molto bene lo scorso anno.

Tornando alla partita di ieri sera, era quanto mai necessario allontanare i fantasmi della sconfitta rocambolesca di campionato e tornare a vincere, e così è stato. Perchè la Champions è così, non ti chiede di giocare bene ma di vincere, di presentarti all'appuntamento più importante della settimana per agguantare il massimo della posta in palio, indipendentemente dalla qualità di gioco espressa sul campo. Madama ieri è stata proprio questa ed era ciò che le si chiedeva: cinica e spietata, senza essere necessariamente bella e senza mai rinunciare ad attaccare e ripartire, aspettando e dettando il chiaro senso della serata vincere e basta. Il più delle volte si richiede alle nostre squadre di dar vita ad un gioco roboante, spettacolare e per certi versi circense, quello che riempie gli occhi di bellezza nei passaggi e nelle giocate, ma alla fine la domanda non può che sorgere spontanea: se non si portano a casa i tre punti, cosa te ne fai del gioco "spettacolare"? Se è vero che anche l'occhio vuole la sua parte, l'essenza dello scendere in campo per una squadra non può che non essere la vittoria. Vincere, non è essa stessa una forma di bellezza? Sì, è vero ieri sera la Juve non è stata esteticamente bella, anzi, a tratti decisamente brutta nei fraseggi e nei passaggi ingenuamente sbagliati, eppure ha saputo essere grande, soprattutto nel ribaltare il risultato grazie a quella giusta dose di voglia e rabbia nell'ottenere i tre punti con il cuore e la testa, e quelle di Higuain e Mandzukic sono stati esemplari. Del croato il gol decisivo, sul quel rettangolo verde avversario che era diventato l’area di un ring nell'attesa di sferrare il colpo decisivo del ko, dell'argentino invece, la grande caparbietà e la lotta su ogni pallone con la capacità di creare spazi laddove non ce n'erano. 

Alla fine di una partita sofferta e tirata, contro un avversario che nelle ultime 14 partite aveva perso solo col Barcellona, i bianconeri sono stati più convincenti in termini di determinazione, ostinazione, ferocia e caparbietà piuttosto che in precisione ed eleganza, perchè se è vero che si è sbagliata un’infinita quantità di passaggi, qualunque fossero i carati del piede da Cuadrado a Sturaro, l'obiettivo principale è stato raggiunto. Ed è questo quello che realmente contava. Un altro dato importante da sottolineare è che finalmente la Juventus ha avuto una reazione importante dopo la sconfitta dell'altro giorno da cui era reduce, ma soprattutto dopo lo svantaggio subito nel corso della partita, mentre fino a ieri, Madama ci aveva sempre abituati a spiacevoli sorprese dopo il gol subito. 

Questa volta, invece, l'orgoglio del "leone" ferito è venuto a galla, insieme alla personalità, alla testa alta dell'ultimo passaggio per reagire e ribaltare l'esito del match.

Certo, occorrerà inevitabilmente rivedere molti aspetti della partita di ieri inerenti ad esempio alla concentrazione e a quella frenesia nel cercare il gol a tutti i costi che il più delle volte spezza gli equilibri della squadra, e che dall'ultima partita cambia il risultato che non soffia via alcuni timori, visto che nel recupero del recupero lo Sporting arrivava ad un pelo dal pareggio. 

 A calcio si rivela sempre decisivo il più delle volte giocare col cervello, per superare l'avversario in astuzia anticipandolo di due o tre mosse, e non sempre la danza sul pallone fa la differenza. Il calcio, come la vita, è estetica è vero, ma dell’imprevedibilità, dell’imperfezione inconsciamente calcolata per generare il senso della partita. Il calcio è  il fascino delle cose storte, e l'unico senso reale che esiste nel concetto di bellezza è la vittoria, bella o brutta che sia., e la questione dunque è e resta una soltanto e va replicandosi nel tempo: la Champions non è un concorso di bellezza, ed essere brutti ma vincenti il più delle volte è quello che conta.