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NOCCHI: "La Juve U23 ha centrato i suoi obiettivi, felice di farne parte. Muratore quello più cresciuto, Nicolussi già pronto"

24.04.2019 11:00 di  Edoardo Siddi  Twitter:    vedi letture
ESCLUSIVA TJ - NOCCHI: "La Juve U23 ha centrato i suoi obiettivi, felice di farne parte. Muratore quello più cresciuto, Nicolussi già pronto"

Timothy Nocchi di mestiere fa il portiere e nella sua carriera non ha avuto altra squadra al di fuori della Juve. O meglio, il suo cartellino è sempre rimasto nelle mani della Vecchia Signora, ma lui ha girovagato per l'Italia e le categorie, con un solo obiettivo sempre fisso nella testa: parare. E vivere parando. Missione compiuta, tra alti e bassi, ma dopo l'esperienza al Perugia arriva l'occasione cui è difficile dire no: la Juve richiama alla base per far parte del progetto U23, la prima squadra B della storia del nostro campionato. Niente promesse di titolarità, ma un ruolo di guida per i più giovani, con ovviamente spazio anche in campo, dove i suddetti ragazzi hanno la precedenza. Comincia così un nuovo capitolo della sua vita, un ritorno a casa in una casa che in comune con la vecchia non ha più nemmeno l'indirizzo. E quasi alla fine della stagione (mancano due gare alla Juve U23, di cui una con la Pro Piacenza che sarà 3-0 a tavolino) l'estremo difensore classe '90 si racconta in esclusiva a Tuttojuve.com.

Qual è il bilancio di questa stagione? Cosa è andato bene e cosa poteva andare meglio?

Se uno guarda la Juve rispetto a quello che di solito è, siamo arrivati a metà classifica e qualcosa di più ce lo si poteva aspettare. Diciamo, però, che alla fine l'obiettivo era quello di valorizzare i ragazzi e io penso che da inizio anno a ora per tanti ci sono stati miglioramenti. Sotto quell'aspetto l'obiettivo è stato raggiunto.

Dal tuo punto di vista, invece?

Personalmente è stata una stagione diversa. Mi sono trovato a essere uno dei più vecchi, cosa che non mi era mai capitata a parte due anni fa al Tuttocuoio e la cosa ti responsabilizza. Il mio obiettivo poi è stato farmi trovar pronto quando chiamato in causa e sono abbastanza soddisfatto. 

Il rapporto con Del Favero, con cui ti sei alternato, com'è?

Con lui e con tutti gli altri ragazzi che vengono su come Loria c'è un bel rapporto. Sono bravi ragazzi, è giusto creare un rapporto più di amicizia possibile così da lavorare bene tutti quanti.

Qual è stato il momento più bello e quale invece il peggiore?

In partenza, vedendo i ragazzi in allenamento, devo dire che sembrava più facile. Vedendo le loro qualità che avevano, avevo pensato potesse essere più semplice. Poi quel periodo delle cinque sconfitte di fila è stato il più brutto. Personalmente il momento più bello direi l'esordio, perché abbiamo vinto, ho fatto una bella partita nonostante non giocassi da un po'. E' stata una bella soddisfazione.

Uno dei momenti chiave è stato senza dubbio quello del discorso di Andrea Agnelli...

Certo, senza dubbio. Quando un presidente come lui scende a parlare con dei ragazzi ti responsabilizza e ci ha dato quel qualcosa in più.

Al netto degli obiettivi raggiunti, c'è un po' di rammarico per i playoff?

I playoff sarebbero stati importanti e gratificanti. Potevi essere la mina vagante, andavi a giocarteli, poi magari potevi uscire anche subito, però eri lì e poteva succedere di tutto. Un po' dispiace.

Tu sei stato alla Juve in passato, quanto è diversa la Juve che hai ritrovato?

Io l'ultima volta che sono stato alla Juve era dieci anni fa. Quando ero qui allora era una Juve che cercava di tornare Juve. C'era stato Calciopoli, il mio primo anno vinsero il campionato, poi ci fu la retrocessione in B e poi due anni di A. Come ho detto era una Juve che cercava di tornare la Juve che è, ma con molta fatica. Questo nonostante avesse giocatori di tutto rispetto come Buffon, Del Piero, Trezeguet, Nedved. La Juve di ora invece è tra i top in Europa e con il nuovo centro sportivo, lo stadio, prima quando c'ero io si giocava al Comunale, si è stabilizzata su livelli altissimi. Direi che c'è una bella differenza.

Come ti sei sentito quando hai capito che avresti fatto parte di questo progetto?

Io anche se non giocavo qui sono sempre stato di proprietà della Juve, da quando ho 15 anni. Quindi tornare alla Juve da “vecchio” per un progetto come questo è stimolante e gratificante. Poi speriamo che prosegua. Questo progetto a me piace, poi vediamo come va, se è una cosa continuativa, però a me come situazione piace.

L'esistenza delle seconde squadre è importante nella crescita di un ragazzo? Se ci fossero state quando sei andato via tu, ti avrebbe aiutato?

Sicuramente dopo che sono andato via ci sono stati anni in cui ero in difficoltà per mille motivi diversi. Infatti ai ragazzi dopo la Primavera fare un anno così aiuta tantissimo. Allo stesso tempo, però, questo è un trampolino e poi è giusto che assaggino anche il calcio fatto di problematiche banali come allenarsi in un campo non al top o con il materiale risicato. Come primo approccio, però, le seconde squadre possono essere fondamentali.

Uscito dalla Juve, tu quali difficoltà hai incontrato?

Pronti via uscito dalla Juve sono andato in Serie D, mi allenavo sui sassi (sorride, ndr). E' importante capire che quello che hai qui non ce l'hai da nessun'altra parte. Ricordo difficoltà legate alle strutture, ma poi c'è anche il problema di cambiare metodi di allenamento ogni anno. Qui c'è un progetto chiaro, Filippi detta le linee guida e scalando le categorie hai la stessa impronta. Fuori ognuno ha la sua idea, tutto cambia.

Ti sei allenato in prima squadra quest'anno, così come in passato anche con Buffon, che impressione ti hanno fatto lui, Szczesny e Perin? 

Con Szczesny non mi sono mai allenato, ma ho avuto la fortuna di allenarmi con Perin e la differenza la vedi, si nota che è un portiere di tutto rispetto. Buffon, invece, ricordo che quando andavo in prima squadra e lui aveva il problema alla schiena e magari si allenava al 60% faceva comunque cose pazzesche.

Che ricordi hai di quei contatti con la prima squadra da ragazzo?

Era bellissimo. Avevo 17 anni, facevi il ritiro, la tournée con loro. Quando sei così piccolo però non apprezzi fino in fondo quello che vivi, ora lo prenderei diversamente. Penso sia normale, l'esperienza è questo.

Cosa ti senti di aver trasmesso come uomo oltre che come calciatore ai ragazzi?

Io ti posso parlare del gruppo portieri e spero di aver dato quell'impronta di persona seria, che si allena anche giocando meno, perché la precedenza va ai giovani. Spero di aver trasmesso serietà e costanza, poi spero di avergli dato anche qualcosa a livello tecnico.

Il rapporto con Zironelli com'è?

Il mister mi piace, in primis come persona. Si è creato un bel rapporto. Per lui non è stato facile perché hai a che fare con tanti ragazzi, poi durante la settimana qualcuno si allena con la prima, poi torna, poi la squadra è stata assemblata in corso d'opera durante il ritiro. Non è stato facile, c'è stato un periodo di difficoltà, ma ne siamo usciti rafforzati.

Senza nulla togliere agli altri, c'è qualche ragazzo che ti ha impressionato di più?

Tutti diranno Hans (sorride, ndr). Uno di quelli in cui ho visto il miglioramento maggiore da inizio anno è stato Muratore. Lui veniva da un infortunio al ginocchio ed ha avuto un miglioramento incredibile. Poi Hans sicuramente, lui è arrivato ed era pronto, lui è questo: forte e ok. Un altro che è maturato tanto è Coccolo. A inizio anno era più timido, ha preso sicurezza. Tutti comunque hanno avuto dei miglioramenti, cito solo quelli che ho notato maggiormente.