LETTERA DEL TIFOSO Francesco: "Notte di Coppe dei Campioni"

L’infinita tristezza che mi ha lasciato la finale di Champions League persa col Barcellona dalla nostra squadra, non deriva dal fatto, appunto, di averla perduta. Nello sport, si sa, si vince e si perde e il calcio non fa eccezione. Si possono fare recriminazioni su approccio iniziale, fortuna, arbitraggio, ma non è quello che mi rattrista. La delusione si è spenta poco dopo il triplice fischio dell’arbitro. Quello che mi ha profondamente fatto scivolare nello sconforto è stato proprio, nel prepartita, il vedere la Juventus entrare in campo per una finale di Coppa campioni. Come mai? Mi è passato davanti agli occhi tutto quel patrimonio di potenzialità che ci è stato rubato in questi anni. Mi sono passate davanti le finali di Champions 2007 Milan, 2008 Manchester United, 2009 Barca, 2010 Inter, 2011 Barca, 2012 Chelsea, 2013 Bayern, 2014 Real Madrid e ho pensato a quante occasioni ci sono state precluse da chi ha organizzato la criminale sceneggiata di Calciopoli. L
e risorse umane della Juventus attuale, stanno faticosamente risalendo il gap (aggettivo molto in voga ultimamente) con quella del 2006. Il paragone con i Buffon, Cannavaro, Thuram, Zambrotta, Emerson, Viera, Nedved, Camoranesi, Trezeguet, Del Piero, Ibrahimovic, Mutu di allora con i Buffon, Barzagli, Bonucci, Chiellini, Evra, Vidal, Pogba, Marchisio, Pereyra, Morata, Tevez, Llorente, di oggi, appare ancora sbilanciato in favore della squadra del 2006, per carisma, esperienza, età. Anche il paragone con il tecnico è (ancora) in favore di Capello rispetto ad Allegri, ma dove la differenza forse risulta più marcata è quella tra la dirigenza di Moggi, Giraudo e Bettega con quella, pur ottima di oggi, di Marotta, Paratici, Mazzia. Dove la Juve di oggi è sesquipedalmente superiore invece alla vecchia è nella Presidenza Agnelli rispetto ai giullari di corte del passato. Chi rifonderà noi popolo bianconero della privazione emozionale che, ragionevolmente, senza Calciopoli av
rebbe visto la Juve contendere le coppe in questi anni? Gli eredi di quella FIGC poi non mollano e sono particolarmente sensibili alle dichiarazioni bianconere lasciando nell’oblio quelle, anche gravi, di altri esponenti di club italiani. Tavecchio si sente chiamato in causa e in dovere di ribattere ad Andrea Agnelli che è grazie alla FIGC che la Juventus può giocare al calcio. Nella fiera delle ovvietà si può affermare che si respira perché c’è l’aria, che si nuota perché c’è l’acqua e così via. Ma si sa che Tavecchio è espressione del Blatterismo italiano dei Carraro, dei Bergamo, degli Abete e che vuol difendere ancora l’indifendibilità di una Federazione sputtanata e incapace di avere un minimo di credibilità, di onestà e di trasparenza.
Francesco Ribeca