TJ - Braghin racconta le Juventus Women: "Le nostre giovani sono la chiave per competere con le big. Gli obiettivi sociali e politici..."

13.02.2019 17:00 di  Edoardo Siddi  Twitter:    vedi letture
Fonte: inviato a Vinovo
TJ - Braghin racconta le Juventus Women: "Le nostre giovani sono la chiave per competere con le big. Gli obiettivi sociali e politici..."
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Stefano Braghin, Head of Academy Organizational Department and Juventus Women, in occasione del big match contro il Milan (ce ne ha parlato qui), ci ha aperto le porte del mondo bianconero, facendo il punto sugli obiettivi, le strade da percorrere per raggiungerli, i traguardi già tagliati e le difficoltà. Abbiamo suddiviso per argomento le sue parole, che permettono di avere un bel quadro sul momento attuale e sulla visione di futuro che che si ha dalle parti di Vinovo e Continassa. 

IL MOVIMENTO FEMMINILE - “Lo sbarco dei club professionistici nel calcio femminile è stato un acceleratore per portare ad avere questo movimento ad avere la considerazione che merita. Naturalmente le numeriche sono diverse, perché le storie sono diverse. Il calcio femminile è uno sport molto giovane con 23 mila tesserate, quindi è quasi normale che abbia delle difficoltà nel percorso. Però mi sembra che si stia intrapresa una strada fruttuosa. E l'impulso di tutti i club professionistici, ciascuno per quello che ha potuto dare, ha ottenuto quantomeno due scopi: da un lato ha dato credibilità a un movimento, le famiglie credono che il calcio femminile possa essere finalmente un'opzione per le loro bambine. Sicuramente a livello di organizzazione, di strutture, di professionalità messe a disposizione. Dall'altra ha dato visibilità a un movimento che, altrimenti, avrebbe faticato ad averla: benché la meritasse da tempo. Ora siamo in un momento in cui la divisione è stata costituita, ma non ha ancora una sua governance, in quanto l'assemblea elettiva è stata annullata a ottobre e mai più riconvocata e, quindi, siamo in attesa che ci sia questa nuova convocazione per poi chiudere il cerchio virtuoso che ci ha portati fin qua”.

IL GAP CON LE BIG D'EUROPA - “Il primo tema è abbastanza banale, ma alle volte le cose semplici sono quelle più vere: aumentando la base di calciatrici. In Italia abbiamo 23 mila tesserate e competiamo contro nazioni che ne hanno 300 mila, evidentemente scelta e qualità sono diverse. E' chiaro che il lavoro che abbiamo iniziato a svolgere con i settori giovanili, con le nostre 2003 e 2004 – che hanno iniziato un certo tipo di percorso – quando saranno pronte per la prima squadra, quindi tra 4-5 anni, avremo una base sicuramente più ampia. Perché poi in realtà, confrontandoci in Europa, ci siamo resi conto che non è tanto l'individualità, il problema è che la media delle altre squadre hanno un tasso tecnico più elevato. Quindi non sono le più brave a fare la differenza, ma è proprio la base. Perché quando in panchina ci sono otto ragazze più o meno dello stesso livello di quelle che giocano, noi in Italia abbiamo un gap con le top player (che sono 30-40) e le altre è ancora un divario molto ampio, quindi è difficile fare squadre che abbiano un valore medio alto. E questo sul lungo crea ancora una certa differenza. E poi, probabilmente, gioverebbe riuscire ad attrarre qualche giocatrice straniera di un certo livello che possa fare da traino ancora alle nostre squadre. Perché ciò non accade? Perché essendo dilettanti, abbiamo un tetto salariale che in questo momento non ci consente, qualora lo volessimo, di assicurarci delle calciatrici che in questo momento ci devono accompagnare fino a quando non saranno pronte le nostre piccole”.

TETTO SALARIALE - "Cambiare le cose? Ci stiamo lavorando, è generato da uno status dilettantistico, qualcosa che non dipende non solo dalla federazione ma dal CONI. Nessuno sport femminile in Italia è professionistico, entriamo in ambito di politica sportiva, sicuramente ci sono delle vie per alzare la competitività attingendo dall’estero, quantomeno fino a quando non arrivano le nostre. Non per esterofilia, noi siamo forse la squadra più italiana, abbiamo quasi tutta la nazionale, credo nei blocchi italiani e questa sarà sempre una squadra italiana, però ci sono momenti e situazioni in cui il supporto di un’atleta straniera diventa fondamentale per essere competitivi, sperando che lo sia sempre meno ma oggi è così".

POLITICHE – "Il rapporto con le altre società è molto buono, sostanzialmente perché ad oggi secondo me gli obiettivi sono comuni, non ci sono ancora argomenti che ci dividono. Non so se è qualcosa di strategico perché in questo momento stiamo condividendo gli stessi obiettivi e non so cosa accadrà quando gli obiettivi saranno diversi. Però se devo portare l’esperienza di questi mesi c’è grande condivisione anche con club non professionistici che partecipano al campionato di Serie A. In questo momento secondo me uno aiuta l’altro, diamo grande importanza ai club dilettantistici perché l’allargamento della base è fatto da loro, che sono più capillari nei territori, loro hanno bisogno della visibilità che portiamo noi. Oggi c’è un circolo virtuoso che se sarà completato dalle istituzioni che lasceranno che la FIGC sia da traino al movimento di punta, Serie A e Serie B, e la Lega Dilettanti faccia un lavoro faccia un lavoro straordinario come può fare a livello capillare con i comitati regionali e provinciali, si potranno bruciare i tempi. Se si rientra in logiche politiche per cui ci sono contrapposizioni tra dilettanti e professionisti e diventa una battaglia di potere e non di campo, rischiamo. Siamo ancora una fase in cui si potrebbe ancora frenare. Dobbiamo essere cauti. Le condizioni ci sono tutte, sarebbe un vero peccato".

ASPETTI SOCIALI – "Lanciare segnali positivi è cruciale. Solo tramite il processo di integrazione delle diversità e di tutte le forme di discriminazione si riesce ad accreditare il calcio femminile. L’obiettivo finale è arrivare a dire che c’è solo un calcio a prescindere da chi lo pratichi. Nella vita non ci sono, razze, né divisioni, né discriminazioni. E’ funzionale per arrivare a dire: la Juventus fa calcio. Lo fanno i bambini, le bambine, lo fa la prima squadra maschile e femminile. E’ un po' l’idea delle grandi istituzioni nazionali. Il calcio è per tutti, il calcio è uno solo. Per arrivare li qualche barriera devi tirarla giù ed è più facile che quelle barriere le tiri giù chi queste barriere le vive sulla sua pelle. Nel calcio femminile qualche barriera c’è ancora di percezione e discriminazione. Non tanto sulle persone ma sul concetto di chi può praticare questo sport o del fatto che se lo praticano le donne sia un sport diverso. Tutti guardiamo la finale dei 100 metri delle Olimpiadi e consideriamo quella che vince una donna velocissima e ci diciamo ‘Mamma mia come va forte’, se vediamo una di calcio femminile diciamo ‘mamma mia come tirano piano’. Eppure stiamo sempre vedendo calcio femminile. Tirano piano rispetto ad un uomo ma fanno altre robe. Non ho mai sentito dire che la Pellegrini nuota piano perché gli uomini vanno più forte. Diamo tutti che è una scheggia come lo è. Non capisco perché la Bonansea è lenta perché prendiamo Douglas Costa come riferimento. Le donne non tirano piano, tirano forte perché lo fanno le migliori al mondo".

BRAND – Le atlete straniere riconoscono la Juve, la storia di questo club, credo che la Juve rappresenti un club ed una certa filosofia di fare sport e vincere. La disciplina, il lavoro, il sacrificio sono valori abbinati al nostro brand a prescindere dal valore sportivo che è molto alto. Riconoscono che siamo la Juve e riconoscono all’Italia di essere un paese di calcio. Anche chi viene da posti dove il calcio femminile è molto evoluto riconosce nell’Italia una conoscenza del calcio, siamo un paese di calcio a prescindere da chi gioca. Poi qui c’è un’organizzazione tattica che non trovano nei loro paesi”.

ORGANIZZAZIONE – "In questo momento abbiamo una divisione autonoma. La società ci ha dato la possibilità di avere un dipartimento femminile slegato e autonomo perché ha peculiarità diverse. Ci hanno dato dignità e parità di ruolo importante dopo un anno di vita. Abbiamo un dipartimento dedicato che dipende da me. Era un’idea che avevamo come progetto e si è concretizzato quest’anno. Il dipartimento femminile ha vita propria ed è la testimonianza di quanto la società tenga a questo progetto". 

TV – "I diritti sono centralizzati, la Lega ha il rapporto. Da quello che sappiamo il contratto con Sky è biennale. La mia aspettativa è buona anche perché i riscontri sono molto buoni. La Lega ci comunica i dati, anche se non sono ufficiali, l’audience è alta per le partite dal calcio femminile, talvolta superiore a quelle del calcio maschile. La sensazione è che si vada in quella direzione. Le TV sono il nostro detonatore".

PRIMAVERA – "Credo molto in questa squadra, mi sono trovato a fare scelte sulla squadra scegliendo una rosa ridotta perché gli ultimi posti, non in ordine di merito ma numerici, devono essere i posti lasciati alle più brave del settore giovanile. Abbiamo una rosa di 18 giocatrici sostanzialmente perché da 19 a 22 per me devono essere i posti lasciate alle più brave del settore giovanile. Sennò è inutile che io racconti che facciamo questa cosa e poi metta dei tappi per cui loro non vedono mai il campo, sarebbe incoerente. Credo molto in questo. Bellucci, 2001, ha già esordito in Serie A, così ha fatto Bragonzi, prima della fine dell’anno potrebbe farlo anche qualcun altro. In Coppa Italia abbiamo spesso attinto dalla Primavera. Se noi auspichiamo una cosa e poi siamo i primi a non applicarla sarebbe ipocrita. Tenete conto che nel femminile ad oggi è ancora semplice che una ragazza della primavera trovi spazio perché i livelli non sono ancora così alti. Con un po' di coraggio si può tranquillamente fare questo. Noi in rosa abbiamo tre ’99, una 2000, una 2001. Non sono preoccupato, dico sempre che l’unica differenza che conosco nel calcio è tra calciatori bravi e meno bravi. La differenza tra vecchi e giovani ce le costruiamo noi per fare le conferenza stampa, ma in realtà un giocatore è bravo oppure no. Se poi sono bravi i giovani meglio. Io vengo da un calcio semplice, credo sia tutto più semplice di come in realtà la facciamo. Se è brava e giovane ben venga".

SCOUTING – "Dal punto di vista nazionale un po' ci appoggiamo alla struttura del maschile e delle scuole calcio che incontrando settimanalmente nei campionati provinciali e regionali. Giocando a squadre miste ci segnalano le bambine che giocano. Siamo ancora in una fase di scoprire la bimba che gioca, non quella brava tra quelle che giocano. Le nostre squadre femminili che fanno campionati maschili sono prime in quasi tutti i campionati. Hanno un anno in più e vincono sempre. In Italia facciamo così. Vediamo tutte le rappresentative nazionali, i centri federali, poi quando ne restano 5-6 da scegliere possiamo prendere solo una ragazza fuori regione sotto i 16 anni perché siamo dilettanti Quest’anno abbiamo preso una ragazza della Roma, si chiama Musolino che è del 2003. Cerchiamo di fare delle scelte. Nel maschile ne hai 10 da scegliere da 14 a 16 anni. E’ diverso. Su dieci due le puoi sbagliare, una…I miei anni migliori sono quelli in cui ho sbagliato meno, non ho mai fatto tutto giusto, se mi dai una possibilità sola non mi aiuti molto. All’estero per la prima squadra cerco di andare io ma sono tutti viaggi mirati nel senso che so le posizioni dove potrei avere necessità. I nomi li conosciamo, adesso andrò a Cirpo una settimana".

OSTACOLO - “Oggi come oggi l'obiettivo principale è riuscire a lavorare sempre più in modo professionale con le giuste tempistiche. Noi oggi a volte avremmo cose da proporle, ma è difficile con un campionato di sole 22 gare e perdiamo ancora tanto le ragazze per le Nazionali. Vorremmo più continuità nel lavoro, che viene interrotto quasi ogni mese da dei raduni. E il calcio alla fine è partita e per quanto tu lavori un campionato con 22 partite è poco. Anche nell'allestimento della rosa, perché in 22 partite se tutte stanno bene come ci auguriamo rischi di avere ragazze che non trovano un'opportunità”.

NUOVO IMPIANTO - “Dopo la prima stagione pilota, dove era difficile fare ipotesi, abbiamo visto che si è consolidata l'affluenza ed è bello. Ad oggi, però, non c'è un progetto concreto e specifico di stadio dedicato alle ragazze o all'Under 23. Che l'esigenza stia montando, per fortuna, è abbastanza evidente. Come sempre la società farà le dovute valutazioni. Per il momento per i big match siamo costretti a fare un trasloco momentaneo perché Vinovo ha una capienza limitata e sarebbe un peccato togliere ai tifosi la possibilità di vederci. Fortunatamente poi abbiamo tifosi ovunque andiamo”.

TIFOSI - “Ci seguono dappertutto, hanno un ottimo rapporto con le ragazze alimentato dai social. Non abbiamo alcun rapporto diretto con loro come società, sono assolutamente autonomi. Sono molto calorosi, ovunque andiamo li abbiamo trovati e li ringraziamo tantissimo, anche perché non è sempre facile seguirci. Ormai tra l'altro vengono da tutta Italia, sappiamo che anche contro il Milan verranno da tutta Italia a seguirci. Si sta creando una bella tifoseria sana, e ne abbiamo bisogno”. 

BILANCIO - “Quanto costa la sezione Femminile alla Juve? Il giusto (ride, ndr). Non saprei quantificare perché per fortuna tutta una serie di cose per noi non sono un costo perché utilizziamo quello che già utilizzano le altre strutture, nel senso che il settore medico è a disposizione, la scuola è a disposizione. Il J College dall'anno scorso è una scuola mista e l'anno scorso c'è stata la prima maturata, Cantore”. 

TORNEI GIOVANILI - “Viareggio? Abbiamo dato piena disponibilità, ma non abbiamo ancora informazioni. Altri tornei per il settore giovanile? Mi ricollego a quello che dicevo prima, nella primavera scorsa abbiamo fatto alcune amichevoli contro il Lione e pareggiato 1-1 e perso 1-0. E parliamo della più grande squadra europea. Questo dimostra che quando le bambine iniziano con noi le partite si giocano pari. Oggi sei lontano nelle prime squadre per tutto quello che ho detto prima. E quelle bimbe lì saranno quelle che giocheranno contro il Lione tra 10 anni e oggi finisce 1-1, quindi immagino non ci sarà più quella differenza. Noi abbiamo dei gruppi giovanili veramente forti. Il gruppo delle 2004 credo sia il più forte in Italia e stiamo già fornendo 10, 12 ragazze alle varie Nazionali. Sarà che io la mia esperienza qui l'ho fatta nel Settore Giovanile, quindi l'ho pensata da lì, però abbiamo molta fiducia in questo progetto”.

PROGETTO DI BASE - “Dal punto di vista del femminile c'è una piccola differenza quando parti. Le bimbe magari arrivano da realtà dilettantistiche e c'è una conoscenza leggermente inferiore dei fondamentali individuali. Quindi i primi tempi sono per dare questo tipo di concetti, che poi nel femminile servono di più, essendoci meno potenza e meno forza. Io ai tecnici del settore giovanile non di sistemi di gioco, ma concetti. Le giocatrici della Juventus sono giocatrici coraggiose, chi difende dove perde la palla, si aggredisce alti, la miglior difesa per noi è tenere la palla in una zona di campo dove non ci sono pericoli. Questi per noi sono i concetti, che ogni gruppo e allenatore può interpretare a seconda delle necessità e delle qualità, perché se tu in un gruppo hai un numero 10 fantastico sarebbe folle imporre di non utilizzarlo. L'importante è perseguire quei concetti che abbiamo chiesto, poi a fine anno vediamo dove siamo arrivati: qualche allenatore ha aggiunto dei pezzi, qualcuno ha fatto un po' di fatica, anche se la qualità dei gruppo ovviamente è determinante. A differenza del maschile, non avendo molta scelta, i gruppi del femminile sono gruppi molto più diversificati nel valore individuale. Nel maschile bene o male hai tutti bravi e puoi proporre certi esercizi, nel femminile, siccome siamo 23.000 e non 300.000, nel reclutamento prendi la bimba che ha la passione per giocare, ma non è detto abbia già la qualità per fare certe cose. Salendo, le 2004 che sono con noi da un po' di anni, fanno più o meno le stesse cose del maschile”.