SOTTOBOSCO - Juve linciata. Da decenni c'è chi sparge fango e veleni: c'è un colpevole. Poco da sorridere, la storia (lurida) si ripete. Occhio alle narrazioni a senso unico. Napoli come Donauhe, Signora come Bogart. Giù il cappello per...

Andrea Bosco ha lavorato al “Guerin Sportivo“, alla “Gazzetta dello Sport“, al “Corriere d'Informazione”, ai Periodici Rizzoli, al “Giornale“, alla Rai e al Corriere della Sera.
08.05.2018 00:03 di  Andrea Bosco   vedi letture
SOTTOBOSCO - Juve linciata. Da decenni c'è chi sparge fango e veleni: c'è un colpevole. Poco da sorridere, la storia (lurida) si ripete. Occhio alle narrazioni a senso unico. Napoli come Donauhe, Signora come Bogart. Giù il cappello per...
© foto di Andrea Bosco nella foto di Mariangela Me

NARRAZIONE? LINCIAGGIO

Io non sorrido. Non tanto per le proteste dei tifosi del Napoli: insuperabili per creatività. Non per il rosario di recriminazioni da parte di chiunque affronti la Juventus. Non per le litanie di questo o quel giornalista sulla cui abilitazione professionale l'Ordine di categoria dovrebbe aprire inchieste. Non per le carte bollate degli azzeccagarbugli. Non per le inchieste “pecoraie“. Non per il rammarico di tanti osservatori (neutrali?) che avrebbero gradito un finale diverso nell'assegnazione dell'Oscar.

 Non sorrido perché la storia si sta ripetendo: lurida .

La matematica ancora non ha assegnato. Ma “virtualmente“ il titolo ha un padrone. Sempre lo stesso: da sette anni. Mancano due gare, il vantaggio in classifica è di sei punti. Ne basta uno per l'aritmetica. Per la logica neppure quello. E' improbabile che la prima in classifica si suicidi.

Potrei sorridere, in fondo. Panta rei: tutto scorre. Dovrebbe essere la norma.

Non lo faccio. Perché nulla scorre nel calcio italiano. Perché il linciaggio mediatico al quale dopo Inter – Juventus è stata sottoposta la squadra di Allegri continua ad essere immondo. C'è chi da decenni sparge fango e veleni. Un clima mefitico. Un'aria da Skeleton Canyon, là dove si arrese Geronimo con i suoi diciannove sbarbini. Obiettivo: giustificare i fallimenti, (economici e sportivi), delegittimare i successi altrui.

Il problema in realtà è filosofico: chi non sa perdere, difficilmente riesce a vincere. Mai veramente, persino quando alza un trofeo.

Se punti alla refurtiva, se esponi il grisbi, non sai perdere. E le tue sconfitte sono destinate a continuare.

In materia, qualcuno, ha maturato esperienza. Ma il calcio è come la scuola: abbondano i ripetenti .

Il problema è la “narrazione“.  Su “Il Corriere della Sera“, Giampiero Timossi,  chiude il suo pezzo sul Napoli con la citazione: “Come afferma un cowboy di un film di Ford: fra la verità e la leggenda è sempre la leggenda a farsi preferire“.

Vero: la leggenda spesso si perpetua nella menzogna.

 La frase riferita non la pronuncia un “cowboy“ . La pronuncia (“No, senatore, non pubblicherò questa storia: qui siamo nel West dove se la leggenda diventa realtà, vince la leggenda“) ne “L'uomo che uccise Liberty Valance“, un giornalista.

Il direttore dello “Shinbune Star“ che si rifiuta di pubblicare la confessione di James Steward, nei panni di un senatore degli Stati Uniti. L'uomo che “non“ aveva ucciso Liberty Valance, bandito spedito viceversa al creatore all'immancabile John Wayne. Il giornalista si chiama, non a caso, Peabody come  George Foster Peabody magnate nel cui nome, dal 1941, negli Usa assegnano un premio, tra i più prestigiosi, nel settore della comunicazione.

Tradotto: occhio alla stampa, il messaggio di Ford. Occhio alle “narrazioni“ . 

E' delicato il mestiere del giornalista.

Mario Sconcerti ha spiegato alla “Domenica Sportiva“  che la bulimia della Juventus nasce da Calciopoli. Dalle sue “colpe“: pagate. Benevento nel club, Mario. 

Fame, dico io, nata anche dalle colpe - prescritte e impunite - di altri.

E (caso unico al mondo nella storia del calcio) da un trofeo confezionato con materiale da imballaggio, mai vinto e tuttavia esposto in bacheca. Definito con scherno “il più bello“ .

La fame come conseguenza di una “narrazione“ a senso unico. In pochi hanno scritto la verità. In pochi hanno ammesso di aver assecondato (in buona o cattiva fede) il “sentire popolare“.

 Spiega (in “Tutti gli uomini del presidente“) Gola Profonda a Robert Redford: “Io non amo la stampa. Non ho simpatia per superficialità ed inesattezza“ .

Superficialità ed inesattezza: nel migliore dei casi. Questo mestiere si può fare in molti modi. Professionalmente: rischiando. Superficialmente: senza verificare l'attendibilità delle fonti. Oppure “barando”. Come spiegava  Arnold Bennet: “I giornalisti dicono una cosa che sanno non essere vera, nella speranza che se continueranno a scriverla abbastanza lungo, diventerà vera“ .

Se pensate che il campionato si chiuderà con Juventus – Verona, come minimo non avete memoria .

Mi levo il cappello davanti al campionato del Napoli. Mi levo il cappello per il lavoro di De Laurentiis, quello di Sarri, quello della squadra. Hanno ottenuto plauso e consenso. Ma per vincere non basta essere belli.

Troy Donauhe era un attore bellissimo. Il protagonista di “Scandalo al sole“ . Una mascolinità  californiana. Divo: mai grande attore. Humphrey Bogart non aveva fisicità, fumava come un turco e beveva come una spugna. Ma era magnetico: un grandissimo attore. Un gigante del cinema .

Mutuando una celebre battuta di Bogart pronunciata sul set de “L'ultima minaccia“ e diventata di culto: “E' la Juve, bellezze: la Juve. E voi non potete farci niente. Niente!“ .

Sei punti di vantaggio a due giornate dal termine. In mezzo alla bufera delle polemiche. Forse  neppure i giocatori della Juventus riescono a sorridere. Per rispetto degli avversari. E perché hanno altro cui pensare.

 Sono stanchi, non stanno giocando benissimo, qualche cosa di importante hanno lasciato a Madrid. Ma sanno come si arriva “fino alla fine“ . Mercoledì a Roma si giocheranno l' ennesima finale di Coppa Italia. Cercheranno di onorare con una vittoria anche questa competizione. Poi torneranno sullo stesso terreno di gioco contro la squadra che in questo momento pratica probabilmente il miglior calcio del campionato: la Roma di Eusebio Di Francesco.

Alla Roma serve un punto in chiave qualificazione Champions. Un punto consentirebbe alla Juve di festeggiare sette giorni dopo nel proprio stadio, la conquista del settimo titolo consecutivo.

Questa sì, leggenda. Autentica. 

Chapeau al Napoli. Ma giù il cappello per la Juventus di Max Allegri, di Andrea Agnelli, di Beppe Marotta, di Pavel Nedved, di Fabio Paratici, di Gigi Buffon, capitano di un vascello che come il bastimento di Hornblower ha affrontato cento tempeste uscendone a volte con le vele strappate, ma sempre in linea di galleggiamento, sempre con munizioni pronte per i cannoni .

Loro e le centinaia di persone che ogni giorno per la Juventus, lavorano. Per continuare a regalare sogni ai milioni di tifosi sparsi nel mondo. E per cementare quella che ogni benedetta domenica viene diffusa dagli altoparlanti dell'Allianz: la storia di un grande amore .

Ci sarà tempo per riflettere sulla Juventus che verrà. Su cosa serva per migliorarla. Su chi resterà e su chi andrà. Su chi ringraziare.

Sapete come la penso. C'è ancora un'ora di sole. E del lavoro da fare .