La Juve prima di tutti, dietro tutti quanti. Stagione finita? Niente scudetto, sbugiarderebbe la linea del “vinti sul campo”. Champions e non solo: tocca alla UEFA dettare la linea

31.03.2020 00:00 di  Ivan Cardia  Twitter:    vedi letture
La Juve prima di tutti, dietro tutti quanti. Stagione finita? Niente scudetto, sbugiarderebbe la linea del “vinti sul campo”. Champions e non solo: tocca alla UEFA dettare la linea
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Storia vecchia, cari lettori. La Juventus si muove prima del tempo, prima delle istituzioni, sicuramente prima delle concorrenze. Le altre 19 di Serie A litigano attorno all’ineluttabile, i bianconeri si muovono e trovano un accordo per ridurre gli stipendi: club e calciatori, voto 10. Stop a polemiche, dietrologie, trattative fuori da questo mondo. Ora è il momento di andare avanti: di questi 90 milioni (ipotetici, ma non entriamo in dettagli tecnici) la Vecchia Signora può destinare una parte a un fondo di solidarietà per club e giocatori meno ricchi: dopo lo scacco matto, sarebbe confermare la propria superiorità, a livello di struttura e strategie. Indicare la strada che poi gli altri possono seguire. Storia vecchia, appunto.

Superato l’inghippo calciatori, una diatriba stucchevole e lontana dalla dolorosa realtà di oggi, adesso tocca alla UEFA, signori miei. Oggi (martedì) ci sarà una riunione dei segretari generali: Nyon ha già battuto qualche colpo, ora deve darci una linea. Dello scudetto abbiamo scritto più volte, soffermiamoci un altro po’. Ci pare che anche Andrea Agnelli la pensi così: vincerlo ora, a due terzi della stagione, non avrebbe senso. Se non si tornerà in campo, meglio annullare tutto, arrivederci e grazie. I tricolori vinti a tavolino la Juventus può lasciarli perdere, e se così andasse (ci auguriamo di no, ma è difficile che vada diversamente) dovrebbe fare di tutto per non vedersi assegnato questo scudetto monco. Sconfesserebbe una linea societaria molto chiara, criticabile o condivisibile a seconda del punto di vista: se conti scudetti vinti sul campo ma che altri non ti hanno assegnato, porti fino alle estreme conseguenze questa filosofia.

Sullo scudetto, come pure sulla Champions, sulla stagione che non è e su quella che sarà, dicevamo, tocca alla UEFA esprimersi. Ai campionati nazionali va data libertà e priorità, come è già successo. Però Ceferin e i suoi devono fissare dei paletti. Perché, in Italia e non solo, ne stiamo sentendo di ogni. Tornare a giocare a giugno per esempio. Chiudere a fine luglio, ancora. Tutto si può fare, per carità. Ma siamo sicuri che avrebbe senso un’annata conclusa a luglio, poi un paio di settimane di riposo e subito via con l’altra stagione, fino a un Europeo zeppo di giocatori a quel punto esausti? È una domanda che la UEFA deve porsi. Basta scegliere un tempo limite entro cui si può ripartire, uguale per tutti, e farlo una volta per tutte. Una piccola certezza in un mare di inquietudine. I calciatori possono fare gli straordinari? Certo che sì. La domanda è se ne abbiamo davvero bisogno. La Champions, invece, pare andata: se si giocherà con gare secche non sarà la stessa, e comunque è una possibilità abbastanza ridotta in questo momento. D’altra parte, siamo onesti: in questi giorni strani, lontani dalla vita vera, aspettiamo di vedere cosa ci riserverà domani. Ma non certo per scoprire chi farà gol.