Gli eroi in bianconero: Fabio CANNAVARO
Approdato in riva al Po grazie a un colpo di genio di Moggi, che scambia Fabio col portiere Carini, diventa protagonista assoluto della difesa bianconera. Nella prima stagione, Fabio non perde una partita; incassa 38 presenze e segna anche 2 gol. Gli acciacchi e le mediocri prestazioni di Milano sono definitivamente alle spalle.
Poco prima della fine del campionato, Cannavaro è protagonista di un documentario durante il quale è ripreso a iniettarsi dei medicinali, in una trasferta europea del Parma. Grosso scalpore si leva fra l’opinione pubblica. La Juventus, com’è solita fare, si stringe attorno al giocatore, i tifosi bianconeri sostengono a gran voce quello che è diventato il loro idolo. Cannavaro non risponde alle polemiche e la domenica successiva, contro il Bologna, segna la rete di apertura con un perentorio colpo di testa.
Nella stagione 2005-06 la Juventus ha il compito di confermarsi e lo fa alla grande. Ancora uno scudetto con Fabio sempre protagonista. Sul campo la Juventus merita la vittoria, ma lo scandalo Calciopoli colpisce nel profondo il club bianconero che è costretto a rifondare il proprio staff dirigenziale e ripartire dalla Serie B.
«Ci hanno tolto sulla carta due scudetti, ma le emozioni e la gioia che abbiamo provato in quei due anni non ce le possono togliere, come le medaglie che ho a casa. Anche perché, chiunque andasse in campo, sapeva che eravamo noi la squadra più forte. Essere alle Juventus è stata un’esperienza fantastica a livello lavorativo: è bello arrivare il primo giorno in uno spogliatoio e sentirsi già a casa. A me è capitato così. Alla prima partita che giocai venne il massaggiatore a chiedermi da quanti anni fossi lì, perché ero già molto integrato. Ho avuto la fortuna di ritrovare Thuram, Buffon, Del Piero. E poi quella di giocare con Nedved, Trezeguet, Camoranesi, Ibrahimovic. Non capita tutti i giorni. A Torino si è visto il miglior Cannavaro; il primo anno ho giocato 38 partite su 38, il secondo 36 e ho segnato 4 gol. In quegli anni eravamo troppo forti, era bello vederci giocare».
Fabio, però, segue da lontano, anche se ne è profondamente colpito, queste vicende. Lui è in Nazionale con Marcello Lippi per il campionato mondiale tedesco. Al termine della vittoriosa manifestazione, segue Fabio Capello a Madrid. «Il Real Madrid – spiega in conferenza stampa – è la squadra dove tutti i calciatori vorrebbero giocare almeno una volta nella vita. A questo punto della mia carriera era probabilmente l’ultima occasione che mi si presentava. Non potevo rifiutare».
Peccato che, solo un mese prima al termine della festa scudetto, avesse giurato eterna fedeltà alla Juventus! «Avevo detto alla società che non avevo alcun problema a restare in Serie A anche con una penalizzazione di 50 punti, anche perché la mia famiglia ed io stavamo benissimo a Torino.
Altrimenti, dissi di prendere in considerazione altre offerte. Il giorno dopo arrivò quella del Real Madrid».
Il finale dell’anno 2006 è da incorniciare, in novembre vince il Pallone d’Oro a Parigi, votato dai giornalisti, e in dicembre è incoronato a Zurigo con il Fifa World Player, votato da allenatori e capitani delle nazionali di tutto il mondo. Tutto questo nonostante il non esaltante rendimento con le Merengues. Nella classifica del Pallone d’Oro, precede il suo grande amico Buffon, che avrebbe, probabilmente, meritato il premio. «Non sta a noi decidere chi deve vincere, l’ha deciso una giuria che ha scelto me; però, se ho vinto io, è merito anche suo, perché qualche errore che ho fatto al Mondiale me lo ha coperto lui».
Ritorna alla Juventus nell’estate del 2009: «Mi aspetto di trovare sicuramente un’altra Juve, ci sarà da lavorare ma questo non mi spaventa, metterò il massimo impegno e la professionalità. Se il tifoso va al campo applaude se gli piace quello che vede e fischia se non gli piace. Il mio obiettivo è vincere, altrimenti cosa torno a fare? Principalmente voglio mettere un’altra stella, tutti sanno che quegli scudetti li abbiamo vinti sul campo, però io penso che l’obiettivo più grande sia puntare a vincere».
La stagione, invece, si rivelerà molto deludente per la Juventus e per lo stesso Cannavaro. La squadra bianconera, pur avvicendando l’allenatore Ciro Ferrara con il più esperto Alberto Zaccheroni, si piazza al 7° posto in campionato ed è eliminata nel girone di qualificazione della Coppa Campioni.
Sempre criticato dai tifosi, che non gli hanno mai perdonato di non aver seguito la squadra in serie B, Fabio colleziona vere e proprio figure indecorose al pari di quelle della squadra. Ogni avversario, anche il meno dotato, lo sovrasta sia fisicamente sia a livello di corsa evidenziando in modo netto l’avvicinarsi della fine della carriera.
Al termine del campionato annuncia il suo trasferimento a Dubai. «Dopo l’anno che ho passato è giusto cambiare per me e la mia famiglia. Tornare a giocare dopo in Italia? No. Ho 37 anni e non ci penso più. L’esperienza all’estero ti arricchisce, l’ho già fatta. Di sicuro mi mancherà la Nazionale. Penso il segno di averlo lasciato comunque. È sempre qualcosa di speciale. Quando scendo in campo e canti l’inno ti senti un paese alle spalle. E non nego che l’annata alla Juve mi abbia segnato. Quando parti per vincere e poi le cose non vanno in un certo modo dispiace. E credo che abbia segnato anche altri. Ma non parliamo di sindrome-Juve qui in Nazionale. Questo lo escludo».
I suoi numeri: 126 presenze, 7 reti e 2 scudetti vinti.