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Gabetta racconta Kean: "Fuori categoria per le giovanili, era il prototipo dell'attaccante del futuro. Allegri lo gestirà al meglio. Nicolussi? Merita il meglio"

01.09.2021 11:30 di  Mirko Di Natale  Twitter:    vedi letture
ESCLUSIVA TJ - Gabetta racconta Kean: "Fuori categoria per le giovanili, era il prototipo dell'attaccante del futuro. Allegri lo gestirà al meglio. Nicolussi? Merita il meglio"
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

"La Juventus ha ripreso un buonissimo giocatore, giovane, che è cresciuto lì. Ho sempre pensato potesse essere il prototipo dell'attaccante del futuro, mai avrei immaginato di vederlo lontano da Torino due anni fa. Moise è tornato a casa". Pensieri e parole di Claudio Gabetta, ex allenatore del settore giovanile bianconero, che racconta in esclusiva ai microfoni di TuttoJuve.com il Moise Kean che ha conosciuto nell'U15 nazionale:

Moise è tornato a casa, ma probabilmente non è più lo stesso giocatore di un paio d'anni fa. Quale è il tuo pensiero?

"Penso che Moise sia un patrimonio italiano e della nazionale. Da quanto visto nelle partite osservate dalla televisione, le esperienze all'estero lo hanno migliorato soprattutto sotto l'aspetto tattico, dell'intensità e della partecipazione al gioco. A Torino tornerà un ragazzo più equilibrato e maturo che potrà dare una grossa mano. Per me possiede tutte le carte in regola per potersi guadagnare il posto da titolare. Ho molta fiducia in lui".

Grande fiducia, ma le aspettative? Sono alte e basse?

"Le aspettative sono quelle che si possono avere per un ragazzo di 21 anni, per cui dovrà avere il tempo di sbagliare come tutti gli altri. Da parte sua mi aspetto la responsabilità di chi conosce il valore di un club del genere e la disponibilità ad accettare ancora i consigli di chi è più esperto di lui".

Da Allegri che lo fece esordire a Bologna nel 2016 ad Allegri che lo schiererà titolare nella Juventus di quest'anno.

"Allegri, come pochi altri, è in grado di gestire questi talenti giovani e possiede la giusta capacità per farli rendere al massimo. Il giorno dell'esordio con gol a Bologna ero ancora in società, lo ricordo ancora bene quel momento. La rosa bianconera non è cambiata tantissimo rispetto a due anni fa, Moise avrà la fortuna di poter avere degli esempi come Bonucci e Chiellini che lo potranno aiutare in campo e fuori".

All'Everton ha deluso le aspettative, al Psg pur facendo bene non è riuscito a guadagnarsi la conferma. Gli ultimi due anni lo potrebbero un po' condizionare?

"La verità è che non lo conosco più, nel senso che non ho più da tempo contatti con lui. Spero possa sfruttare al meglio la grande occasione sia nella Juventus che in nazionale, perché Allegri e Mancini credono nelle sue capacità. Ora dipende tutto da lui".

Facendo un passo indietro al Moise che hai conosciuto, che ricordi hai di lui?

"Sono stato il tecnico di Moise nell'U15 nazionale, era sotto età per cui giocava con i ragazzi più grandi di lui. A metà stagione era stato aggregato al mio gruppo, l'ho allenato per qualche tempo prima del grande salto negli Allievi Nazionali. La sua bravura gli aveva consentito di saltare direttamente due categorie, ma in me non c'era alcuna sorpresa. Sotto l'aspetto tecnico era una spanna sopra i suoi coetanei, stupiva per velocità ed abilità in fase offensiva. La decisione della Juve era semplice: farlo giocare con i più grandi per metterlo un po' in difficoltà e vedere come reagiva. Con i fatti è poi riuscito a dimostrare di essere al di sopra della media".

Che tipo di consigli aveva bisogno il giovane Moise?

"Cercavo di abituarlo nei vari ruoli dell'attacco, perché è un attaccante moderno che può giocare ovunque. Bravo nell'uno contro uno e nell'attaccare la profondità, gli dicevo di insistere sulla reazione alla palla persa, di non abbattersi quando le cose non andavano bene. Lo spronavo a partecipare alla fase difensiva della squadra, perché a quest'età è l'aspetto più difficile da insegnare ad un ragazzo. Vedendolo oggi, Moise è molto migliorato".

Quale era il giudizio tecnico su di lui?

"Ho sempre pensato fosse un giocatore che poteva far gol in qualsiasi momento della gara. Ha sempre fatto la differenza in tutte le categorie giovanili che ha affrontato, bisognava semplicemente accompagnarlo nel calcio degli adulti. La Juventus lo ha fatto nel migliore dei modi, non si poteva avere a mio avviso un miglior percorso di crescita differente da questo".

E tra l'altro, in quella squadra U15 c'era anche Hans Nicolussi Caviglia. Vero?

"Esatto, tra l'altro lui e Moise erano molto amici e legati a Grabbi. Pur essendo un ragazzino, Hans era molto sensibile, serio, maturo, sempre disponibile agli allenamenti e dimostrava la professionalità di un adulto. E' raro trovare queste qualità in quella fascia di età. La speranza è che possa ritrovare la continuità giusta per imporsi nel panorama italiano. La corsa è del centrocampista, certo, ma la finalizzazione è sempre stata di un attaccante. Gli auguro il meglio".

Tornando a Kean, forse non tutti sapranno che iniziò le giovanili nella Torino granata.

"Per convincerlo a lasciare il Torino nel periodo in cui il regolamento lo consentiva è stato fondamentale il lavoro del responsabile dell'area base Gigi Milani. Il suo primo punto di riferimento è stato Grabbi che aveva definito in un'intervista come un secondo padre".

Ti abbiamo visto nell'U18 del Parma fino a pochi mesi fa, per quale motivo sei andato via?

"Sono stati tre anni bellissimi, ho costruito ottimi rapporti e mi sono trovato davvero alla grande. Penso sia stato il momento giusto per salutarci con il Parma che ha legittimamente scelto altri profili per le mie categorie ed io ho preso un po' di tempo per capire un po' che fare nel futuro. E' stato un orgoglio aver contribuito a formare allenatori e giocatori, penso a Traore, Rinaldo, Camara, Balogh e tutti gli altri dal futuro senz'altro radioso".

Si ringrazia Claudio Gabetta per la cortesia e la disponibilità dimostrata in occasione di questa intervista.