Per la serie 'A volte ritornano', Paolo Ziliani su Calciopoli: "E alla fine la Juventus pugnalò Lucianone"

22.06.2011 19:00 di  Matteo Pambianchi   vedi letture
Fonte: Blog di Paolo Ziliani
Per la serie 'A volte ritornano', Paolo Ziliani su Calciopoli: "E alla fine la Juventus pugnalò Lucianone"
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© foto di Micri Comunication

E' tornato a parlare di Calciopoli il giornalista di Mediaset Paolo Ziliani e lo ha fatto dalle pagine del suo blog paoloziliani.it. Ziliani, noto ai più per le "Pagelle" del posticipo domenicale in onda su Controcampo, ha voluto dire la sua sugli ultimi sviluppi del processo napoletano che vede chiamato in causa Luciano Moggi e la società Juventus. Ecco le parole del giornalista:

"E alla fine la Juventus pugnalò Lucianone"

Dopo l'avvocato Zaccone, che nel 2006 chiese per la Juve la B con penalizzazione, ecco l'avvocato Vitiello che a Napoli, invece di rivendicare l'innocenza del club, dice: "Tutta colpa di Moggi, paghi lui le decine di milioni di risarcimento"

Domanda da un milione di dollari: che differenza c'è, secondo voi, tra l'avvocato juventino Zaccone che ai tempi del processo sportivo di Calciopoli chiese ed ottenne per la Juventus, come sanzione equa, “la retrocessione in B con penalizzazione”, e l'avvocato juventino Vitiello che oggi, al processo penale di Calciopoli, ha sostenuto, alla presenza del direttore della comunicazione di casa-Juve, Claudio Albanese, che la Juve non può essere chiamata a risarcire danni a chicchessia perché la colpa fu tutta di Moggi, dirigente che non aveva, a suo dire, poteri di rappresentanza? Secondo noi, nessuna. E a nostro avviso, così come fu clamoroso il riconoscimento di colpa di cui la Juve, nella persona dell'avvocato Zaccone e con la benedizione della società, si fece carico nel 2006 per evitare sanzioni più pesanti – che avrebbero portato al fallimento e alla sparizione del club -, non meno stupefacente è stata l'uscita dell'avvocato Vitiello che ben lungi dallo sbandierare l'innocenza dei comportamenti societari ha praticamente detto: “Non dovete prendervela con la Juventus, prendetevela con Moggi”. Per la cronaca: la Juve, al processo di Napoli, deve difendersi dalla richiesta di risarcimento-danni avanzata da svariate parti civili come Atalanta (68 milioni di euro), Brescia (36 milioni), Bologna (53 milioni), Victoria srl (la società di Gazzoni Frascara proprietaria delle azioni del Bologna, 32 milioni), Salernitana (che ha chiesto un risarcimento provvisionale di 450 mila euro in attesa che sia il tribunale a valutare il danno). Inutile dire che in caso di condanna, l'esborso di denaro rischia di essere rovinoso; e così il club bianconero, per non saper né leggere nè scrivere, ha scelto d'imboccare la via più diretta. Non quella di dire: “sono innocente, non ho commesso nulla d'illegale e ve lo dimostro”, ma di avvisare: “se qualcosa di illegale è stato commesso, per favore presentate il conto a Moggi. La Juve non c'entra”.

Vi proponiamo, a seguire, il resoconto stenografico del passo relativo a Moggi tratto dalla difesa dell'avvocato Vitiello. Che a un certo punto ha detto: “Veda Presidente, la società non può rispondere per un eventuale fatto di un suo collaboratore o dipendente, in questo caso Moggi, né per responsabilità diretta né indiretta. Moggi non aveva poteri di rappresentanza della società pur essendo direttore generale e quindi non poteva agire quale rappresentante; quindi eventuali danni non possono essere imputati alla Juventus proprio per la carenza del rapporto organico. In alcun modo questi fatti che si assumono illeciti sono stati commessi nell'esercizio delle funzioni del DG della Juventus, che erano di coordinare i dipendenti, trasmettere direttive e curare che l'esecuzione delle stesse venisse effettuata nell'interesse della società. Ne deriva la stretta interpretazione della norma che non permette alcuna estensione. E allora, se questa è la situazione, se non è possibile ritenere che possa sussistere responsabilità della Juventus per fatto di un proprio dirigente, nessun fatto può essere addebitato alla società che ha sempre vinto sul campo per propria forza e nessun bisogno aveva di commettere fatti che portassero utili, al punto che la squadra aveva dato alle Nazionali che si contesero in finale il Mondiale del 2006 l'ossatura di entrambe le Nazionali”.

Mica male, no? La Juventus, in pratica, sostiene che il compito del direttore generale Moggi era essenzialmente quello di “coordinare i dipendenti”: per esempio, chiedere a Secco se aveva controllato la posta e al dottor Agricola se aveva visitato Tacchinardi. Altro non doveva fare, per cui se un giorno, a Moggi, saltò in mente d'inaugurare una serie di cene con Bergamo e Pairetto e di fornire loro schede telefoniche non intercettabili, fu una sua iniziativa non dovuta, e cioè un fatto che “non può essere addebitato alla società che ha sempre vinto sul campo”. Per capirci: ad Atalanta, Brescia e Bologna che le chiedono i danni per le malefatte di Calciopoli, la Juventus non ribatte dicendo: “Non vi devo nulla perché non ho fatto nulla di male”, ma risponde: “È stato Moggi. Chiedete i danni a lui”. Edificante, non c'è che dire.

A questo punto la domanda è: se siamo arrivati a questo punto, e cioè a un punto talmente basso – moralmente parlando - da far scattare persino in noi una sorta di solidarietà nei confronti di Luciano Moggi, che bisogno c'era, in questi 5 anni, di piagnucolare, strepitare e stracciarsi le vesti per la Grande Ingiustizia di Calciopoli come hanno fatto tutti alla Real Casa, da Blanc a John Elkaan ad Andrea Agnelli, con una pervicacia e una cocciutaggine degne di miglior causa? Che bisogno c'era di protestare per i due scudetti cancellati e per la crudeltà del Palazzo?

La verità è una sola: l'avvocato Zaccone, che nel 2006 chiese ed ottenne la serie B con penalizzazione, fu un benefattore della Juventus. Che di malefatte ne aveva combinate a iosa al punto che oggi, davanti al conto – salatissimo - presentato dalle vittime, cerca di salvarsi in corner. E se di solito si usa dire “paga Pantalone”, stavolta la Juventus propone una variazione sul tema. Paga Lucianone".