Tacchinardi: "Non smetterò mai di ringraziare la Juve, una scuola di vita. L'Avvocato manca a me e a tutti. Moggi difendeva la società dallo strapotere milanese. Prandelli il mio modello"
Il quotidiano "Brescia Oggi" ha realizzato una bella intervista all'ex centrocampista della Juventus, Alessio Tacchinardi, oggi allenatore degli Allievi del Brescia. Ecco le sue dichiarazioni, raccolte dal giornalista della testata lombarda Vincenzo Corbetta:
Tacchinardi, all'inizio i suoi Allievi perdevano in continuazione. Ora si stanno riprendendo.
Vero, e non è stato facile. Innanzitutto bisogna far capire che cosa è il senso di appartenenza. I ragazzi hanno la fortuna di giocare per una società come il Brescia, da qui sono partiti in tanti. Lavoro con promesse del '96, un'età delicata. Devono comprendere che serve una certa mentalità per emergere. Serve l'esempio.
E come gliel'ha dato?
Abbiamo lavorato dal 27 al 31 dicembre, ininterrottamente. Tutte le mattine alle 10, senza eccezioni. Io avrei potuto andarmene a Dubai, come hanno fatto in tanti, o al caldo. sarebbe stato facile lasciarli liberi. Invece ai miei ragazzi ci tengo. Voglio che passi il messaggio che con il lavoro, con la maggiore conoscenza di sè e degli altri si può migliorare.
Cosa la fa più arrabbiare?
Come giovani di talento lavorino in modo superficiale. Ne ho visti tanti, in questi anni, bruciarsi solo per la poca voglia di sacrificarsi.
Sembra di sentire parlare uno che è stato per una vita alla Juventus e ne ha assorbito la mentalità vincente.
Non smetterò mai di ringraziare la Juventus, è stata una grande scuola di vita. Mi ha lasciato l'esempio di come comportarsi sempre: poche parole, tanti fatti. Una mentalità che ho ritrovato qui a Brescia. In tante società conta più l'apparire che la sostanza. E poi a Torino ho incontrato certi personaggi...
Se si dice Juve, non si può non partire dall'Avvocato Agnelli.
Mi ha voluto bene, gli ho voluto bene. Manca a me, a tutti. La prima volta che lo incontrai era a Villar Perosa. Quell'anno tra i nuovi, oltre a me, c'era Ciro Ferrara: lui era un giocatore già affermato, io un giovane che arrivava dall'Atalanta. E l'ultimo giocatore che la Juve aveva preso dall'Atalanta era stato Magrin.
L'erede (ehm...) di Platini.
Esattamente. L'Avvocato, quando arrivò davanti a me, mi disse: "Caro Tacchinardi, dall'Atalanta abbiamo sempre preso buoni giocatori. Spero però che lei non sia come Magrin". A 19 anni parole del genere dette da un personaggio simile mettevano pressione.
Ma Agnelli era un personaggio così carismatico?
Sì. Un carisma autentico, reale. Le sue battute potevano segnarti, dopo la partita veniva negli spogliatoi, di calcio ne capiva tantissimo. Dopo un'espulsione, mi disse: ehi, alla Juve non si pratica la boxe. Impareggiabile.
E Moggi?
È il dirigente più preparato che abbia mai incontrato. Lo sento ancora spesso, aveva un fiuto sui calciatori come nessuno, davvero. Alla finale dei Mondiali 2006 tra Francia e Italia, 8 giocatori sui 22 in campo erano suoi.
E Calciopoli? Perchè un dirigente innegabilmente così bravo era colui che tirava le fila del calcio italiano? Che bisogno aveva? La Juventus, quella Juventus, era comunque la più forte.
Credo che abbia fatto certe cose per un solo motivo: difendere la Juve dallo strapotere delle Tv milanesi. Moggi, per me, era e resta una persona che di calcio capisce.
Se la sentisse Corioni. Il Brescia da Calciopoli è stato solo daneggiato e in modo pesante.
Io al presidente voglio bene davvero. E sono contento di essere di nuovo al Brescia.
Il suo modello da allenatore?
Prandelli, senza dubbio. L'ho avuto negli Allievi dell'Atalanta, mi ha voluto alla Primavera, promosso capitano e portato in prima squadra. Si vedeva già allora che sarebbe arrivato al top per le idee, per il lavoro sul campo, per il modo di pensare e stimolare i giocatori. Dà sempre la sensazione di uno che riesce a stare al di sopra di tutto: delle polemiche, dello stress. Nonostante abbia allenato in una piazza calda come Firenze e ora sia il ct della Nazionale, in una nazione popolatata essenzialmente di commissari tecnici. Un allenatore e una persona al di sopra della media.
Anche Prandelli è stato alla Juve. Poche parole, molti fatti.
Appunto.
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