La Stampa - Superstiti e nipoti di Boniperti: è la Juve formato Europa

Un giovane non fa Primavera, ma un po' di allarme sì, dentro la Juve che stasera all'Olimpico sfida il Salisburgo per l'Europa League e per restarci, senza 15 giocatori. «Diciamo che ci sarà un bel turn over - prova a scherzare Gigi Del Neri - e la squadra sarà un po' modificata. Anche se tanta sfortuna, a questi livelli, non l'ho mai vista».
Qualche speranza, fino all'ultimo, resta per Momo Sissoko, convocato nonostante un affaticamento muscolare; nessuna chance invece per Felipe Melo, pure impiombato nei muscoli da terzo più utilizzato in campionato. Il brasiliano sarà a posto per domenica, contro il Cesena, ma stasera meglio non rischiarlo. In mezzo, allora, spunterà in ogni caso Manuel Giandonato, 19 anni da poco meno di un mese, dei quali 12 minuti passati con la maglia dei grandi addosso: esordio l'anno passato a Livorno, e sei minuti contro lo Sturm Graz, nei preliminari di Europa League. Regista con la postazione davanti alla difesa, ha calcio di lunga gittata, che Del Neri aveva già annotato. Preso dalle giovanili del Pescara nel 2004, s'è fatto quattro anni di Juve e ora è uno dei leader della Primavera. In panchina, avrà altri sette compagni baby, compreso Filippo Boniperti, 19 anni pure lui, la metà trascorsa con i colori bianconeri, fin dagli esordienti. Anzi, fin dalla nascita, con le radici nella Storia, visto il nonno Giampiero. Esterno offensivo, ha segnato nell'ultima uscita della Primavera, vittoria con l'Empoli. Qualche minuto da derby, o qualcosa in più, potrebbe toccare a Marcel Buchel, 19 anni, austriaco di Feldkirch, che bene aveva fatto durante la preparazione estiva con la prima squadra. «Prima o poi tocca a tutti - ha aggiunto ieri il tecnico bianconero - e sarà importante per verificare questi ragazzi». Da gran predicatore della Uefa ne sarà entusiasta Re Michel Platini, che se la vedrà dal vivo.
Sarà comunque un prototipo di Juve. Se Sissoko non ce la dovesse fare, Marchisio verrà dirottato al centro, e bisognerà innestare un altro giovane, o a sinistra o in difesa, sempre nel quartiere sinistro. Dove comunque pare destinato Simone Pepe, che a San Siro ha offerto un buon collaudo. Anche se Del Neri non vuole esagerare con il mito dei sopravvissuti, e di certo non ha gli incubi: «Tanto se fossi nervoso - ha sorriso ancora - dormirei solo meno. Non è che giochiamo con undici ragazzini, due possiamo anche buttarli dentro: abbiamo comunque in campo campioni d'Italia e campioni del mondo. E poi vent'anni sono sufficienti». Darà una mano riavere Milos Krasic, che dentro la Red Bull Arena salvò i bianconeri, entrando nella ripresa: «Lui è sempre carico - ha raccontato l'allenatore - ha preso la batosta e ha pagato dazio, si deve solo abituare a questo tourbillon». Che è il calcio italiano. «Spero mi cambi la partita come ha fatto a Salisburgo».
Mutua assistenza è attesa anche da Amauri, nonostante una stagione fin qui da tre gol in dieci partite, e soprattutto tanti infortuni: «Non ha mai fatto 40 gol, e io da quelli non lo giudico. Anzi, per come sta giocando, per me ha fatto 20 gol: ci ha aiutato ad andare avanti in Europa League e ora deve recuperare, facendo gol o facendoli fare». Senza ansia, come non ne ha Del Neri. Questione di equilibrio. Mentale, in attesa del fisico: «Per noi è sempre un esame, una battaglia, ogni sera: ma siamo forti e fortificati dagli ultimi risultati, e abbiamo anche un equilibrio psicologico che ci fa stare sempre con i piedi per terra. E così dovrà essere per tutto l'anno». Stasera, di più.