Corsera - Rivoluzione in campo
Su Corsera si parla di rivoluzione in campo. Si cambia. Tutti. O quasi. Quattro delle prime sei classificate dell’ultima stagione hanno oggi un altro allenatore. Ma c’è di più. C’è una mutazione di idee, uomini, strategie. Soprattutto strategie, nel senso proprio di sistemi di gioco. La tattica. Il modo di provare ad arrivare in porta, di cercare il gol. È la rivoluzione della serie A, che si trasforma perché è costretta farlo. Ed è una trasformazione reale, profonda, radicale. Perché a insegnarlo è la storia stessa, quella vera: per ribaltare la dittatura, l’unica soluzione è la rivoluzione. Ma che la serie A si appresti a vivere una stagione di svolta lo dimostra ancor di più il fatto che qui pure i dittatori si stiano preparando a un anno zero. Le altre cambiano per riprendersi il futuro e, per farlo, l’unica strategia è provare almeno ad avvicinarsi alla Juve cannibale degli otto scudetti filati. La Juve dei dittatori cambia perché gli otto scudetti consecutivi non le bastano più.
Perché quello che ha non le basta più. Nel caso di Madama, la spinta al cambiamento arriva però solo in parte dall’ossessione della Champions. C’è di più, occorre andare oltre per capire la ragione reale della rivoluzione bianconera, che è prima di tutto ideologica. Rispetto alle solide garanzie allegriane, Sarri offre almeno sulla carta l’idea di un’altra Juve. Che sia anche un brand, che dia una certa immagine di sé. Commercialmente più efficace, anche. Perché e Coppe Italia non basta più. Si passa così dal 4-3-3 variabile di Max al 4-3-1-2 di Maurizio. Ricchezza e qualità della rosa gli consentiranno diverse soluzioni, ma l’idea di partenza prevede Ramsey trequartista alle spalle di Cristiano e Dybala. La filosofia è chiara: ricerca del risultato attraverso il gioco. Una tendenza, questa, che coinvolge ogni big europea. Stile marcato e riconoscibile, prima di tutto. Sempre e comunque. Fin qui la sfida della Juve. Ora la sfida alla Juve.