Calcagno (AIC): "Top players costretti a stagioni interminabili da 72 partite, dobbiamo capire qual è il punto di non ritorno"

Calcagno (AIC): "Top players costretti a stagioni interminabili da 72 partite, dobbiamo capire qual è il punto di non ritorno"TuttoJuve.com
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di Giuseppe Giannone

Intervenuto a "Radio Anch'io lo Sport", Umberto Calcagno, presidente dell'AIC, si è soffermato nuovamente sul calendario troppo pieno di impegni per i giocatori professionisti: "Il problema non è Milan-Como a Perth, ma top player costretti a stagioni interminabili da 72 partite. Questa situazione non li mette nelle condizioni migliori di esprimere il loro talento e soprattutto incide sulla loro salute. I dati e le ricerche che abbiamo fatto anche noi di Assocalciatori con FIFPRO evidenziano che non sono solo le tante partite, ma sono le partite così ravvicinate, i cosiddetti back to back. Dopo la quarta-quinta partita di fila senza cinque giorni di recupero, si susseguono infortuni che incidono anche tanto, come abbiamo visto nello scorso campionato. Infortuni che incidono non solo sulla salute dei ragazzi ma anche sullo spettacolo.

Il nostro campionato, che convive con problemi di futura sostenibilità, ha una presenza negli stadi migliorata notevolmente. Questo è il segnale più bello, che dobbiamo rincorrere. Ma non dimentichiamo che le supercoppe all'estero risalgono ai primi anni Duemila, non è una novità. I calciatori ormai si sono abituati a giocare e a viaggiare di più. Ma dobbiamo capire qual è il punto di non ritorno. E questo purtroppo non lo stabiliamo noi con la Lega, non è sotto il nostro dominio.

Sappiamo benissimo quanto sono aumentate le competizioni internazionali: Mondiale per club, il Mondiale allargato della prossima estate. Sarà difficile contrastare questa tendenza, perché le nuove risorse sono concentrate su quel tipo di competizione. Ci preoccupa preservare la salute dei giocatori, ma anche il nostro campionato nazionale. Ricordiamoci che 14-15 club di Serie A vivono dei diritti tv interni, così come la Serie B e la Lega Pro.

Riduzione degli ingaggi con meno partite? Non si tratta di ridurre impegni e ingaggi, ma di sedersi tutti quanti attorno allo stesso tavolo. Oggi purtroppo l'atteggiamento della Fifa, che con la Lega Serie A abbiamo citato in giudizio in sede europea per abuso di posizione dominante, è qualcosa di molto forte. C'è il massimo organismo all'interno del nostro sistema che non solo regola le competizioni ma ne organizza di nuove e molto più lunghe.

I giocatori sono molto preoccupati di ciò che saranno i diritti tv della nostra Serie A tra qualche anno. Abbiamo già visto casi del genere in Francia e Belgio, che sono realtà che hanno valore ben differente rispetto al nostro. Ma se tutte le risorse saranno dirette soprattutto alle competizioni internazionali, dobbiamo chiederci: cosa ne sarà economicamente e sportivamente del nostro campionato in futuro? Si rischia una concentrazione di ricchezze in pochissime squadre. Siamo sicuri che l'ipotesi migliore sia andare verso questo tipo di calcio? Secondo noi no. Siamo molto preoccupati per la salute dei nostri ragazzi, ma ancor di più per una mancata distribuzione delle risorse. Creerà una disparità spaventosa tra 2-3 squadre e tutto il resto".