Brady: "La Juve? Non sono contento di essere ricordato solo per il rigore di Catanzaro. Platini? Quando seppi del suo arrivo dissi al presidente che non avrei più giocato, mi convinsero mia moglie e Boniperti"

24.05.2025 13:00 di  Giuseppe Giannone   vedi letture
Brady: "La Juve? Non sono contento di essere ricordato solo per il rigore di Catanzaro. Platini? Quando seppi del suo arrivo dissi al presidente che non avrei più giocato, mi convinsero mia moglie e Boniperti"
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© foto di Simone Lorini

In una lunga intervista concessa a "La Gazzetta dello Sport", Liam Brady, ex regista della Juventus, si sofferma anche sui ricordi della sua esperienza in bianconero, resa indimenticabile da un rigore decisivo per lo scudetto segnato a Catanzaro sapendo già di non essere confermato per la stagione successiva, che avrebbe visto arrivare a Torino Michel Platini: "Il rigore con il Catanzaro? Certo, se ne parla ancora adesso. Ma mi lasci dire una cosa: non sono contento di essere ricordato soprattutto per quel rigore. Nella Juve ho fatto tante belle cose, conquistammo due scudetti, segnai in due derby vinti, il secondo dei quali in rimonta da 0-2 a 4-2 con una doppietta di Scirea: Gaetano, persona stupenda e giocatore immenso. Mi viene in mente una partita fantastica contro l’Inter campione d’Italia: 2-1, segnai e poi feci l’assist a Gaetano. Ricordi meravigliosi. E poi… io quel rigore di Catanzaro nemmeno dovevo tirarlo.

L'arrivo di Platini? Le racconto tutto. Ci giochiamo il campionato punto a punto con la Fiorentina. A quattro giornate dalla fine battiamo l’Inter grazie a un mio rigore. Il mercoledì seguente mi telefona un agente inglese e mi avvisa che la Juve ha già preso Platini. Dopo l’allenamento parlo con Trapattoni che mi assicura di non sapere nulla, ma capisco che non mi ha detto la verità perché è in difficoltà. Un’ora e mezza dopo, ricevo una telefonata dalla sede dove vengo convocato da Boniperti che mi spiega cosa sta succedendo. Penso che la società avrebbe voluto tenere tutto segreto fino a fine stagione, ma le voci girano sempre.

Dico al presidente che non avrei più giocato: eravamo campioni in carica e in corsa per il bis, pensavo di meritare la conferma. Torno a casa e racconto tutto a mia moglie, compresa la decisione di non disputare gli ultimi tre incontri. Sono lei e Boniperti a farmi ragionare, a convincermi. Mi fanno capire che l’uomo è più importante del calciatore, che chiudere con un altro scudetto mi avrebbe regalato una gioia immensa: una soddisfazione così forte che mi sarebbe rimasta dentro per tutta la vita. Avevano ragione. Il giorno dopo comunico a Trapattoni la mia disponibilità e lui risponde che mi farà giocare ma preferisce che io non tiri eventuali rigori. A me va bene, anche perché la responsabilità sarebbe grande. Nella partita seguente ci sarebbe stato il rientro di Paolo Rossi dopo la lunga squalifica e anche altri compagni avrebbero potuto tirarli".