Bernardeschi: "Vialli aveva una cura maniacale dell'umanità che ho visto a nessuno"

"Nella mia carriera ho visto poche volte questo modo di fare, ma devo dire che Lollo è davvero molto bravo". Federico Bernardeschi parla così a Cronache di Spogliatoio della figura di Lorenzo De Silvestri, capitano del Bologna, dopo essersi trasferito nel club rossoblù: "A Toronto avevo il team manager ad aiutarmi, ma è pur sempre un membro della società. Quando c'è un compagno di squadra è diverso. Ti coinvolge, ti fa entrare nei meccanismi della squadra e dello spogliatoio, organizza aperitivi per fare gruppo e coesione. Tutto questo poi lo ritrovi in campo, ti senti in una famiglia e subito a tuo agio. Quindi chapeau al sindaco!".
Ci racconti che cosa ha rappresentato per voi Mancini all'Europeo?
"Quando si è presentato per la prima volta da noi e ha detto che saremmo dovuti andare a vincere l'Europeo, noi ci siamo guardati e abbiamo pensato: 'Ma che c***o sta a dì questo? È matto?'. Poi ci ha coinvolto in questa cosa qua, giocavamo a memoria ed eravamo fratelli".
E Vialli?
"Aveva una cura maniacale dell'umanità che ho visto a nessuno. Quando un giocatore nuovo che esordiva con la Nazionale, lui dopo la partita organizzava la riunione tecnica e consegnava il gagliardetto con il numero esatto di che giocatore sei della Nazionale, te lo dava davanti a tutti e ti diceva: 'Da oggi in poi tu sei un Azzurro per sempre, sei un fratello'".
De Rossi vi ha aiutato?
"È stato umanamente straordinario. Oltre a Vialli, che era quasi mistico, lui era il collante perfetto tra giocatori e staff tecnico, ma con un'umiltà disarmante. Se ti vedeva spento, ti parlava... Non eravamo i più forti, ma al 100% eravamo il gruppo più forte. Ognuno è andato oltre per il bene dell'altro, non importava quanto giocava, era come se tutti avessimo un obiettivo comune senza che nessuno lo abbia realmente detto. Si creano quelle vibes che ti portano a fare cose straordinarie".