L'IMBOSCATA - In Qatar un Mondiale pieno di ombre. Ma quelli che oggi insorgono, in passato non si sono indignati. L'informazione esaustiva, ma troppo tardiva. Infantino e la Fifa si sono inginocchiati (e c'è un piano analogo per il 2030)

Andrea Bosco ha lavorato al “Guerin Sportivo“, alla “Gazzetta dello Sport“, al “Corriere d'Informazione”, ai Periodici Rizzoli, al “Giornale“, alla Rai e al Corriere della Sera.
25.11.2022 00:13 di  Andrea Bosco   vedi letture
L'IMBOSCATA - In Qatar un Mondiale pieno di ombre. Ma quelli che oggi insorgono, in passato non si sono indignati. L'informazione esaustiva, ma troppo tardiva. Infantino e la Fifa si sono inginocchiati (e c'è un piano analogo per il 2030)
© foto di Andrea Bosco

di Andrea Bosco

Benché questa sia l'edizione più lurida nella storia del Mondiale (in passato ce ne sono state altre di repellenti) e la tentazione sarebbe quella di boicottarlo, evitando di scriverne, è quasi impossibile non farlo. Navigando tra gli iceberg dell'ipocrisia di chi scopre solo ora quanto imbarazzante sia  confrontarsi con una realtà così diversa da quella che quotidianamente viviamo. Il Qatar non è mondo Occidentale. Non ne ha i valori. L'Occidente non è la perfezione, anzi. Ma certi valori (civili) non li mette più in discussione. E' stato un percorso accidentato e lungo, intendiamoci. E ancora in Occidente persistono  discriminazioni, sia per quanto attiene all'identità di genere, sia dal punto di vista religioso. L'Occidente è liberale, almeno si autodefinisce tale. Ma è costretto a convivere con abusi, fascismi, intolleranza. 

Oggi una parte dell'informazione si indigna per il mondiale (in Qatar) che non si sarebbe dovuto giocare. Ma non si era indignata nel 1978 per il Mondiale in Argentina, quando il regime dei colonnelli scaraventava da alta quota nell'oceano i dissidenti politici per i quali protestavano e avrebbero continuato a protestare le madri di Plaza de Majo. Anche in Argentina i giornalisti erano “costretti“ nel villaggio calcistico: una bolla costruita per isolare i media  dalla realtà argentina. Proprio come sta avvenendo in Qatar.

Non si era indignato il mondo per i mondiali in Russia, paese che calpesta i diritti umani, dove i giornalisti avversi a Putin vengono uccisi. Dove i dissidenti vengono avvelenati o rinchiusi nei gulag. Nel nome del dio denaro la Fifa , prima di Havelange, poi di Blatter, oggi di Infantino si è inginocchiata. Per 6 miliardi di investimento, nonostante i 6500 morti registrati tra gli immigrati (schiavizzati con tanto di ritiro del passaporto)  che in Qatar hanno costruito gli impianti,  si può anche chiudere un occhio. Infantino li ha chiusi tutti e due: del resto con tre milioni di guadagno personale tra il 2028 e il 2022  si può fare come le tre proverbiali scimmiette, Infantino vede, sente e dice solo quello che garba a lui. Da perfetto despota: niente fasce arcobaleno a tutela dei diritti lgtb al braccio dei calciatori, pena ammonizione. Vietato qualsiasi gesto che metta possa mettere in imbarazzo gli emiri di quel paese. E se i tifosi delle varie federazioni sono anche (forse soprattutto) “figuranti“ obbligati a disperarsi o a festeggiare sugli spalti, chi se ne frega.

Infantino sarà candidato unico alla presidenza Fifa, quando  il suo mandato scadrà. E il suo proposito sarà uno solo: fare in modo che il Mondiale 2030 venga assegnato all'Arabia Saudita. Il cui principe ereditario (che era in Qatar al suo fianco in tribuna, assieme ad alcune “fritole” del circo che  accompagna lorsignori) è accusato di essere il mandante dell'omicidio di un giornalista saudita che aveva criticato quel regno. Che in passato fu accusato di finanziare i terroristi di Osama Bin Laden. Ma che oggi, amico degli Usa, vede il dipartimento di stato graziosamente “consigliare“ il giudice  che ha in mano mano la vicenda di cui sopra (il giornalista ucciso risiedeva negli Usa)  a non perseguire l'insigne accusato. Ergo anche gli Usa, in nome “dell'oro nero“ si piegano  alla “ragion di stato“. Lo spiega  nel bel film “I tre giorni del condor“  l'agente della Cia, nel finale della pellicola, al fuggiasco Robert Redford: “Dobbiamo provvedere a chi per decenni ha avuto tutto: e dovremo continuare a farlo“. E quindi non importa quanti morti erano stati provocati da una simulazione “errata“ . Redford sta per portare il dossier al “New York Times“. E l'uomo della Cia gli dice “Sei poi sicuro che lo pubblichino?“. Risponde Redford: “Lo pubblicano“. Replica l'altro: “E cosa ne sai?“. 

Ci sono alcune testate che stanno facendo bene il proprio lavoro: denunciando ed informando. Si  fossero svegliate prima, promuovendo  una “ crociata”, non dico avrebbero fatto annullare il Mondiale. Ma probabilmente avrebbero ottenuto migliori condizioni di “ingaggio” rispetto alla protervia spudorata di Infantino. Forse messe alle strette  dalla stampa le varie federazioni avrebbero posto condizioni per poter partecipare. Forse: el dinero fa compiere prodigi. Il Tg1 ha spostato l'orario di messa in onda delle 20.00  anticipandolo  per non disturbare la diretta della gara serale da Doha. E il “Circolo“ condotto dall'afona direttore (o direttora?) di Rai Sport  si è ridotto (gli ascolti non sono buoni) a mettere palloni da calcio ai fianchi di Sara Simeoni ospite fissa della trasmissione (come una ballerina con banane del celebre “Polvere di stelle“ con Sordi e la Vitti)  dialogando con i musicisti (Zoro di La 7  ha fatto scuola) per far fronte alle banalità veicolate  relativamente alla parte “tenica“. Intemerata della direttora  contro il Qatar nei giorni nei quali i calciatori della Germania si sono tappati la bocca prima del fischio iniziale e quelli dell'Iran (che rischieranno al rientro in patria) non hanno cantato l'inno nazionale per sostenere la protesta a nel loro paese di quanti vogliono giustizia per le centinaia di donne uccise per aver indossato il velo “impropriamente“. 

In tutto questo fa un immenso rumore il silenzio della politica italiana  (da destra a sinistra) del Coni, ma soprattutto della Federazione e  della Lega. Sinedrio quest'ultimo, dove tanto per cambiare sono volati gli stracci, ancora una volta tra De Laurentiis e Lotito, non senza che il presidente del Napoli avesse (pur esagerando nei toni) le sue ragioni. Vi chiederete: ma la Juve?  Abbiate pazienza. Date una mano alla civiltà. Inondate di mail e di lettere le redazioni e gli uffici della Federazione. Chiedendo venga presa posizione contro Mondiale. E soprattutto che la cosa non si ripeta nel 2030. Per  l'edizione assegnata al Qatar le “ruote“ furono unte.  Potrebbe capitare ancora. Quindi, civiltà: quella dimostrata dai tifosi del Giappone. Che dopo aver assistito alla vittoria a sorpresa della propria squadra contro la Germania, hanno ripulito fino all'ultimo centimetro le tribune sulle quali avevano esultato. Dalle loro parti usa in questo modo.