Ricordate quel giorno? JUVENTUS-LECCE

La rivisitazione di alcune partite giocate dalla Juventus; storie di vittorie e di sconfitte per riassaporare e rivivere antiche emozioni
26.06.2020 10:33 di  Stefano Bedeschi   vedi letture
Ricordate quel giorno? JUVENTUS-LECCE

30 dicembre 1989 – Stadio Comunale di Torino
JUVENTUS-LECCE 3-0
Juventus: Tacconi; Bonetti e De Agostini; Galia, Bruno e Fortunato; Alejnikov, Rui Barros (dall’81’ Alessio), Zavarov, Marocchi e Schillaci. In panchina: Bonaiuti, Napoli, Tricella e Casiraghi. Allenatore: Zoff.
Lecce: Terraneo; Garzya e Miggiano; Levanto (dal 72’ Monaco), Marino e Carannante, Moriero, Barbas, Vincze, Benedetti (dall’81’ D’Onofrio) e Conte. In panchina: Negretti, Ingrosso e Mazzotta. Allenatore: Mazzone.
Arbitro: Fabricatore di Roma.
Marcatori: Schillaci al 27’ e al 90’, De Agostini su rigore al 79’.


Secondo anno di Zoff in panchina: arriva un altro quarto posto e un’accoppiata Coppa Italia–Coppa Uefa che non era mai riuscita ai colori bianconeri. Il Napoli conquista il secondo scudetto, superando il Milan in un finale ricco di polemiche.

La notizia più tragica arriva in settembre: muore Gaetano Scirea, mentre era in missione in Polonia, per osservare un’avversaria di Coppa Uefa. Scirea, che è il “secondo” di Zoff, rimane vittima di un incidente stradale dalla dinamica assurda. Il dolore è enorme per tutto il calcio italiano, che perde uno tra i suoi più straordinari interpreti. E soprattutto per la Juventus, che vede volare via un uomo dalla straordinaria sensibilità, sempre pronto all’abnegazione e al sacrificio per gli altri, dall’immensa classe calcistica e dall’ancor più grande personalità.

È l’anno dell’esplosione di Totò Schillaci, venuto dal profondo Sud per conquistare prima Torino e poi la partecipazione azzurra a Italia ‘90. Della conferma del portoghese tascabile Rui Barros, del sempre affidabile De Agostini e dell’eterno Tacconi.

L’impressione generale è che, con qualche rinforzo mirato, la squadra possa puntare al bersaglio grosso. Ma all’inizio di febbraio Boniperti lascia la presidenza all’avvocato Vittorio Chiusano. Si chiude un’epoca e la Juventus andrà incontro a una delle sue più disastrose stagioni.


“HURRÀ JUVENTUS”

La Juventus chiude un anno piuttosto povero di soddisfazioni affrontando il tenace Lecce di Carlo Mazzone, squadra grintosa, che non regala nulla a nessuno e che lotta sempre con il coltello fra i denti. In classifica i pugliesi viaggiano tranquilli nelle posizioni centrali, senza particolari timori di retrocessione. La Juventus, invece, è ancora alla ricerca di un’identità vincente. Bene o male Zoff ha saputo tenerla a galla in tutte le competizioni alle quali partecipa, anche se in campionato ha spesso sofferto.

Il Lecce tiene bene il campo e la Juventus stenta a passare. Schillaci si muove con dinamismo e pericolosità. I difensori leccesi sono spesso costretti a ricorrere al fallo per arginare le iniziative della punta bianconera. E, poco prima del trentesimo minuto, è proprio Schillaci a sbloccare il risultato con una conclusione dal limite, secca e precisa, che termina in rete a fil di palo, sulla destra di Terraneo vanamente proteso in tuffo.

Il Lecce reagisce con vigore e, per una buona mezz’ora, è assoluto padrone del campo. Sotto la regia dell’argentino Barbas, Moriero e l’ungherese Vincze creano numerosi problemi alla retroguardia bianconera. Tacconi è spesso chiamato a un duro lavoro, che svolge con grande bravura. E quando lui non ci arriva, sono i pali della sua porta a respingere in tre occasioni le conclusioni degli scatenati giallorossi.

A poco più di dieci minuti dal termine Rui Barros si invola in contropiede. Miggiano per fermarlo deve ricorrere al fallo in area. L’arbitro non ha dubbi e concede la massima punizione senza esitazioni. Così come senza esitazioni è la conclusione vincente di De Agostini, che supera Terraneo con un preciso tiro. Nonostante il disperato tentativo del portiere, bravo nel tuffarsi dalla parte giusta pur se con un leggero ritardo, il pallone si infila in rete.

Proprio allo scadere, lo stesso Terraneo deve capitolare una terza volta, per un irresistibile diagonale di Schillaci che termina in rete, dopo aver accarezzato la parte interna del palo.