Quando vincere NON è l'unica cosa che conta

"Vincere non è importante, è l'unica cosa che conta". Una frase diventata un must per la Juventus tanto che Andrea Agnelli ha voluto che venisse incisa all'interno del colletto della maglia.
Questa fortunata espressione del presidentissimo Boniperti vale anche per il Settore Giovanile?Una domanda che ci poniamo all'indomani della prematura eliminazione della Primavera bianconera nel Torneo di Viareggio dopo una sconfitta inflitta dalle Vespette della Juve Stabia. Non c'è ovviamente soddisfazione per il risultato, perché perdere non deve mai fare piacere a qualsiasi età e a qualsiasi categoria, ma individuare nella vittoria l'unico obiettivo del Settore Giovanile è quanto di più sbagliato ci possa essere.
Non è importante quanti Viareggio vinci, quanti Campionato o Coppa Italia riesce a conquistare, per una società all'avanguardia l'orizzonte deve essere quello di formare giocatori di calcio e uomini. In tanti - troppi - si riempono la bocca citando il modello Barcellona, ma nei fatti pochi club intraprendono questa strada basata sul rigore, sulla qualità, sulla disciplina e sulla educazione calcistica, sportiva e scolastica. E' altrettanto vero che trapiantare il modello catalano risulta quasi impossibile perché peculiare e proprio di una terra, ma i principi filosofici che sottostanno alla Masia possono essere seguiti.
Vincere non deve essere l'unica cosa che conta, anzi è un di più che non deve essere inseguito a tutti i costi: prima viene la maturità calcistica (tecnica-tattica) e umana del singolo giocatore. Fondamentale diventa il lavoro di scouting nello scovare i migliori giovani della propria zona, dell'Italia e dell'intero mondo, altrettanto imprescendibile risulta la bravura degli istruttori e la presenza di eccellenti strutture d'allenamento. La Juventus sta dimostrando davvero di credere nei giovani, soprattutto grazie all'istituzione della scuola per i giovani calciatori bianconeri presente a Vinovo.
La Cantera blaugrana non è solo Messi, è Xavi, Iniesta, Piqué, Fabregas, Pedro, Victor Valdes e tanti altri ancora. Il loro Barcellona giovane non inseguiva la vittoria, puntava sulla loro crescita. Ecco così che il Barça costruisce l'ossatura della squadra e dello spogliatoio partendo dalla Cantera portando in Prima Squadra anche quei calciatori che rivestono un ruolo secondario. Le alternative - anche mature - ai titolarissimi non vengono acquistate a caro prezzo da altri club, ma sono rappresentati dai canterani permettendo così alla stessa società di investire gran parte delle risorse nell'acquisto di fenomeni (gli Henry, i Dani Alves, gli Ibrahimovic...).
Insomma, puntare sul Settore Giovanile con convinzione, raziocinio, pazienza e intelligenza ha un duplice effetto: ti crei i giocatori del domani e risparmi sull'ingaggio di riserve puntando esclusivamente ad acquisti di qualità.