MAROTTA integrale: "Nessun aereo per Pogba da Madrid, è già in una squadra top. Conte resterà con noi tantissimi anni. Su Vidal i maggiori club mondiali, ma vogliamo trattenerlo. Rinforzi? Niente follie"

MAROTTA integrale: "Nessun aereo per Pogba da Madrid, è già in una squadra top. Conte resterà con noi tantissimi anni. Su Vidal i maggiori club mondiali, ma vogliamo trattenerlo. Rinforzi? Niente follie" TuttoJuve.com
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
mercoledì 17 aprile 2013, 20:30Primo piano
di Redazione TuttoJuve
Il dg: "Abbiamo 78 giovani in giro, a fine stagione decideremo chi rientrerà. Barzagli uomo valido e giocatore di talento".

Giuseppe Marotta ha rilasciato una lunga intervista a Juventus Channel. Il direttore generale bianconero ha risposto alle numerosissime domande di Darwin Pastorin. Tuttojuve.com ha trascritto integralmente le sue dichiarazioni:

Cominciamo da questi ragazzi della Primavera che hanno conquistato a Napoli la Coppa Italia. Successo straordinario...
"Sì, straordinario perchè è il coronamento di un percorso iniziato tre anni or sono, che li ha visti protagonisti già in questi tre anni, ma questo è sicuramente il successo più prestigioso, nel senso che la vittoria della Coppa Italia mancava, tra l'altro, nella bacheca della Juventus da qualche anno. Per cui era importante centrare questo obiettivo e lo hanno fatto con grande merito e quindi  per noi è motivo di orgoglio e per loro è motivo di grande soddisfazione".

Poi ci sono tanti giovani che stanno giocando in Serie A e in Serie B. Quali e quanti, se possibile, ritorneranno?
"Intanto noi ne abbiamo 78 che sono sparsi in giro, sia all'estero, che in Italia, nelle varie categorie, che sono di proprietà o alcuni - pochissimi - in comproprietà con altre società, ma che stanno giocando in questi campionati. E devo dire che nella sola Serie B ne abbiamo 18. Di questi 18 ci sono elementi interessanti. Anche in Serie A abbiamo i vari Gabbiadini, Immobile, che sono sicuramente giovani di talento, giovani di avvenire, però il punto lo faremo a fine campionato, quando valuteremo assieme allo staff tecnico quali possono essere i cosiddetti cavalli di ritorno".

Tu sei arrivato nel 2010, hai ereditato una rosa con soltanto quattro giocatori: Buffon, Chiellini, Marchisio e De Ceglie. E da lì hai cominciato a costruire la Juventus che da oggi sta vincendo tutto o quasi tutto. Come è stata la costruzione di questa squadra? Come si costruisce una rosa così competitiva passando da un settimo posto, a uno Scudetto, a un quasi Scudetto?
"Intanto quello è stato un momento in cui sono state fatte delle profonde analisi di quella che era la situazione di Juventus. Devo dire innanzitutto che il mio arrivo è una conseguenza dell'arrivo di Andrea Agnelli, che ha dato sicuramente un'impronta molto importante al processo di analisi e di rifondazione di quello che era la Juventus, perchè dalla sua aveva il fatto di portare un grande senso di appartenenza e di continuità. Poi aveva dalla sua una sua esperienza, un grande entusiasmo tipico dei giovani, accompagnato però anche da una buona preparazione di impreditorialità e soprattutto di esperienza calcistica, avendo frequentato gli spogliatoi con il papà presidente, con lo zio presidente, quindi aveva sicuramente una sua infarinatura. Da lì, la costruzione di una società forte e quindi credo che la costruzione della squadra non sia altro che la conseguenza di avere alle spalle una società forte. Non credo esista una squadra vincente se dietro non ha una società vincente. Quindi abbiamo proceduto a creare un modell di riferimento partendo da un cambiamento che nulla aveva a che fare col biasimare quello che era stato prima, ma semplicemente fosse un ciclo già terminato, provvedendo a cambiare anche figure semplici come possono essere quelle dei magazzinieri, fino ad arrivare alla creazione di nuove figure nell'area tecnica, nell'area commerciale e amministrativa. Questo è stato il primo compito che ha dato poi l'input per una nuova ricostruzione di quello che poi è il core business di una società di calcio, cioè giocare al calcio, fare del calcio, quindi  attraverso l'utilizzo di una squadra e dei calciatori. Tanto è che nell'arco di tre anni c'è stato un andare e venire di giocatori. I giocatori in entrata sono stati più di trenta. E' chiaro che quando si tratta di un numero così elevato, evidentemente, ci sono stati degli errori, ma soprattutto abbiamo cercato di costruire nel tempo un modello calcistico di riferimento, partendo inzialmente da una scelta, che è quella del leader dell'area tecnica, cioè l'allenatore. Questa è stata una ottima intuizione da parte di Andrea Agnelli, da noi supportata, che ha portato un ex calciatore, un capitano, con una juventinità molto pronunciata, e comunque un allenatore che aveva dalla sua una forte e spiccata personalità, che quindi diventava nel contempo un grande motivatore. E poi la scelta di quello che era il suo principio ispiratore dal punto di vista tattico, la composizione di una rosa che si adattava a questo".

Noi possiamo parlare anche di una rivoluzione bianconera per quanto riguarda lo stadio che tutto il mondo vi invidia, il museo, il progetto Continassa, il College bianconero e tante altre cose fanno della Juventus una società indubbiamente egemone. Però bisogna vincere e trovare i giocatori giusti. Tu mi devi spiegare, una volta per sempre, Pirlo. E' stato un colpo da maestro: quando alcuni lo davano ormai sul viale del tramonto, ecco Pirlo tornare ventenne.
"Ma questo diciamo che rientra in quelli che sono i compiti dei manager calcistici, cioè quelli di cogliere le opportunità che il mercato offre in determinati momenti. Quindi, quando c'era l'ipotesi dell'abbandono, o quanto meno della fine consensuale del rapporto tra il Milan e Andrea Pirlo, ci siamo inseriti, ci siamo confrontati con il calciatore per vedere poi se aveva ancora delle forti motivazioni, delle ambizioni; la risposta è stata affermativa; ne abbiamo parlato con Conte che nel frattempo stava arrivando, perchè Pirlo è stato preso ancor prima dell'arrivo di Conte; Conte chiaramente ha dato il suo avallo e quindi nel momento in cui è stato definito questo matrimonio, abbiamo definito anche l'aspetto contrattuale. Da lì, attorno a lui, dovevamo costruire una squadra che rispondesse ai dettami tattici dell'allenatore".

Un altro colpo magistrale è quello di Paul Pogba che è uno dei giovani di talento a livello mondiale...
"Ecco, colgo l'occasione per dire che probabilmente io sono la persona che si espone nel bene e nel male alle critiche e agli elogi da parte della gente e da parte dei media. Però, dietro di me, c'è una struttura all'avanguardia, che è costituita dai miei collaboratori, c'è Fabio Paratici, c'è Giovanni Rossi, Federico Cherubini, tutti gli allenatori delle giovanili. Quindi devo dire che la nostra è proprio una società che ha una sua identità precisa, ma che non può non considerare assolutamente quello che è il lavoro anche magari oscuro, dietro le quinte, di personaggi che veramente, soprattutto nell'ambito dell'area tecnica, svolgono un'attività di monitoraggio di scouting estremamente importante".

Non ci sono aerei in volo da Madrid per prendere Pogba?
"No, questa assolutamente è una cosa... non dico che sia fantasiosa, ma quasi, nel senso che Pogba è legato con noi da un contratto che è stato siglato l'anno scorso, un contratto che... non dico che lo blindi, perchè è un termine molto forte, ma che comunque ha dato la possibilità alla Juventus di inserirlo con il giusto rispetto, perchè devo dire che lui ha anticipato poi la sua crescita: rappresentava un investimento per il futuro, ma in realtà si è rivelato un investimento che ha dato risultati a breve termine. Però, al di là di questo, c'è da parte del ragazzo il grande piacere di stare con noi. Noi siamo comunque una società d'elite per quanto riguarda gli obiettivi e i risultati, quindi direi che meglio della Juventus per la sua crescita non c'è".

Conte resta? Stiamo tranquilli?
"Conte è un allenatore che ha fatto, sta facendo molto bene, farà molto bene nel futuro. Io penso che sia, non dico l'inzio di un suo percorso professionale, ma quasi. Lui stesso l'ha riconosciuto, quindi direi che anche qui c'è una forte simbiosi tra l'allenatore e la società, tale da prevedere che possa rimanere con noi tantissimi anni, perchè gli obiettivi da raggiungere sono ancora di grande qualità ed elevati, per cui assieme lotteremo - calcisticamente parlando - per centrare questi obiettivi".

C'è un forte canto di sirene anche per Vidal e c'è preoccupazione da parte del popolo juventino. Anche Vidal, però, fa parte del presente e farà sicuramente parte del futuro...
"Mah... Vidal è stata una valida intuizione della società, valorizzato dall'allenatore e dire anche dalle qualità che poi lo stesso giocatore ha espresso in questi due anni. Quindi è chiaro che su di lui si sono rivolte le attenzioni dei maggiori club mondiali, non lo nascondo. Ma la nostra volontà è quello di trattenerlo, perchè da sempre la Juventus non è una società venditrice, la Juventus è una società che vuole continuare a crescere in questo percorso che ha visto la partenza di un nuovo ciclo due anni or sono, per cercare di centrare obiettivi ancora più importanti. E Vidal è un elemento indispensabile".

Io vorrei sottolineare il campionato di Barzagli, che è strepitoso. Non solo come difensore che è bravissimo, ma come giocatore in senso assoluto...
"Sono d'accordissimo, anzi è un giocatore che è stato sottovalutato da tutti. Io lo ritengo il miglior difensore italiano in questo momento. E' un professionista molto serio. Accanto alla sua caparbietà, agonistica, calcistica, c'è dietro un uomo veramente molto valido. Quando ci sono questi presupposti, non può che nascere, non dico un campione, ma comunque un giocatore di talento. Barzagli è un giocatore di talento".

Una grande società guarda al mercato, ma anche al bilancio. Non bisogna fare follie dal punto di vista economico per non correre rischi da un punto di vista delle finanze. Ma è chiaro che il mercato è sempre questa grande fiera dei sogni e sappiamo come sono i tifosi. Vari nomi sono stati fatti, dal ritorno di Ibrahimovic, Suarez, Sanchez, eccetera. Cosa possiamo dire sul mercato futuro della Juventus?
"E' chiaro che quando i dirigenti, siano essi presidenti, amministratori delegati o direttori, mettono il cappello da tifosi, evidentemente vorrebbero acquisire i giocatori migliori al mondo. Poi quando mettono quelli di amministratori si rendono conto che la cosa più difficile è proprio quella di coniugare eccellenti risultati sportivi a un'eccellenza anche in campo di gestione economica e finanziaria. Perchè all'orizzone c'è il fair play finanziario che non è altro che un deterrente per le folli spese che sono state fatte in questi decenni e che hanno portato spesso società blasonate a scomparire dallo scenario calcistico. Quindi questo fair play porta al fatto che bisogna viaggiare sempre in un'ottica di equilibrio di bilancio e di conseguenza bisogna necessariamente adattarsi. E' chiaro che le strade che possiamo seguire sono diverse, ma l'obiettivo rimane sempre quello di vincere, perchè una società calcistica come la Juventus opera in un contesto per raggiungere il massimo di quelli che sono gli obiettivi sportivi. D'altro canto c'è questo obbligo, perchè obbligo è, di rispettare certi equilibri economici. Quindi è chiaro che noi non possiamo fare follie, ma la follia spesso non porta al risultato sportivo. La nostra costruzione, il nostro obiettivo, è quello di arrivare a vincere con un modello di riferimento che tenga conto anche di quell'obbligo di cui ho parlato poco fa". 

Puoi darmi una definizione del Presidente Andrea Agnelli?
"Andrea Agnelli è principalmente un tifoso della Juventus, perchè chiaramente sono 90 anni che la Famiglia è proprietaria della Juventus, quindi  Andrea Agnelli non poteva che tifare Juventus. E quindi è un appassionato di calcio, di sport, ma nello stesso tempo ha avuto un'esperienza lavorativa molto giovane che l'ha portato ad occupare oggi con merito e con capacità un ruolo sicuramente importante che è quello di essere presidente di una delle società più importanti del mondo, ma direi anche di un'azienda perchè l'azienda Juventus ormai supera i 200 milioni di fatturato, quindi impone che ci sia anche una grande capacità nel presidente e negli amministratori dal punto di vista imprenditoriale e non solo calcistico. Quindi, dall'alto, lui dà sicurezza. Uno dei principi che lui tiene molto in considerazione è quello dell'autonomia dei propri manager. Noi siamo una serie di manager che possiamo agire in piena autonomia, con una delega che il Consiglio di Amministrazione  ci ha dato ed è stata condivisa anche dal presidente;  e da questo possiamo agire sviluppando quelle che sono le nostre aspettative. Di conseguenza Agnelli è il punto di riferimento per noi, ma non è il presidente che è fuori dal contesto: la sua presenza è una presenza quasi quotidiana all'interno della società, che nasce sia dalla competenza, sia da una forte passione". 

Ci sono tante immagini di questa stagione, ma ce n'è una che a me piace molto ricordare qui con te. Nella notte di Torino di Champions League con il Bayern, l'uscita di scena, questo grande pubblico, questo applauso, questo tifare continuo. Diciamo che la Juventus un fuoriclasse ce l'ha sempre e questo fuoriclasse è rappresentato dalla sua gente...
"Devo dire - colgo questo input - che anche una squadra di calcio è un generatore di emozioni. La gente juventina da un po' di anni non assaporava emozioni così forti. Il fatto di essere tornati in Champions League a questi livelli, quindi essere oggi tra le prime otto società europee ha fatto sì che non ci sia stato solo il ritorno, ma un ritorno coinvolgente da parte della gente, che si è trasformato in un calore e in un tifo che abbiamo potuto vedere in occasione della partita con il Bayern. Questo nasce dalla mancanza di queste emozioni e dal fatto che la simbiosi tra la gente, i tifosi bianconeri e la squadra è moto forte. Lo strumento che ha un po' aiutato questo momento di contatto è stato proprio il nostro stadio, lo Juventus Stadium, perchè è concepitoin modo tale che il pubblico rappresenti e diventi il dodicesimo uomo in campo".

Il sogno di questa Champions League rimane. C'è voglia di alzare questa Coppa?
"E' chiaro che per chi fa sport l'obiettivo è sempre quello di tenere l'asticella molto alta, perchè si sa che i risultati finali non sono frutto di meri investimenti economici, ma anche spesso di una mirata programmazione. Noi seguiamo principalmente questa seconda qualità, cioè quella di creare un modello vincente che possa raggiungere qualsiasi obiettivo. Questo deve essere un motivo conduttore della nostra società, il raggiungimento del massimo di quelli che sono gli obiettivi calcistici e quindi delle competizioni a cui noi partecipiamo".

Di questi tre anni, qual è la scommessa che senti più tua? Qual è il giocatore che hai detto: "Potrebbe rappresentare un azzardo, invece..."
"Senza dubbio Pirlo, perchè quando tu porti un giocatore che comunque aveva dalla sua un palmares ricco di successi e che comunque anagraficamente sembra un po' datato, evidentemente il rischio è che se poi non fa bene la critica è molto pesante nei tuoi confronti, perchè ti taccia come colui che ha portato un ex calciatore. Invece devo dire che Pirlo è stato uno degli elementi importanti per il raggiungimento dei nostri traguardi calcistici. Questo è quello che nei primi giorni sicuramente non mi ha fatto dormire".

Ma quale era il tuo idolo da ragazzino?
"Io, abitando in provincia di Varese, quando ho avuto il primo impatto col mondo calcistico, andavo a vedere gli allenamenti del Milan e dell'Inter; e io come idoli calcistici ho sempre privilegiato il mio ruolo calcistico da centrocampista, quindi i miei punti di riferimento erano Rivera da una parte e Suarez dall'altra, non dimenticandomi anche di giocatori come Sivori, Haller o Del Sol. Erano un po' questi i miei profili da seguire e che poi chiaramente non ho seguito, perchè la mia carriera si è interrotta brevissimamente". 

Qual è stato invece il giocatore più grande che hai visto all'opera, che ti ha entusiasmato?
"Generalmente, siccome ti balza sempre il nome che ha destato in te una forte emozione,  dobbiamo tralasciare portieri, difensori e centrocampisti e ci rivolgiamo ai cosiddetti attaccanti. Sicuramente ho potuto apprezzare nei primi anni della mia vita un giocatore come Pelè, che però non ho visto tantissimo, se non in alcuni frangenti. Poi chiaramente il forte generatore di emozioni è stata Maradona perchè i suoi gesti erano di una naturalezza e ti coinvolgevano come emozione".

Cosa fa Beppe Marotta fuori dal calcio?
"Devo dire che fuori dal calcio tempo a disposizione non ne ho molto. Quindi questo per me rappresenta una grossa lacuna di vita, perchè se da una parte devo tutto al calcio, nel senso che il calcio è la mia passione, ma è diventato anche il mio lavoro e quindi ho raggiunto quello che per tanti poteva essere da bambino il sogno nel cassetto, quello di fare il dirigente, dall'altra però  ho tralasciato la mia crescita umana che toccava aspetti importanti come l'arte, la vita sociale, la letteratura, quindi ci sono tante cose che ho tralasciato. Questo è un mondo dove dalla mattina alla sera sei coinvolto pienamente e mi auguro di poterla recuperare in questi anni".

Senti, che cosa ti è rimasto dentro del Liceo Classico?
"Diciamo che le lettere classiche possono essere anche ispiratrici della vita moderna: sia nella vita normale che anche nello sport, certi insegnamenti che ho tratto sui banchi di scuola mi sono serviti proprio nel relazionarmi con un mondo imprevedibile, dove le componenti sono ancora oggi molto eterogenee, però c'è una base culturale di un certo tipo che ti dà la possibilità di relazionarti meglio".

L'ultima domanda: io so che sei un amante della poesia e la poesia serve anche oggi, perchè è immediata. In un mondo che va veloce forse la frase, la folgorazione di un verso servirebbe. Gunter Grass, premio Nobel per la letteratura, ha proposto alla Bundesliga di far leggere durante gli intervalli delle partite, delle poesia, per tranquillizzare l'ambiente. La proposta è finita nel vuoto. Secondo te questa proposta in Italia potrebbe avere un senso?
"Assolutamente. Intanto devo dire che dal punto di vista calcistico, se facciamo un'analisi, purtroppo, siamo quelli che rappresentano nell'ambito dei calciatori i minori laureati d'Europa, quindi da questo punto di vista bisogna sicuramente crescere, sia in  termini accademici, sia in termini di cultura. La poesia è uno strumento, ma mi sembra che Foscolo dicesse che la poesia è esternatrice di valori umani. E quindi dietro la poesia c'è un modus di vita, un modus operandi che deve essere preso d'esempio".

Quindi potrebbe servire da esempio anche sugli spalti, non solo nella vita...
"Assolutamente sì".(redazione Tuttojuve.com)

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