LO SCIENZIATO DEL CALCIO - Chelsea

Chelsea
Formazione: (4-2-3-1) Cech; Ivanovic, Cahill, David Luiz, Cole; Ramires, Mikel; Mata, Oscar, Hazard; Torres.
Difesa: I Blues arrivano a Torino con una difesa orfana dell’infortunato Terry: non perde nel tasso tecnico ma in chiave esperienza, essendo il capitano grande motivatore e guida dell’intero reparto. La fortezza di Peter Cech sarà irrobustita dall’inserimento di Gary Cahill affiancato da David Luiz. L’inglese è arrivato a Stamford Bridge per ereditare il trono di Terry appunto e le sue prestazioni sono state fin qui convincenti: 1,88 centimetri di forza che si fanno valere nel corpo a corpo e nel gioco aereo (nei calci d’angolo a favore è stato spesso risolutore). La veemenza delle sue chiusure talvolta risulta smisurata e se proprio si vuole pescare un difettuccio di questo giocatore è quello di non risparmiare l’impeto neppure in aerea di rigore dove l’intervento è off-limits: puro stile British (calcisticamente si intende…). Il brasiliano al suo fianco è cresciuto molto nell’ultimissimo anno avendo trovato maggiore equilibrio tattico e più concretezza che spettacolarità. David Luiz il capellone è infatti molto abile nel dribbling e le sue discese all’altra sponda dell’argine ricordano le azioni tipo di Lucio formato anni d’oro. Oggi certamente ha imparato che quel suo atteggiamento irriverente e troppo auto-celebrativo può essere un peso dannoso alla bilancia tattica, lasciando per cui scoperta la sua posizione. La sua dote migliore, già biglietto da visita quando vestiva la maglia del Benfica, è senza ombra di dubbio l’anticipo, non tralasciando comunque la sua virtuosa competenza nell’esecuzione dei calci piazzati nei quali certifica tutto il suo piede destro made in Brazil. Un fattore da non sottovalutare è il suo momento poco felice e un’ipotesi di esclusione data dai tabloid d’oltreIl laterale difensivo di destra è il serbo Branislav Ivanovic: un centrale difensivo che trasformato da terzino ha veramente impressionato per capacità di disimpegno e ripartenza lungo la linea dell’out facendo valere la sua fisicità imponente davvero renitente al farsi estirpare il pallone. La zona di sinistra invece è custodita da Ashley Cole, giocatore navigato e titolare inamovibile della nazionale inglese, garantisce grande corsa e spinta oltre che dispensare eleganza stilistica ed efficacia nei cross. Nell’analisi complessiva si evince, dai dati dei goal subiti, una propensione a lasciare spazio per i tagli degli attaccanti e nel contrastare le verticalizzazioni, in aggiunta a troppa superficialità quando la linea del fuorigioco progredisce fuori misura.
Centrocampo: Il nigeriano Obi Mikel è il mediano posto come scudo dinanzi alla difesa dove da robusto colosso governa i forcing nemici: paga qualcosa sotto il profilo della destrezza con la palla tra i piedi e patisce il pressing soprattutto quando è chiamato a coordinare l’azione tra difesa e centrocampo. L’altro elemento più arretrato è Ramires che per converso elargisce grande disponibilità al movimento grazie al suo innato dinamismo e tempismo negli inserimenti utili anche in zona goal. Poi i tre trequartisti che sono il vero motore del gioco di Di Matteo: quindi Hazard alto a sinistra e Mata insieme ad Oscar ad alternarsi continuamente tra il centro e la fascia destra. Il belga è stato il fiore all’occhiello dell’ultima campagna acquisti di Abramovich ed ha ampiamente dimostrato fin’ora di avere un eccellente tasso tecnico e la giocata sempre pronta da sfoderare, da offrire in supporto al team e non solo per gli allori personali. Quando punta l’uomo è davvero pericoloso visto che l’accelerazione per folgorare il nemico è degna di un vero sprinter: se punta l’out per fornire la palla dietro può ambire a confezionare numerosi assist per i suoi, ammesso che il Barzagli di turno non gli faccia assaggiare tutto il suo vigore. Mata è il mancino che non ti aspetti: anche lui testimonia una caratura tecnica invidiabile ma manca forse di cattiveria e istinto killer, alle volte è stato troppo leggero e si è fatto mangiare vivo dai difensori pronti a mitigare le sue azioni - se lo spagnolo è ingabbiato il gioco della squadra subisce un guasto difficile da riparare perché è altresì vero che le sue giocate sono sempre studiate per favorire il compagno e l’eccellenza del piede è fine ad aprire il gioco e a prestare l’ultimo passaggio. Ultimo ma non ultimo è il brasiliano Oscar. La presentazione se l’è già confezionata da solo a Stamford Bridge nella partita d’andata quando incantò il pubblico con un numero da memorabilia e decise l’incontro seppur rimontato dai bianconeri. Un ventunenne disincantato che si è inserito con umiltà e con scioltezza negli schemi di Di Matteo: alterna la regia all’inserimento con grande facilità, stupisce per capacità di scegliere giocate difficili e farle apparire un gioco da ragazzi, proprio lui che ha la faccia da fanciullo. Questi sarà il giocatore che più si alternerà, per peculiarità anagrafiche e doti personali, tra consolidamento della diga Mikel-Ramires e sviluppo delle trame offensive.
Attacco: Come attacco dobbiamo intendere non solo l’unica punta ma certamente anche il trio di trequartisti appena menzionato. Il centravanti di sfondamento è il niño Torres, anche se nelle ultime ore è balenata l’ipotesi di una sua esclusione in favore del più fresco e vivace Moses o addirittura Sturridge. Qualora il biondo ex Liverpool fosse confermato ed è la soluzione più plausibile, sicuramente proporrà la sua indomita predisposizione al sacrificio per far salire la squadra. Questo è un giocatore diverso da quello ammirato in passato, infatti in seguito a ricorrenti infortuni, ha accumulato forse eccessiva massa muscolare perdendo qualcosa nello scatto e nella rapidità d’attuazione. Non significa però che è meno performante poiché ugualmente (ma con meno goal) riesce ad essere decisivo per la sua squadra. Alle volte indugia nella giocata e perde il momento opportuno per la realizzazione, ma tiro e colpo di testa sono quelli d’un tempo. Il suo compito principale pertanto sarà quello di difendere il pallone e favorire l’inserimento dei trequartisti con il gioco di sponda e lo scambio.
Età Media: 27,2
Strategia di gioco: Una linea difensiva piuttosto alta con la pretesa di invadere il territorio nemico ed assumere le redini dell’incontro. Tra i centrocampisti Mikel e Ramires, più il jolly Oscar, saranno gli uomini a presenziare ed arginare gli spunti nemici mentre Mata è quello che verrà a prendere il pallone più indietro per costruire l’azione. L’assenza di Lampard comporta meno temperamento ma più offensivismo, i Blues infatti, saranno votati all’attacco sfruttando i colpi dei suoi giocolieri, uno su tutti Hazard: la soluzione tipo potrebbe essere l’inspessimento della corsia di sinistra con Ashely Cole molto avanzato ed il belga pronti a soverchiare la difesa juventina con la superiorità numerica. Con Mata e Hazard molto larghi si apre lo spazio per la soluzione dell’inserimento; Ramires e Oscar sono già ammaestrati a quest’eventualità.
Uomo chiave: Juan Mata: il suo apporto passa inosservato rispetto alla spettacolarità di alcuni suoi compagni ma è sicuramente determinante per l’economia del gioco, avendo dalla sua grande dinamismo e opportunità di impostare "ad libitum" su ogni versante del campo.
Il Tallone d’Achille: Mikel riveste un ruolo fondamentale per la natura della sua collocazione in campo da mediano basso: troppo lento in impostazione e soffre il pressing alto, può regalare qualcosa. I centrali spesso sono spudoratamente troppo avanzati e non indugiano nemmeno nell’occasione di presentarsi in area avversaria per il blitz. Il carattere combattivo degli inglesi potrebbe scivolare nell’eccesso - in Europa il fischietto suona molto più che in terra d’oltremanica dove vige la regola del "keep calm & carry on".
Le ultime partite dicono…: Una scia d’ombra si è abbattuta sulla squadra di Di Matteo: l’ultima sconfitta in casa del West Bromwich Albion (non certo il Real Madrid per intendersi…) si è aggiunta a due deludenti pareggi con un Liverpool neanche tanto pericoloso e con lo Swansea. In Champion’s l’ultima vittoria contro lo Shaktar ha comunque confermato di quanto nel calcio conti anche il fattore "C" o diversamente chiamato "fortuna", per la vittoria al 94’ dopo aver incassato amari colpi dagli ucraini, padroni del gioco anche in Inghilterra.
Lo spunto dello scienziato: Il Chelsea abbandonerà l’iperdifensivismo utilizzato magistralmente contro le big e proverà a fare la partita, per due ragioni: il tecnico è alle strette e rischiando l’esonero non può permettersi di non osare; d’altra parte lo scontro diretto costa la qualificazione, il pareggio quindi non è contemplato nel registro delle possibilità. La Juventus ritrova il sodalizio con il pubblico nelle mura care di casa Stadium e ritrova un grande avversario dopo aver superato un complesso di superiorità che l’aveva portata fuoristrada. Quindi sarà partita diversa rispetto a quella dell’andata: o dentro o fuori. È vero che la squadra di Conte è meglio in salute rispetto a quella di Di Matteo ma non è l’unica discriminante: bisogna fare riferimento soprattutto a un risvolto tattico adoperato nel post-Inter. Si fa riferimento allo sviluppo di un gioco adatto a "sciolinare" il nemico e soprattutto la sua difesa con Asamoah e Isla (questa volta invece Lichsteiner) molto larghi per adescare la marcatura ed aprire spazi centrali. Perciò Andrea Pirlo sfrutterà il suoi preziosi lanci per cambiare con disinvoltura il gioco: dopo il turno di riposo la piazza si aspetta di tirovare il regista bianconera in ottima forma e nel pieno delle energie. Con questo tattica si potrà aspirare a buttare in area gli incursori che rispondono al nome di Claudio Marchisio ed Artuto Vidal. Difficile optare sullo sfondamento per vie centrali con dei baluardi così addestrati come Cahill e David Luiz ma sarà possibile invitarli oltre confine per favorire il filtrante ad eludere il fuorigioco.
L’equazione dice…: I numeri parlano chiaro ed il prodotto dell’equazione è presto fatto: Vidal ha fornito una continuità di rendimento impressionante nelle ultime partite ed è il primo candidato a ripetere le ultime gloriose prestazioni oltre che il goal che innescò la rimonta Juve a Stamford Bridge. Il guerriero combatterà certamente con la solita insofferenza e l’altruismo di un autentico cuor di leone. L’enigma sulla condizione di Vucinic, fino all’ultimo protagonista dell’indecisione se schierarlo o meno, potrebbe essere sciolto con una prodezza del montenegrino: o titolare o subentrante, il Top Player è richiamato al prodigio.